Vènere

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venere


vènere s. f. [dal nome proprio lat. Venus -nĕris]. – 1. Nome di un’antica divinità italica e quindi romana, assimilata alla dea greca Afrodite, venerata come dea della natura, dei campi e dei giardini, della fecondità, dell’amore e della bellezza femminile. In varie espressioni e denominazioni dell’uso corrente indica per antonomasia una donna di eccezionale bellezza (con questa funzione è per lo più scritto con iniziale minuscola): essere, credersi una v.; una v. nera, creola, ecc.; o anche l’amore fisico, sensuale (come nel prov. Bacco, tabacco e Venere riducon l’uomo in cenere, il bere, il fumo e l’amore smodati rovinano l’uomo). È anche presente in diverse scienze e tecniche, tra le quali in partic.: a. In archeologia, opera scultoria o pittorica che rappresenta la dea Venere: la V. anadiomene, la V. callipigia, la V. di Milo, la V. dei Medici, ecc.; la V. di Giorgione, la V. di Tiziano, ecc. In paletnologia, Veneri steatopighe, statuette femminili caratteristiche del paleolitico superiore (v. steatopigo). b. In astronomia, Venere (o anche, nell’uso com., stella Venere o di Venere), il pianeta del sistema solare posto tra Mercurio e la Terra, di 6150 km di raggio, con periodo di rotazione della parte solida di 243 giorni circa in senso retrogrado e di rivoluzione di 225 giorni, con temperatura, in superficie, di 480 °C, dotato di atmosfera molto densa composta prevalentemente di diossido di carbonio (96%) e di azoto, e caratterizzata da nubi che si presumono formate da acido solforico in soluzione acquosa. Venere è visibile dalla Terra al tramonto (quando si trova a est del Sole) o prima dell’alba (quando si trova a ovest del Sole): gli antichi, per es. i Babilonesi e i Greci prima di Pitagora, ritenevano che esistessero due corpi celesti distinti, denominati dai Greci ῎Εσπερος e Φοσϕόρος; i Latini indicavano con i nomi di Espero e Lucifero le apparizioni serali e rispettivam. mattutine del pianeta. Nel sistema aristotelico-tolemaico, cielo di V., il terzo dei cieli rotanti intorno alla Terra, dopo quelli della Luna e di Mercurio; in questo cielo, nella Divina Commedia, appaiono a Dante nel Paradiso gli «spiriti amanti», cioè le anime beate di coloro che erano stati più soggetti all’influenza amorosa attribuita al pianeta. c. In anatomia, monte di V. o del pube, la superficie del pube femminile, che presenta una salienza più o meno pronunciata (v. monte, n. 4); collare di V., il solco cutaneo più o meno pronunciato che si osserva, nella donna, alla base anteriore del collo, dovuto a un lieve aumento di volume della tiroide. In dermatologia, collana o collare di V. (o leucoderma sifilitico), discromia di natura luetica localizzata soprattutto alla base del collo, esito di lesioni papulari del periodo secondario della sifilide; corona di V., complesso di elementi papulari disposti a raggiera sulla cute della fronte, come manifestazioni di sifilide secondaria. d. In chiromanzia, monte di V., uno dei rilievi del palmo della mano, rilevante per l’esame chiromantico; anello di V., linea curva della mano che si rileva in alcuni soggetti tra la base dell’indice e quella dell’anulare, e che, se marcata, indicherebbe notevole vitalità e sensualità. e. In botanica, labbro di V., nome tosc. del cardo dei lanaioli; ombelico di V. e specchio di V., nomi ital. di due specie di piante (v. rispettivam. ombelico, n. 3, e specchio di Venere). f. In zoologia, cinto di V., v. cinto di Venere, n. 2. g. In mineralogia, capelli di V., gli aghetti di rutilo inclusi nel quarzo ialino, detto perciò quarzo capelvenere. h. In metallografia, regolo di V., costituente, di formula Cu2Sb, presente in alcune leghe antifrizione sotto forma di cristalli aghiformi. 2. Come nome comune (quindi scritto con iniziale minuscola), indica la masturbazione nell’espressione la v. solitaria; e nell’uso letter., al plur., gli abbellimenti, i formalismi dello scrivere, in espressioni come le v. dello stile, della lingua. Con altre accezioni partic.: a. In alcuni dialetti, il giorno di venerdì («giorno di Venere»), esteso all’uso ital. nel prov. né di venere né di marte non si sposa né si parte (cui si aggiunge, a volte, né si dà principio all’arte), collegato con la credenza popolare che il venerdì sia un giorno non propizio. b. Nome con cui, dagli alchimisti, veniva chiamato il rame. c. Nome ital. dei molluschi bivalvi marini del genere Venus (v. veneridi).

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