Vedere

Sinonimi e Contrari (2003)

vedere /ve'dere/ [dal lat. vidēre] (pres. indic. védo [lett. véggo, ant. o poet. véggio], védi [ant. véi, vé'], véde, vediamo [ant. o poet. veggiamo], vedéte, védono [lett. véggono, ant. o poet. véggiono]; pres. cong. io, tu, egli véda [lett. végga, ant. o poet. véggia], vediamo [ant. o poet. veggiamo], vediate [ant. o poet. veggiate], védano [lett. véggano, ant. o poet. véggiano]; imperat. védi [ant. ve'], vedéte; fut. vedrò, vedrài, ecc. [ant. vederò, vederài, ecc.]; condiz. vedrèi, vedrésti, ecc. [ant. vederèi, vederésti, ecc.]; pass. rem. vidi [ant. vedètti, vedéi, véddi, viddi], vedésti, vide [ant. vedètte], vedémmo [ant. vìddimo], vedéste, vìdero [ant. vedèttero, vedérono, vìdono]; part. pres. veggènte, soprattutto con uso di sost., accanto a vedènte; part. pass. visto o, meno com., veduto; ger. vedèndo [lett. veggèndo]). - ■ v. tr. 1. a. [percepire stimoli esterni per mezzo della vista: lo vedi da questa distanza?; non vide l'ostacolo e l'investì in pieno] ≈ scorgere, [con uso assol.] (fam.) vederci. ● Espressioni (con uso fig.): avere (a) che vedere (con qualcuno o qualcosa) → □; non potere vedere → □; fam., non vedere [non tenere in nessun conto qualcuno: pretende di darmi consigli, ma io proprio non lo vedo] ≈ (fam.) fregarsene (di), ignorare. ↑ disprezzare. ↔ ascoltare, considerare, dare ascolto (a), prendere (o tenere) in considerazione, prestare attenzione (o orecchio) (a), tenere conto (di); non vedere l'ora (o il momento) → □; vedere bene (o di buon occhio) → □; fam., vedere i sorci verdi → □; vedere la luce → □; vedere male (o di malocchio) → □. b. [rilevare la condizione, lo stato di qualcuno, con un compl. predicativo dell'oggetto: ti vedo in forma; lieto di vederti guarito] ≈ trovare. 2. a. (non com.) [sottoporre ad osservazione: vedi bene questa macchia] ≈ guardare, notare, osservare. b. [con riferimento a scritti, fare oggetto di lettura: non ho ancora visto il tuo articolo] ≈ dare una scorsa (o, fam., una letta) (a), leggere. c. [sottoporre a un controllo, un riscontro e sim.: v. i conti] ≈ controllare, esaminare, riscontrare, verificare. d. [prestare attenzione a uno spettacolo e sim.: v. una trasmissione televisiva, una partita] ≈ assistere (a), guardare. ‖ visionare. e. [fare oggetto di visita: sono dovuto ripartire prima di aver visto il Museo Nazionale] ≈ visitare. f. [fare l'incontro di qualcuno: sono lieto di vederti] ≈ incontrare. 3. [fare oggetto di rappresentazione con l'immaginazione o la mente] ≈ figurarsi, immaginare, rappresentarsi. 4. a. (fig.) [fare la constatazione di uno stato di fatto, seguito da prop. oggettiva esplicita: vedo che la situazione non è cambiata] ≈ constatare, notare, osservare, prendere atto (di), rilevare, riscontrare. b. [percepire con l'intelletto, anche seguito da prop. oggettiva: non ne vedo il motivo; vedo bene che mi sono sbagliato] ≈ capire, comprendere, intendere, rendersi conto (di). ● Espressioni: dare a vedere → □. c. [riservarsi una decisione, una valutazione: vedrò io se sarà il caso di pubblicare l'articolo o no] ≈ decidere, giudicare, valutare. d. [far prova di qualcosa: vediamo se la corda resiste allo sforzo] ≈ provare, sperimentare, testare, verificare. e. [profondere un impegno per conseguire un fine, con la prep. di e l'inf.: veda di far presto!] ≈ avere cura, cercare, fare in modo, impegnarsi (a), procurare, sforzarsi. ■ s. m., solo al sing. 1. [facoltà di percepire stimoli esterni con gli occhi] ≈ visione, vista. ↔ cecità. 2. (estens.) [modo di considerare le cose: a mio v.] ≈ avviso, giudizio, opinione, parere. 3. [cosa o situazione a cui si assiste: non è un bel v.] ≈ scena, spettacolo, visione, vista. ■ vedersi v. rifl. 1. [percepire con la vista la propria immagine, spec. con la prep. a o assol.: ma ti sei visto (allo specchio)?] ≈ guardarsi. ↑ ammirarsi, contemplarsi, fissarsi, (lett.) mirarsi, rimirarsi. 2. (fig.) [trovarsi plausibile in un ruolo o in un posto: come avvocato non mi (ci) vedo] ≈ figurarsi, immaginarsi, riconoscersi, ritrovarsi. 3. (fig.) [con valore copul., trovarsi in una situazione determinata: in quel trambusto mi sono visto perso] ≈ sentirsi. ■ v. intr. pron. 1. [di persona, rendersi visibile: lo aspettavo alle 10, ma non s'è visto] ≈ apparire, comparire, presentarsi. ↔ dileguarsi, scomparire, sparire, vaporizzarsi. 2. [fare uno o più incontri con qualcuno, con la prep. con: mi vedo spesso con tuo zio] ≈ incontrarsi, ritrovarsi. ‖ frequentare (ø). ■ v. recipr. [di due o più persone, fare uno o più incontri: Carla e Luigi si vedono spesso] ≈ incontrarsi, ritrovarsi. ‖ frequentarsi, praticarsi. ■ vedersela v. pron. assol., fam. [assol., impegnarsi a dare soluzione a un pasticcio e sim., anche con la prep. con: non preoccuparti, con la banca me la vedo io] ≈ (fam.) pensarci (a), risolvere, (fam.) sbrigarsela, (fam.) sbrogliarsela. ● Espressioni: fam., vedersela brutta (o nera) → □. ■ vederci v. intr. (aus. avere), fam. [assol., percepire stimoli esterni per mezzo della vista: non ci vede da un occhio; v. doppio] ≈ [→ VEDERE v. tr. (1. a)]. ● Espressioni: fig., iperb., non vederci più [perdere il controllo di se stesso: a quelle parole, non ci ho visto più] ≈ (fam.) andare in bestia, perdere la pazienza (o le staffe). ↔ controllarsi, dominarsi. □ avere (a) che vedere (con qualcuno o qualcosa) [avere rapporto, relazione e sim., con qualcosa o con qualcuno, per lo più in frasi negative: non ci ho nulla a che v.; le ultime sue opere non hanno a che v. con le precedenti] ≈ avere a che fare, avere da spartire. □ dare a vedere [far parere una cosa diversa da quella che è, con la prep. di seguita da inf.: voleva dare a v. di non saperne niente] ≈ dare a intendere (o, non com., a divedere), fare finta (o, lett., sembiante) (o, non com., le viste). □ non potere vedere [avere qualcuno in forte antipatia: non posso v. le persone arroganti] ≈ detestare, odiare. ↔ adorare, amare. □ non vedere l'ora (o il momento) [essere impaziente, con la prep. di seguita da inf.: non vedo l'ora di andarmene] ≈ [spec. con uso assol.] fremere (per), [spec. con uso assol.] scalpitare (per). □ vedere bene (o di buon occhio) [considerare favorevolmente cosa o persona: questo matrimonio lo vedo bene] ≈ approvare. ↔ vedere male (o di malocchio). □ vedere i sorci verdi [trovarsi in un brutto guaio] ≈ (fam.) passare un brutto quarto d'ora, (fam.) vedersela brutta (o nera). □ vedere la luce 1. [di persona, uscire dal grembo materno] ≈ nascere, venire alla luce (o al mondo). ↔ (eufem.) andare al creatore (o all'aldilà o all'altro mondo), (spreg.) crepare, (lett.) decedere, (lett.) defungere, morire, (spreg.) tirare le cuoia, (lett.) trapassare. 2. [di libri e sim., venire pubblicato] ≈ apparire, comparire, uscire, venire alla luce. □ vedere male (o di malocchio) [considerare sfavorevolmente cosa o persona] ≈ disapprovare. ↔ vedere bene (o di buon occhio). □ vedersela brutta (o nera) [trovarsi in un brutto guaio: con tutto quel diluvio ce la siamo vista davvero brutta] ≈ (fam.) passare un brutto quarto d'ora, (fam.) vedere i sorci verdi. [⍈ CAPIRE]

