Vóce

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voce


vóce s. f. [lat. vox vōcis]. – 1. Serie o insieme di suoni articolati emessi dall’uomo (v. fonazione), o di suoni inarticolati emessi da varî animali (o anche dall’uomo), alla cui produzione concorrono fondamentalmente, soprattutto nell’uomo, l’apparato respiratorio, con funzione di mantice, che ne condiziona l’intensità, la laringe, che ne regola l’ampiezza, la faringe con la cavità orale e le fosse nasali che ne determinano il timbro: la v. umana, e v. maschile, femminile, infantile; v. alta o bassa, forte o esile, sonora, piena, tonante, con riferimento all’intensità e al volume; v. acuta, argentina, squillante o cupa, grave, sorda, e v. chiara, limpida o gutturale, nasale, roca, con riferimento al timbro e alla risonanza; È la sua v. come tuon di maggio (Carducci); articolare, emettere, mandare fuori la v. (nell’uso ant. anche muovere la v.: Sì tosto come il vento a noi li piega, Mossi la voce, Dante); alzare, abbassare la v. (per un altro sign. di alzare la v., v. alzare, n. 2 b); perdere la v., diventare afono; mutare voce, cambiarla nel progredire dell’età, o anche volutamente (in questo caso più spesso falsare la v.); la v. animale, e la v. (o il verso, il grido, ecc.) del leone, del cane, del gatto, del merlo; la v. profonda dell’elefante, la v. melodiosa dell’usignolo, la v. stridula dei grilli; saper distinguere le diverse v. degli uccelli. In usi estens. e fig., riferito a strumenti musicali: la v. del violino, del sassofono; un pianoforte che ha una bella v.; le v. della fisarmonica (anche con sign. concr., le ance metalliche dello strumento); la v. sonora delle campane; o a oggetti, a elementi e fenomeni naturali (come sinon. di suono, rumore, fragore, ecc.): la v. (cupa, minacciosa, ecc.) del cannone; la v. del tuono; la v. del mare, la v. assordante della cascata; con questo e insieme con il precedente sign.: le v. del bosco, le v. della foresta. Per analogia, nelle trasmissioni radiofoniche e televisive, si chiama comunem. voce la ricezione acustica del suono (e più specificamente della voce umana, nel discorso parlato o nel canto), corrispondente nei televisori al segnale audio: regolare, alzare, abbassare la v. o il volume di voce; è andata via la v.; apparecchio radio che ha una bella voce. Voce!, invocazione gridata con cui il pubblico di un teatro, di una sala di spettacolo o di riunione, di un cinema invita l’attore, il cantante, l’oratore, o l’operatore alla macchina da proiezione, ad alzare il volume di voce quando questo è troppo basso (e rispettivam. il dialogo della colonna sonora si affievolisce). 2. Con riferimento alla voce umana in senso proprio: a. In locuzioni avv.: a voce, parlando (per lo più contrapp. a per scritto); non gli scriverò, preferisco dirglielo a v.; con lo stesso sign., ma più forte: a viva v. (per altri usi della locuz., v. vivo, n. 4 b, e vivavoce); e con agg. che precisano l’intensità: a v. bassa, ad alta v. (E questo ad alta v. anco richiama La ragione svïata dietro ai sensi, Petrarca); a piena v.; a tutta v.; a mezza v., con voce né troppo alta né troppo bassa (cantare a mezza v.), talvolta anche con voce non chiara, per modestia, timidezza, imbarazzo: borbottò un grazie a mezza v.; sotto voce, a voce molto bassa (anche in grafia unita: v. sottovoce); a una v., concordemente, unanimemente: tutti a una v. lo acclamarono presidente dell’associazione. In marina, alla voce!, ordine che si dà quando si intende annullare quello precedente; saluto alla v., nella marina militare, quando l’equipaggio di una nave, schierato in parata sull’alberatura e sui ponti, ripete all’unisono, tre volte, il grido di «urrà». b. In espressioni partic.: un filo di voce, una voce esile, sommessa e incerta (gli rispose con un fil di v.); urlò, lo chiamò, ecc., con quanta v. aveva in corpo, con il massimo volume di voce; dare sulla v. a qualcuno, contraddirlo, riprenderlo vivacemente; fare, rifare la v. a qualcuno, imitarne la voce, il modo di parlare; la v. del padrone, la volontà e gli ordini di persone potenti e importanti, in quanto eseguiti servilmente da chi ne dipende o li teme, da giornali e altri organi di informazione (dal marchio di fabbrica di una ditta di grammofoni che raffigurava un cane che, davanti a un grammofono a