radicale agg. e s. m. e f. [dal lat. tardo radicalis, der. di radix -icis «radice»; come termine polit., ricalca l’ingl. radical]. – 1. In botanica, che si riferisce alla radice: pelo r.; apparato r.; polloni r.; velo r., v. velo1, n. 3 a; assorbimento r., che ha luogo da parte dei peli radicali; foglie r., impropriam., le foglie basali del fusto, che in certe piante sembrano derivare dalla radice. 2. fig. Che concerne le radici, l’intima essenza di qualche cosa: lo fondamento r. de la imperiale maiestade (Dante); nella scienza medievale, umido r., gli umori dell’organismo indispensabili alla vita. In partic.: cura r., rimedio r., che combatte il male (anche morale) fin dalle radici, nelle sue cause profonde; operazione r., in chirurgia, intervento demolitore attuato nella terapia dei tumori, inteso ad asportare non solo tutto l’organo interessato ma anche, per evitare la metastasi neoplastica, le formazioni anatomiche circostanti e dipendenti; imprimere alla propria vita un cambiamento r., una svolta r., pieni, totali; rinnovamento r., riforme r., che mutano o tendono a mutare un ordinamento, un’istituzione, ecc., dalle fondamenta. Di qui, partito r. (e analogam. movimenti, idee, principî, tendenze r.), in politica, nome di varî partiti europei dell’ultimo Settecento, dell’Ottocento e moderni, come l’attuale Partito r. italiano (ricostituito nel 1956), di matrice laica e pacifista, che ha assunto negli ultimi decennî posizioni più intransigenti, distinguendosi per la battaglia in difesa dei diritti civili e delle libertà individuali, per il ricorso alla prassi della