Sifìlide

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sifilide


sifìlide s. f. [lat. scient. syphilis, introdotto dall’umanista e scienziato G. Fracastoro, nel titolo del suo poema latino Syphilis, sive de morbo gallico (1530), derivandolo dal nome del protagonista Syphĭlus]. – 1. Malattia infettiva, a decorso cronico intermittente, provocata da un microrganismo (Treponema pallidum), detta anche lue: s. acquisita, che si trasmette per lo più nel corso di rapporti sessuali, caratterizzata nella fase primaria (s. primaria) da manifestazioni a carattere regionale (sifiloma iniziale e tumefazione delle ghiandole prossimali), nella fase secondaria (s. secondaria) da disturbi generali alquanto vaghi (astenia, inappetenza, cefalea) nonché da manifestazioni più significative (per es., sifiloderma roseolico, sifiloderma papuloso, tumefazione delle ghiandole linfatiche e della milza), nella fase terziaria (s. terziaria) da lesioni a carattere distruttivo (sifilodermi, gomme) a carico di qualunque organo, con frequenza anche degli organi interni; s. congenita (impropriam. detta anche eredolue), che viene trasmessa al prodotto del concepimento per via transplacentare, ossia da madre a figlio (e non direttamente da padre a figlio), distinta, se non sopravviene la morte del feto all’interno dell’utero (s. fetale), in precoce e tardiva, a seconda che i segni dell’infezione sifilitica siano già presenti al momento della nascita o si manifestino alcuni mesi o anni dopo. 2. In veterinaria: a. S. del coniglio, malattia coitale del coniglio, causata dal microrganismo Treponema cuniculi, ad altissima contagiosità, che si manifesta con tumefazioni, noduletti e ulcere sui genitali e su altre parti del corpo. b. S. equina, malattia che colpisce cavalli, asini e loro incroci, causata da un protozoo flagellato (Trypanosoma equiperdum), detta anche durina o mal del coito o morbo coitale: è malattia tendenzialmente cronica e a volte mortale se non curata precocemente, che si trasmette con il coito e si manifesta con gonfiori e ulcerazioni degli organi sessuali, e, in un secondo momento, con esantema, depigmentazione della cute, e con ulcere a fondo e margine callosi, sparse qua e là sulla pelle, grandi quanto una moneta da uno scudo (in spagn. duro, da cui deriva il nome secondario durina).

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