Finestra di approfondimento
Fabio Rossi

vedere. Finestra di approfondimento

Percepire con la vista - Parallelamente all’opposizione tra ascoltare e sentire (v. scheda ASCOLTARE), quella tra guardare e v. implica in genere un maggior coinvolgimento del sogg. nel primo verbo. Guardare, pertanto, rispetto a v., si presta meno agevolmente a costruzioni passivanti quali: si vedono molte persone; si vedeva uno strano bagliore. Inoltre, la sfera dei sign. di v. è molto più ampia di quella di guardare, che è verbo più specifico, designando un vedere con attenzione. Nel registro fam. è abbastanza netta la distinzione tra v. e vederci, poiché con la seconda forma si intende propriam. «avere la possibilità di vedere»: senza occhiali non ci vedo; ci vedi da questa distanza?; mio nonno ormai non ci vede più quasi per niente (tutti esempi nei quali, nello stile formale, si preferirebbe il solo v.). Con scorgere si intende invece un vedere appena o a stento, con i sinon. più specifici e meno formali avvistare, distinguere e intravedere: il primo nel senso di «riuscire a riconoscere da lontano», e spesso usato in contesti bellici o geografici (fu avvistata una nave da guerra; avvistammo un raro esemplare di aquila); il secondo, con particolare riferimento ai tratti e ai particolari individuati o, più spesso, non individuati (riuscì a mala pena a distinguere la sua casa, a quella distanza); il terzo, con riferimento alla difficoltà o alla superficialità del vedere (alla festa ti ho appena intravisto).

