Udiènza

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udienza


udiènza (letter. ant. udiènzia) s. f. [dal lat. audientia, der. di audire, rifatto su udire]. – 1. Il fatto di udire qualcuno, di dargli ascolto per rispondere e provvedere a quanto chiede o per prendere atto di quanto dice. È ormai usato solo nelle espressioni, elevate e solenni, dare u., accordare la propria attenzione a chi parla, ascoltare; trovare u., trovare chi presti attenzione e ascolto a quanto si esprime o si dice, si prega o si chiede: si è rivolto a tutti gli uffici e a tutte le autorità, ma non ha trovato u. da nessuno; Date udïenzia insieme A le dolenti mie parole extreme (Petrarca); in usi scherz.: se mi dai u. per qualche minuto ti spiego tutto. Usi partic.: a. Nella sociologia delle comunicazioni di massa, sul modello dell’ingl. e fr. audience, indica il pubblico raggiunto o raggiungibile dai mass media: trasmissioni (televisive, radiofoniche) di ampia u.; settimanali, rotocalchi di grande o scarsa udienza. b. Nel linguaggio giornalistico o in usi ricercati, indica l’interesse suscitato in un pubblico più o meno vasto, e soprattutto il fatto d’essere conosciuto, letto, ascoltato e seguìto: uno scrittore, un filosofo, una scuola o un gruppo di economisti che ha ottenuto larga u. a livello internazionale, o che ha grande u. in Italia, o che ha scarsa u. fuori d’Italia. Cfr. anche audience. 2. Licenza di essere ricevuto e ascoltato da un alto personaggio (politico, ecclesiastico, ecc.): chiedere u.; avere, ottenere u. (o un’u.); concedere, accordare un’u.; negare l’u.; u. pontificia, che il papa accorda a più fedeli riuniti (u. pubblica) o a singole persone (u. privata); tabella delle u., il calendario delle udienze concesse; il capo dello stato ha sospeso tutte le u.; l’u. fu annullata. Concr., l’incontro e il colloquio tra l’alto personaggio e la persona o le persone da lui ricevute: l’u. è durata un’ora; l’u. ebbe luogo alle undici del mattino; sala delle udienze. 3. Nel processo, la fase che si svolge di fronte al giudice, normalmente col contraddittorio delle parti: stamani c’è u. al Tribunale, alla Corte costituzionale; il giudice è in u.; sospensione dell’u.; il verbale dell’u. deve essere redatto dal cancelliere; aula delle u.; u. pubblica; u. a porte chiuse (o u. riservata), dalla quale il pubblico viene escluso su decisione del giudice che la dirige, motivata da ragioni di sicurezza dello stato, di ordine pubblico o di buon costume; u. istruttoria, nel processo civile, l’udienza nella quale si raccolgono le prove; nota di udienza, nel processo civile, deduzioni che le parti presentano al giudice dopo l’udienza per sostenere le proprie tesi in relazione a quanto è stato sostenuto nell’udienza dalla controparte o dal pubblico ministero. 4. In senso più ampio, il termine è stato usato per indicare la funzione e l’attività giurisdizionale (per es., u. vescovile, e più propr. in lat. episcopalis audientia, nel tardo Impero, il tribunale del vescovo e la sua competenza a risolvere le controversie presentate), e quindi anche la magistratura, il tribunale (soprattutto per influenza dello spagn. audiencia). Così, nei sec. 15°-18°, si chiamarono u. regie alcune magistrature supreme che avevano il compito di esaminare la legalità delle sentenze emesse da magistrature minori, e talvolta anche competenza per particolari materie: U. di guerra e casa reale, nel regno di Napoli; Reale U. o Tribunale della Regia U., suprema magistratura sarda istituita, su istanza degli stamenti, da Filippo II, re di Spagna, nel 1564 (e riformata nel 1573) per assistere il luogotenente generale in tutte le cause civili e criminali. Nell’America spagnola, l’Udienza (Audiencia) era un tribunale dalle cui sentenze non ci si poteva appellare al viceré, ma solo al Consejo de Indias in Spagna. 5. ant. o letter. Uditorio, il complesso delle persone che ascoltano discorsi, o che assistono a dibattiti, spettacoli, ecc.: pochissime furon le sere in cui non fosse pieno il teatro di una numerosissima e scelta udienza (L. Da Ponte); un grido confuso d’applausi, di «bravo: sicuro: ha ragione: è vero pur troppo», fu come la risposta dell’udienza (Manzoni).