Zolfo

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zolfo


zólfo (ant. e letter. sólfo) s. m. [lat. sŭlphur o sŭlfur]. – 1. a. Elemento chimico non metallico di simbolo S, numero atomico 16, peso atomico 32,06, del sesto gruppo del sistema periodico, molto diffuso in natura sia allo stato nativo (nei pressi di emanazioni vulcaniche, o, accompagnato da calcare, anidrite, gesso, ecc., in giacimenti di origine sedimentaria), sia sotto forma di composti inorganici (minerali, gas naturali detti solforosi, acque dette sulfuree, gas di distillazione e di combustione di carboni e petrolî) e organici. Delle diverse forme allotropiche nelle quali può esistere, viene detta z. rombico o z. alfa quella stabile a temperatura ordinaria, cristallizzata nel sistema rombico in cristalli o aggregati di colore giallo citrino, che per riscaldamento si modifica, al di sotto dei 95,5 °C, nella forma, cristallizzata nel sistema monoclino, detta z. monoclino o z. beta, che è stabile fino al punto di fusione (115 °C). Lo zolfo viene estratto dai giacimenti di origine sedimentaria per riscaldamento del minerale fino alla fusione (utilizzando il calore sviluppato dalla combustione di una parte dello zolfo o meglio impiegando vapore o acqua surriscaldata) ma può essere anche recuperato dai varî gas in cui si trova sotto forma di idrogeno solforato o di anidride solforosa (gas naturali, gas di raffineria, gas di distillazione del petrolio e del carbone, gas di combustione di combustibili contenenti zolfo); dalla reazione a caldo fra idrogeno solforato e anidride solforosa in un catalizzatore a base di ossido di alluminio si ottiene zolfo allo stato di vapore che si fa poi condensare; oltre che allo stato solido (in pezzi o in polvere), può essere trasportato allo stato fuso attraverso condotti riscaldati e, per grandi distanze, in autocisterne o navi cisterna con serbatoi riscaldati. Lo zolfo trova largo impiego allo stato elementare (in agricoltura come fungicida, nella vulcanizzazione della gomma, nell’industria della carta, nella fabbricazione della polvere nera, in medicina), e come materia prima di numerosi composti, fra i quali hanno particolare importanza il solfuro di carbonio, l’acido solforico, i sali dell’acido solforico e dell’acido solforoso (solfati, bisolfati, solfiti, bisolfiti), ecc. Z. amorfo, ottenuto riscaldando lo zolfo fin quasi all’ebollizione e raffreddandolo bruscamente, per es., versandolo a filo nell’acqua; z. plastico (così detto perché si lascia tirare in fili sottili), zolfo amorfo non ancora indurito; fiori di z., v. fiore, n. 5 c; magistero di z., v. magistero, n. 4; latte di z., dispersione colloidale di zolfo ottenuta scomponendo soluzioni di polisolfuri con acidi: da esso precipita il magistero di zolfo, formato in massima parte da zolfo amorfo solubile in solfuro di carbonio; colorante allo z., composto appartenente a una classe di coloranti preparati da varie sostanze organiche per riscaldamento con zolfo, capaci di tingere direttamente il cotone in bagno di solfuro sodico. In biologia, lo zolfo è un elemento essenziale degli organismi, nei quali è presente sia in forma inorganica sia in forma organica, come gruppo solforico e come gruppo solfidrilico, soprattutto nelle proteine e in alcuni polisaccaridi. In medicina, tecnopatie da z., serie di disturbi dovuti al prolungato contatto con solfuro di carbonio o anidride solforosa o idrogeno solforato o vapori di acido solforico. b. Nell’uso com., con sign. generico: miniere, giacimenti di z.; i cavatori di z. della Sicilia; dare lo z. ai tini, alle botti, disinfettarli con gas prodotti dalla combustione dello zolfo; dare lo z. alle viti, cospargerle a spruzzo di zolfo in polvere o in sospensione liquida, o anche di soluzione di solfato di rame, o di miscele a base di solfato di rame, per proteggerle dai parassiti (per z. ramato, v. ramato1). Com. l’espressione fig. e scherz., connessa con la tradizione apocalittica dell’Inferno ardente di fuoco e zolfo, sentire odore, o puzza, di z., avvertire la presenza del diavolo, l’esistenza di qualcosa di diabolico. 2. In botanica, z. vegetale, nome del polline di alcune piante anemofile (e tipicamente le conifere) che, prodotto in grande quantità, cade inutilizzato sul suolo e lo ricopre, sotto forma di polvere gialla: il fenomeno è detto pioggia di zolfo.