Vuòto

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vuoto


vuòto (ant. o pop. vòto) agg. [lat. volg. *vocĭtus, da vacĭtus, part. pass. di un verbo *vacēre «vuotare», con la stessa radice di vacuus «vacuo, vuoto»]. – 1. a. Privo di contenuto, che non contiene nulla, che non ha nulla dentro di sé (il contrario di pieno): un vaso v.; un bicchiere, un fiasco v.; una bottiglia, una botte v.; una scatola v.; una stanza v.; prov., sacco v. non si regge diritto, o in piedi, chi non mangia non può avere le forze necessarie (per lavorare o altro). Che non contiene ciò che dovrebbe o potrebbe contenere: un carro v., senza il carico; queste mandorle sono quasi tutte v., prive del seme; una spiga v.; i granai erano v., senza grano; le casse sono v., senza denaro; è rimasto con le tasche v., privo di soldi; con un compl. che determina: la città rimase vuota di abitanti. In usi iperb.: il teatro era v. (anche mezzo v., quasi v.), c’erano pochi spettatori; lo scompartimento è v., ci sono molti posti liberi; senza i figli, la casa sembra vuota. In partic., di posto non occupato, libero: ci sono ancora due poltroncine di galleria vuote; di casa non abitata, non affittata: gli appartamenti del secondo piano sono tutti vuoti. b. Locuz. particolari: a stomaco v. (meno com. a corpo v.), senza avere mangiato: a stomaco v. si soffre più facilmente il mal d’auto; Arroge a tanto mal, ch’a corpo vòto Et essi e i lor cavalli eran rimasi (Ariosto); presentarsi, andare, venire a mani v., senza regali o altro; restare, rimanere, tornare a mani v., senza avere avuto o ottenuto quello che si sperava; scena v., quando nessun personaggio è sulla scena. c. Locuz. ed espressioni fig.: sentirsi la testa v., essere quasi incapace di ricordare o di pensare, per grave debolezza o stanchezza; un cervello v., una persona leggera, priva di idee; stile v., sonante ma privo di espressività e di efficacia; discorso v., povero di idee, senza sostanza, inconcludente. Come sinon. di privo, con un compl. che determina: parole vuote di senso; Vòto d’ogni valor, pien d’ogni orgoglio (Petrarca); vota d’affanno Visse l’umana stirpe (Leopardi). Più raram., come sinon. di vano, che non ha compimento: perché fuor negleti Li nostri vóti, e vòti in alcun canto (Dante); Ahi vota speme! (Foscolo), vana speranza! 2. Sign. e usi scient. e tecnici: a. In araldica, attributo delle figure forate internamente secondo i loro contorni, che dall’apertura lasciano apparire lo smalto del campo. b. In matematica, insieme v. (o, non com., nullo), l’insieme privo di elementi (indicato anche con il simbolo Φ), per il quale valgono, tra le altre, le seguenti proprietà: l’insieme vuoto è un sottoinsieme di qualunque insieme; per ogni insieme A, l’unione dell’insieme vuoto e di A è uguale ad A, mentre la loro intersezione è l’insieme vuoto, come pure è vuoto il prodotto cartesiano di A con l’insieme vuoto; il numero cardinale dell’insieme vuoto, cioè il numero dei suoi elementi, è 0. c. In semeiotica, polso v., polso che, per lo scarso riempimento o la diminuita gittata sistolica (anemia, cachessia, stati post-emorragici, ecc.), determina una particolare sensazione palpatoria riferibile alla scarsa ampiezza dell’onda sfigmica. 3. Sostantivato al masch., con valore neutro: a. Lo spazio vuoto, supposto privo di qualsiasi materia. Nella storia del pensiero scientifico, l’esistenza del vuoto (v. assoluto), negata a suo tempo da Aristotele e, in seguito, dalla tradizione aristotelica, viene riaffermata, nel corso della rivoluzione scientifica del secolo 17°, con la ripresa dell’atomismo e, in partic., con la spiegazione in termini di pressione atmosferica dei fenomeni prima attribuiti al cosiddetto horror vacui; nelle ricerche sui gas, il termine acquista il sign. specifico di estrema rarefazione della materia gassosa, mentre assume di nuovo rilevanza la questione della reale esistenza di uno spazio privo di qualsiasi forma di materia (il cosiddetto «spazio vuoto»); sia Cartesio, con la sua identificazione della materia con l’estensione, sia Leibniz, con la concezione di una materia-forza estesa in tutto lo spazio, negano tale possibilità, in contrasto con la concezione newtoniana della materia come aggregato di atomi estremamente piccoli separati