Sordità

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sordita


sordità s. f. [dal lat. surdĭtas -atis, der. di surdus «sordo»]. – 1. a. Diminuzione della funzione uditiva, unilaterale o bilaterale, congenita o acquisita, distinta in base all’entità della menomazione in lieve, media, medio-grave, grave e gravissima; a seconda della sede della lesione (malformativa, infiammatoria, tossica, traumatica, neoplastica, ecc.) che ne è causa, in s. dell’orecchio esterno, dell’orecchio medio, dell’orecchio interno, del nervo acustico, delle vie nervose; con criterio fisiopatologico, in s. di trasmissione da lesioni dell’orecchio esterno e dell’orecchio medio, in s. neurosensoriale (in passato definita di percezione) da lesioni dell’orecchio interno o del nervo acustico o delle vie acustiche nervose centrali anche di natura traumatica (s. da rumore), e in s. miste determinate da cause che agiscono contemporaneamente sui meccanismi di trasmissione e neurosensoriali. S. verbale, rara sindrome neurologica determinata da lesioni cerebrali generalmente di natura vascolare, eccezionalmente traumatica o neoplastica, caratterizzata dall’incapacità del paziente di comprendere e ripetere ciò che ascolta. b. fig. Mancanza di sensibilità: mostrare s. per l’arte, per i problemi sociali; s. di cuore, di spirito. 2. Di cose: a. Insufficienza o mancanza di sonorità: s. di una sala, di un teatro (v. sordo, n. 2 a). b. Bassezza di tono: s. di un suono, di un rumore. c. In linguistica, caratteristica dei suoni sordi, articolati cioè senza vibrazione delle corde vocali.