Saltèrio

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salterio


saltèrio (ant. saltèro) s. m. [dal lat. psalterium, gr. ψαλτήριον, der. di ψάλλω «cantare accompagnandosi sulla cetra»; i sign. fig. 4 e 5 si spiegano con un avvicinamento tra la forma a pieghe del velo e rispettivam. dell’omaso e la disposizione delle corde nello strumento musicale]. – 1. Antico strumento musicale a corde pizzicate, sia del tipo dell’arpa, sia del tipo della cetra; con questo termine sono tradotti i nomi di alcuni strumenti ebraici di tale tipo nella versione greca dei Settanta e in quella latina della Vulgata; dal medioevo in poi lo stesso termine è stato usato per indicare varî strumenti analoghi, di forma triangolare o trapezoidale, con le corde tese come nella lira, che si suonavano con le dita, con il plettro, o con due bacchette (s. tedesco). 2. Il libro biblico dei Salmi (così detto dall’abitudine di accompagnare col salterio il canto dei salmi): s. davidico, il libro dei salmi di David; un s. miniato. In partic., nella liturgia cristiana, la raccolta dei 150 salmi, unitamente a inni, antifone, ecc., distribuiti nei giorni della settimana secondo le varie ore canoniche: dire, cantare, recitare il salterio. 3. estens. Libretto che conteneva brani didascalici, tra cui alcuni salmi, usato anticam. per insegnare a leggere. 4. ant. Velo monacale a pieghe fitte: certi veli piegati, li quali in capo portano e chiamanli il saltero (Boccaccio). 5. In zoologia, altro nome dell’omaso, terza porzione dello stomaco dei ruminanti.