da ampî spazî vuoti attraverso i quali agiscono forze a distanza. Nel sec. 19° le difficoltà connesse alla concezione dell’azione a distanza (sintetizzate nella massima «un corpo non può agire dove non è») e la scoperta del carattere ondulatorio della radiazione portano alla postulazione dell’etere come ente materiale esteso in tutto lo spazio «altrimenti vuoto» e quindi alle teorie basate sul concetto di campo (elettromagnetico, gravitazionale) in base alle quali, a rigore, non esiste una zona di spazio totalmente priva di qualsiasi forma di energia. Nel sec. 20° A. Einstein elabora un programma teorico, basato sulle teorie della relatività speciale e generale, tendente a ricondurre i campi a semplici alterazioni delle proprietà geometriche dello spazio vuoto, mentre nella elettrodinamica quantistica, secondo la teoria del fisico inglese P.A.M. Dirac (1902-1984), lo spazio vuoto è sempre densamente popolato di stati di particelle con energia negativa, fisicamente non osservabili, che possono essere però eccitati da un campo elettromagnetico in stati di energia positiva, dando luogo alla materializzazione di un fotone in una coppia di particella e antiparticella (v. antimateria); con lo stesso meccanismo il campo elettromagnetico generato da una particella carica nel vuoto produce una serie di coppie di particelle virtuali con cariche di segno opposto che, pur essendo immediatamente riassorbite, modificano il campo originario, dando luogo a una correzione effettivamente misurabile detta polarizzazione del v. (sotto lo stesso nome vanno fenomeni simili che si manifestano nelle altre interazioni fondamentali). Nelle applicazioni tecniche, si chiama vuoto una forte rarefazione che può ottenersi in un ambiente con varî sistemi: ampolla, tubo a v.; conservazione, confezione sotto v.; fare il v. in un recipiente. In partic.: tecnica del v., l’insieme dei procedimenti volti a ottenere pressioni molto basse in un apposito recipiente (detto camera a vuoto), utilizzati nell’industria alimentare e farmaceutica (per la produzione di cibi sotto vuoto e di prodotti liofilizzati), in quella metallurgica (nella fusione sotto vuoto per la produzione di particolari leghe), in quella elettronica (nella tecnica dei tubi elettronici a vuoto e nella realizzazione di strati sottili metallici, isolanti e semiconduttori evaporati in vuoto, adoperati in microelettronica), in quella ottica (dove gli strati sottili sono impiegati nella produzione di superfici totalmente o parzialmente riflettenti per particolari applicazioni, come i radar o le celle solari), ecc., e nella ricerca fisica (dove condizioni di vuoto spinto sono richieste nella fisica dei plasmi, negli acceleratori di particelle, nei reattori per la fusione nucleare, nella microscopia elettronica, nella spettroscopia di massa, ecc.) e chimica (nello studio dei meccanismi che regolano le reazioni); grado di vuoto, la rarefazione più o meno grande che si riesce a ottenere nella camera a vuoto: si classifica, a seconda del valore della pressione residua dell’aeriforme presente, in basso v. (per valori fino a 100 pascal), medio v. (per valori tra 100 e 0,1 pascal), alto v. (per valori tra 101 e 105 pascal) e ultravuoto, o ultra-alto v. (per pressioni minori di 10-5, cioè di un centomilionesimo, di pascal); pompe da vuoto (dette anche pompe pneumatiche), quelle utilizzate nella tecnica del vuoto: a seconda dei tipi di pompa, le molecole residue del gas che devono essere rimosse dalla camera a vuoto possono essere trasportate verso l’esterno o accumulate su appositi componenti delle pompe stesse; nelle pompe da v. meccaniche le molecole residue sono aspirate da parti meccaniche in movimento e trasferite all’esterno; nelle pompe da v. a diffusione le molecole sono asportate da fluidi in movimento; nelle pompe da v. ioniche le molecole vengono ionizzate e quindi attratte da un campo elettrico su un elettrodo; nelle pompe getter le molecole sono depositate attraverso processi chimici su apposite superfici (di solito leghe di zirconio-alluminio o di titanio); nelle pompe criogeniche il gas residuo viene fatto condensare su una superficie tenuta a temperatura molto bassa: con un raffreddamento alla temperatura dell’elio liquido si raggiungono pressioni