tromba, riconosceva la voce del padrone). Tono o inflessione di voce, la particolare intonazione espressiva con cui si parla, che può variare sia in rapporto con lo stato d’animo di chi parla, sia secondo i sentimenti che si vogliono esprimere o secondo i comportamenti che si vogliono determinare in coloro cui ci si rivolge: v. carezzevole, suasiva, melliflua, umile, implorante, appassionata, lacrimosa, accorata, e v. dura, imperiosa, minacciosa, irosa, tremenda o da far tremare; parlare con v. alterata; Poi, sospirando e con voce di pianto, Mi disse (Dante). c. In musica, le voci maschili e femminili si distinguono per la loro estensione e per la posizione che ciascuna di esse occupa nella serie delle ottave, dalla più grave alla più acuta: si hanno così le v. di basso, baritono, tenore, contralto, mezzosoprano, soprano (con le loro diverse specificazioni: basso profondo, basso-baritono, tenore di forza, tenore di grazia, soprano drammatico, soprano leggero, ecc.); si distingue inoltre una v. di petto e una v. di testa a seconda che essa risuoni nella cavità inferiore o superiore dell’apparato vocale. Le voci infantili, quelle falsettiste e anche le femminili sono dette v. bianche; i cori possono essere a v. pari (soli uomini o sole donne) e a v. miste (di uomini e di donne). Il termine è usato anche per indicare ognuna della parti melodiche che formano una composizione polifonica (per es.: mottetto a quattro voci, fuga a tre voci); ogni voce può essere affidata a uno o a più esecutori. 3. Con riferimento alla voce umana, con sign. e in usi estens. e fig.: a. Parole, discorso o altro atto di comunicazione o espressione linguistica orale: veniva dalla strada un rumore confuso di voci; si udì una v. in lontananza; la v. di Londra, titolo delle trasmissioni radiofoniche in italiano della B. B. C. inglese; La Voce, titolo di una rivista di cultura pubblicata a Firenze dal 1908 al 1916, sotto la direzione di G. Prezzolini, poi di G. Papini, quindi ancora di G. Prezzolini e infine di G. De Robertis; libera v., modo di parlare, o anche di scrivere, sincero, veritiero, non condizionato da interessi personali o da imposizioni: la libera v. di un’emittente radiotelevisiva, o di un quotidiano indipendente; nessuna v. si è levata a difenderlo, nessuno lo ha difeso né a voce né con scritti. Al plur., con riferimento a sensazioni auditive per cui si sentono, o si crede di sentire, voci di esseri soprannaturali: nessuno vuole andare ad abitare in quella casa, perché vi si sentono le v. (di fantasmi, ecc.); è una visionaria, dice di sentire le voci. b. Ciò che si dice, o anche si scrive, soprattutto in quanto abbia valore e funzione di avvertimento o richiamo, di insegnamento o di ammirazione: aveva avvertito del grave pericolo, ma la sua v. è rimasta inascoltata; la v. di qualcuno che grida nel deserto (v. vox clamantis in deserto, che è la forma originaria lat. di uso più com.); C’è una v. nella mia vita, Che avverto nel punto che muore (Pascoli, nella poesia intitolata appunto La voce); ascoltare, seguire la v. della ragione, della coscienza, del cuore, del dovere, ciò che detta e suggerisce la propria ragione o coscienza, il proprio sentire affettivo, il senso del dovere; la v. del sangue, il richiamo dei vincoli di parentela con i proprî consanguinei, e soprattutto con i proprî figli, come impulso istintivo a riconoscerli, amarli e difenderli; la v. della verità, quanto riflette la verità (o anche chi parla o scrive attenendosi in tutto al vero: quel ragazzo, quel giornale è la v. della verità). c. letter. o non com. Espressione, verbale o anche scritta, di un comando, di una volontà, di una deliberazione: né ’l mondo mai non fu né sarà sì perfettamente disposto come allora che a la v. d’un solo ... fu ordinato (Dante). Col sign. di voto, soprattutto nel diritto canonico, diritto di v. attiva e passiva (di essere cioè elettori ed eleggibili), attribuito ai membri di istituti ed enti ecclesiastici, ma in particolare ai professi di voti perpetui di congregazioni e ordini religiosi (e normalmente ai professi di voti temporanei); di qui l’espressione dell’uso corrente avere (o non avere) voce in capitolo, avere autorità, facoltà di intervenire in decisioni, di fare sentire il proprio parere. d. Notizia di fonte indeterminata, orale o anche scritta, generica