Vedere con più o meno attenzione - Se nel vedere si impiega partic. attenzione il verbo più adatto, oltre a guardare, è osservare, che ne è la variante intens.: alla sera la vidi un istante sul balcone, e osservai che aveva gli occhi soffusi di lacrime (I. U. Tarchetti). Analogo è notare, che però può anche voler dire «vedere superficialmente»: non mi ha nemmeno notato. Decisamente intens. è esaminare, che è un guardare con attenzione per verificare, provare, valutare, concludere e sim.: il dottore esaminò la piaga (I. Nievo). Fissare è un guardare intensamente e insistentemente: mi fissò negli occhi con uno sguardo, che mi fece arrossire (C. Boito). Scrutare indica sempre un guardare con estrema attenzione, ma anche spesso con diffidenza, alla ricerca di un particolare o di un difetto: scrutò lo spazio con l’occhio del cacciatore e del marinaio (G. D’Annunzio). Squadrare è analogo a scrutare, ma sottolinea ulteriormente l’idea della diffidenza, quasi del guardare dall’alto in basso, con sufficienza: per lunghi anni essa mi squadrò con occhio diffidente (I. Svevo). Se si guarda senza voler essere visti, il verbo adatto è sbirciare o spiare: sbirciare dalla serratura. Il guardare con vivo apprezzamento o meraviglia è detto ammirare o, più formalmente, contemplare,mirare,rimirare: ammirò un fiore quando gli venne voglia di coglierlo per lei (F. Tozzi); contempla il tramontare del sole (U. Foscolo). Se si parla di spettacoli, guardare e v. sono entrambi possibili, anche se non sempre intercambiabili: si può v. o guardare la televisione, ma al cinema si va solo a v. un film (viceversa: ieri sera in televisione abbiamo guardato – o visto – un bellissimo programma). Come sinon. di leggere è più appropriato v. di guardare. Infatti, un enunciato come sto guardando il suo ultimo libro fa pensare all’azione di osservare la copertina, o le illustrazioni contenute nel libro, piuttosto che a una lettura vera e propria. Oppure: ho guardato quell’articolo (= «gli ho appena dato un’occhiata, l’ho leggiucchiato»); ho visto quell’articolo (= «l’ho letto»). Sembra, in questi casi, curiosamente ribaltato il consueto rapporto tra v. e guardare, dal momento che il secondo verbo sembra più un vedere dall’esterno, mentre il primo un vedere internamente.

Capire e prestare attenzione - La differenza tra un livello maggiore o minore di attenzione spicca negli usi estens. o fig. di v. e guardare, laddove al secondo verbo corrisponde sempre il grado maggiore di attenzione. V. può infatti essere sinon. dei più ricercati constatare o prendere atto (di): vedo che non sono gradito qui. In casi simili, v. è spesso usato come inciso: son ridotto a mal partito, come vedi, caro mio Enrico (E. De Amicis). Oppure può sostituirsi a capire, o a giudicare, secondo gli usi commentati sotto il lemma vedere. Guardare è invece sinon. di badare,fare attenzione,pensare e, molto più spesso di v., è spesso usato all’imperat., in esortazioni, ammonizioni, minacce e sim.: leggi e guarda come sei imbecille colla tua gelosia (G. C. Chelli); guarda che ti rendo la pariglia! (G. Verga). Data la scarsa intenzionalità di v., è ovvia la bassa frequenza dell’imperativo, di contro all’uso frequente come inciso.

Interiezioni e segnali discorsivi - Sia v. sia guardare possono essere usati come segnali discorsivi, in genere per iniziare un enunciato, per esprimere un’esitazione, per raccogliere le idee, per invitare l’interlocutore all’ascolto e sim.: ma, vedi, non vorrei offenderti con quanto sto per dirti. È frequente anche la forma vediamo, quasi per prendere tempo: vediamo un po’ da dove possiamo cominciare. Guardare è di solito un richiamo più intens. all’interlocutore: questo, guarda, è veramente troppo! Oppure può anche introdurre un’esclamazione tra sé e sé: ma guarda un po’ che cosa mi tocca sopportare! Data l’alta frequenza di questi due verbi, in contesti esclamativi, in usi fam. o region. da v. e guardare si sono originate anche delle interiezioni. La prima, anvedi!, è tipicamente roman. ed equivale a ammazza! o ad altre forme più colorite (mortacci!,cazzo! e sim.), nell’esprimere grande stupore: anvedi quant’è scemo! La seconda, va’ o vah, è invece d’origine settentr. (da varda, imperat. di guardare in alcuni dialetti, secondo l’originario etimo germ. wardon), ma diffusasi nel registro fam. di gran parte dell’Italia: ma va’ là; vah che disastro che hai combinato!; ma come, è ancora vivo? oh vah! proprio vivo? (L. Pirandello).


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