Seràfico

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serafico


seràfico agg. [dal lat. mediev. seraphĭcus, der. di Serăphīm, v. serafino] (pl. m. -ci). – 1. Di serafino, proprio di un serafino: amore, ardore s.; L’un fu tutto s. in ardore (Dante), con riferimento a s. Francesco d’Assisi, che fu chiamato spesso il padre s., o, sostantivato, il s., il s. d’Assisi, per il suo ardore di carità e per avere ricevuto le stimmate da Gesù Cristo apparsogli in figura di serafino; per estens., ordine s., o s. famiglia, l’ordine francescano; collegio s., retto da francescani; padre s., religioso dell’ordine francescano; dottor s. (lat. doctor seraphicus), epiteto di s. Bonaventura da Bagnoregio. 2. fig. Tranquillo e beato; che non si scompone né se la prende per nessuna ragione: se ne stava lì con una faccia s. a sentire le loro ingiurie; pronunciato con fatica quasi ottusa il «sederunt», s’innalzò nell’aria il «principes», in una grande e s. calma (U. Eco). ◆ Avv. seraficaménte, con ardore serafico; più com. in senso fig., con assoluta tranquillità, senza minimamente scomporsi: sorridere seraficamente.