inferiori a 1010 pascal. b. In aeronautica, v. d’aria, locuz. corrente per indicare la causa apparente delle rapide e involontarie diminuzioni di quota degli aeromobili nel volo in aria agitata; la causa effettiva delle diminuzioni di quota sta invece nelle brusche diminuzioni della portanza aerodinamica. c. Nell’uso corrente, lo spazio libero da corpi solidi o liquidi (ma non dall’aria): l’alpinista perse l’equilibrio e cadde nel v.; seduto sulla spalletta del ponte teneva le gambe penzolanti nel vuoto. Spesso per indicare un vacuo, una cavità vuota: battendo sul muro, sentì che sotto c’era un v.; i v. degli internodî delle canne; avere paura, avere terrore del v., dello spazio vuoto sottostante. d. Recipiente, contenitore vuoto: si prega di restituire il v., il fiasco, la bottiglia, la damigiana, dopo averne tolto il contenuto; venticinque centesimi di deposito per il v.; vuoto a perdere, recipiente, soprattutto di bevande, che non deve essere restituito, o che comunque non viene rimborsato (si contrappone a vuoto a rendere, clausola che, oltre a richiedere la restituzione del recipiente vuotato, prevede anche, di solito, una cauzione in denaro da parte dell’acquirente). e. Nei contratti di noleggio delle navi mercantili, la clausola vuoto per pieno significa che il noleggiatore s’impegna a pagare il nolo sulla quantità di merce convenuta, anche se ne imbarca di meno. Si dice allora che il noleggiatore deve pagare anche il vuoto per pieno e il nolo relativo si dice nolo morto (ingl. dead freight, v.). f. Nelle costruzioni edilizie, misurazione o valutazione vuoto per pieno di una struttura o di un edificio, la misurazione o la valutazione eseguita come se la struttura o l’edificio fossero tutti costituiti di un solo blocco senza aperture o cavità, e ciò generalmente allo scopo di determinarne rapidamente il valore (di costruzione, di vendita, ecc.): per es., il valore di un edificio vuoto per pieno si ottiene moltiplicando il volume dell’edificio stesso in m3, determinato dalle sue dimensioni esterne, per un valore convenzionale del m3, stabilito a seconda delle caratteristiche dell’edificio. Analogam., per il calcolo della spesa di tinteggiatura o rivestimento con tappezzeria di pareti interne, o del ripristino di pareti esterne: il costo, v. per pieno, è di venti euro a metro quadro. g. Nella tecnologia, frazione di v., lo stesso che porosità. h. Nel linguaggio politico, vuoto di potere, la situazione che si determina in un paese o in ente statuale o amministrativo quando viene meno il governo e la sua autorità; vuoto legislativo, la situazione che si determina quando manca temporaneamente una disciplina legislativa relativa a una materia (per es., a seguito dell’abrogazione o della dichiarazione di incostituzionalità di una legge). i. Nel linguaggio contabile, vuoto di cassa, sinon. non com. di ammanco di cassa. l. In usi fig.: fare il v. intorno a sé, comportarsi in modo da disgustare e allontanare da sé le altre persone, oppure superare, distanziare in misura notevole i proprî avversarî; ha lasciato un gran v. tra noi, la sua assenza è sentita come una grave mancanza, riferito a persona partita o deceduta; colmare un v., sopperire alla mancanza di qualche cosa. m. Frequente la locuz. avv. a vuoto, con varie accezioni: ritorno a v., di mezzo di trasporto che, dopo un servizio, ritorna alla base senza passeggeri o senza carico; assegno a v., assegno bancario di cui manca la copertura presso il trattario. Col sign. di «inutilmente, invano, senza effetto»: Flegïàs, Flegïàs, tu gridi a vòto (Dante); Lasciànlo stare e non parliamo a vòto (Dante); è vivo soprattutto in alcune espressioni come girare a v., girare in folle, di ruota, albero motore o di trasmissione, ecc. (anche, in senso fig., muoversi, agire in modo poco fattivo, inconcludente); polemizzare, battersi, combattere a v., senza avversario, su questione inesistente; andare, mandare a v., riuscire, rendere senza effetto (ogni tentativo andò a v., riuscì vano); fare un viaggio a v., senza trovare la persona o la cosa cercata, o comunque senza risultato. ◆ Avv. vuotaménte (raro votaménte), sempre in senso fig.: scrive vuotamente, senza profondità di pensiero.

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