e non controllata o accertata: corre voce di una prossima crisi di governo, corrono voci di nuovi aumenti della benzina; si è sparsa la v. che il dollaro sarà rivalutato; v. allarmistiche, tendenziose, sinistre; sono v. messe in giro per turbare l’opinione pubblica; dare voce, nell’uso ant., spargere una notizia (ma dare buona o cattiva v., lodare o biasimare: Dandole biasmo a torto e mala v., Dante); voci di corridoio, notizie, soprattutto politiche, raccolte attraverso conversazioni e indiscrezioni di uomini politici e funzionarî (per notizie sull’origine della locuz., v. corridoio, n. 1 a). Con accezioni partic., dar voce o darsi la v., passare voce o passarsi la v. (sinon., in queste espressioni, di parola), far circolare una notizia, una parola d’intesa, tra coloro che appartengono a un determinato ambiente. e. Opinione, fama: la v. pubblica lo accusa; voce di popolo voce di Dio, v. vox populi vox Dei; nell’uso letter., avere voce di ..., avere fama, essere ritenuto o considerato: aveva v. di uomo ricco (F. De Sanctis); nell’uso ant., essere di gran voce, avere grande fama e risonanza: Spiriti son beati, che giù, prima Che venissero al ciel, fuor [= furono] di gran v. (Dante). f. ant. Bando. In partic., dare la v., mettere all’asta, vendere all’incanto. 4. In grammatica e in linguistica: a. Sinon. più com. nell’uso corrente di parola, vocabolo, termine e del più tecn. lessema, nel sign. di unità lessicale autonoma: v. dell’uso, popolari, dialettali o v. dotte, letterarie, poetiche, tecniche, scientifiche; v. nuova o neologismo; v. antiquata o arcaismo; indice delle v. straniere citate nel volume. b. Sinon. più generico e com. dei termini tecn. lessicografici ed enciclopedici lemma e esponente, nel sign. di singolo articolo di un vocabolario o di un’enciclopedia, o di intestazione (elemento lessicale, nome proprio, espressione, ecc.) di ciascun articolo: v. brevi o lunghe, v. semplici o complesse; curare, compilare le v. di filosofia o di biologia, di fisica nucleare, ecc., di un’enciclopedia; un vocabolario che ha più di 120.000 v.; le v., nei lessici, sono per lo più stampate in neretto; il problema delle risorse petrolifere è trattato nella v. «energia»; vedi o v. la voce ..., o alla v., o sotto la v. (spesso s. v., per abbrev. del latino sub voce), come formula di rinvio, di riferimento o di confronto. c. Sinon. più generico e com. del termine tecn. grammaticale forma, per indicare sia ogni diverso aspetto che assume nella flessione il verbo: le v. del verbo o verbali; «vado» è (una) v. del verbo «andare»; «sim»: voce del verbo «esse», in latino; sia, ma più raram., la diatesi verbale (v. diatesi): le tre v. verbali dei verbi greci, cioè v. attiva, media e passiva; coniugate il verbo latino «ferre» prima nella v. attiva e poi nella v. passiva. 5. Ogni singolo elemento costitutivo di una categoria o di un complesso omogeneo di dati: a. In contabilità, voce di bilancio, o anche semplicem. voce, ogni elemento che costituisce entrata o uscita in un bilancio di previsione, oppure attività o passività di una situazione patrimoniale in un bilancio consuntivo: voci di entrata o di uscita, v. attive o passive. b. Nell’uso amministrativo, voce di tariffa o del tariffario, o anche semplicem. voce, ciascuno degli elementi, o gruppi e classi di elementi, da cui è costituita la tariffa nel suo complesso: modificare alcune v. delle tariffe postali o del tariffario doganale, o anche modificare alcune v. postali o doganali. c. ant. Prezzo di mercato di alcune derrate alimentari e di prima necessità (contrapp. al prezzo imposto d’autorità o di calmiere, soprattutto nel Napoletano e nella Repubblica di Venezia): la v. della farina; l’aumento della v. della lana. 6. region. Altro nome del gioco della passatella. ◆ Dim. vocétta e vocettina, vocina: non istate a badare ... che sia così mingherlino, con una vocina fessa (Manzoni); alta e fragorosamente grossa, l’ostessa sulla porta; una vocina flebile a far contrasto: mi sedessi, avrebbe cucinato (Luigi Veronelli); e anche vocino m. (un vocino sottile sottile); non com. vocerèlla e vocerellina, vociolina; spreg., rari, vociùccia, vociùcola; accr. vocióna e vocióne m., voce profonda e forte; spreg. vociàccia, voce brutta e sgradevole.

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