Relativo

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relativo


agg. [dal lat. tardo relativus «che si riferisce, che si riporta a qualche cosa» (der. di relatus, part. pass. di referre «riportare»)]. – 1. a. Che si riferisce a un determinato oggetto, elemento o fatto, o a una determinata situazione o circostanza: ho avuto alcune notizie r. all’esito del concorso; presenterò la domanda con i documenti r., che si riferiscono a essa; tutti i dati della tabella sono r. all’anno 1990. b. Nell’uso com. (in contrapp. ad assoluto), di proprietà o di valore che appaiono parziali, limitati, non in sé completi e perfetti, e che possono essere definiti solo per raffronto con analoghi valori o proprietà attribuiti in altre circostanze o arbitrariamente scelti (per es., in quanto valori normali o valori medî): qui in campagna godo di una r. tranquillità; vive in condizioni di r. benessere; fa caldo rispetto alla settimana scorsa, ma è un caldo r.; le tue affermazioni hanno un valore relativo. c. Con sign. più specifico, nel linguaggio filosofico (sempre in contrapp. ad assoluto), che vale o può essere asserito solo in dipendenza dalle circostanze e dalle situazioni contingenti (soggettive, storiche, psicologiche, culturali, ecc.): affermare la natura r. di ogni conoscenza; ogni giudizio estetico è r.; ciò che è certo non può essere relativo. 2. Usi e sign. scient. e tecn. particolari: a. In fisica, in generale, di grandezze o proprietà che vengono definite mediante un criterio o sistema di riferimento fissato in modo arbitrario, e che non possono pertanto essere considerate come esclusivamente dipendenti dall’ente o dal fenomeno osservato (nel qual caso sarebbero assolute); ciò vale in partic. per i parametri del moto di un corpo (traiettoria, velocità, accelerazione), dato che essi dipendono dal sistema di riferimento scelto per la descrizione di tale moto (per cui si parla di velocità r., accelerazione r., quiete r., ecc.): la velocità r. della Luna rispetto alla Terra è diversa dalla velocità r. della Luna rispetto al Sole; moto r., moto di un corpo rispetto a un sistema di riferimento a sua volta in moto rispetto a quello dell’osservatore. Analogam., il termine si applica anche a grandezze il cui valore viene determinato avendo fissato come riferimento il valore che esse assumono per un corpo o in circostanze particolari: in tal senso si parla di peso specifico r. (preso come unitario il peso specifico dell’acqua), di indice di rifrazione r. (ossia dipendente dai due mezzi contigui che la luce attraversa, laddove l’indice di rifrazione assoluto si ottiene quando uno dei due mezzi è il vuoto), di umidità r. (avente per riferimento la tensione di vapore dell’acqua nelle date condizioni di temperatura). b. In matematica, numero r., numero intero, razionale o reale considerato col proprio segno, e cioè nella sua qualità di positivo o negativo. Massimo (o minimo) r. di una funzione, in un intervallo del suo campo di definizione, è il valore massimo (o minimo) tra i valori assunti dalla funzione in quell’intervallo (il massimo, o il minimo, assoluto riguarda invece l’intero campo di definizione della funzione, come dire che è il massimo, o il minimo, dei massimi, o dei minimi, relativi). c. Nelle assemblee parlamentari, regionali, degli enti locali, e di altri enti pubblici e privati, maggioranza r. o maggioranza semplice, il minimo requisito perché una decisione venga approvata, consistente nel semplice prevalere dei voti a favore, in contrapp. a maggioranza assoluta e a maggioranza qualificata (v. maggioranza, n. 2 a): una delibera per la cui approvazione basta la maggioranza relativa. d. In grammatica, che istituisce, esprime o comporta, una relazione: proposizione o frase r., che si riferisce a un elemento di un’altra proposizione dalla quale è retta (così in la persona di cui ti parlavo è arrivata, «di cui ti parlavo» è proposizione relativa che si riferisce al soggetto della principale «la persona è arrivata»), o con la quale è coordinata (così in la prima dote di un amministratore è l’onestà, ed è quella che più apprezzo nel nuovo sindaco, dove tutte e tre le frasi sono coordinate tra loro); pronomi e aggettivi pronominali r., avverbî r., congiunzioni r., che introducono una proposizione relativa (il quale, che, quando, dove, come) o relativa interrogativa (chi?, quale?, quanto?, dove?, ecc.); pronomi e aggettivi pronominali, avverbî relativi indefiniti, con duplice funzione semantica e sintattica, indefinita e insieme relativa (chiunque, qualunque, dovunque, ecc.; così in apprezzo chiunque amministri con onestà, il pronome chiunque riassume la funzione indefinita di complemento oggetto, «tutti coloro», e insieme relativa di soggetto, «i quali»); superlativo r. (contrapp. a assoluto), forma aggettivale che esprime un rapporto di superiorità limitato a due o più elementi di una determinata categoria (per es., il più giovane dei due fratelli o dei figli). e. In musica, tono o tonalità r. indica la più stretta affinità tra due tonalità (una maggiore e una minore) che alterano gli stessi suoni e le cui toniche sono poste a distanza di una terza minore: per es., do maggiore e la minore. ◆ Avv. relativaménte, in relazione a, per ciò che si riferisce a, in modo relativo; può accompagnarsi a un complemento: relativamente alla vostra domanda, posso dirvi ...; il prezzo è buono relativamente alle condizioni del mercato; o senza alcun complemento, con valore più o meno limitativo: il problema è relativamente facile, facile non in sé ma in rapporto alla preparazione di chi deve risolverlo; sono relativamente contento dell’esito degli esami, sono abbastanza contento, tenendo conto delle condizioni in cui li ho affrontati o della situazione generale.