Probòscide

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proboscide


probòscide s. f. [dal lat. proboscis -ĭdis, gr. προβοσκίς -ίδος, der., col pref. προ- «pro-2», di βόσκω «nutrire», perché organo che serve a portare il cibo alla bocca]. – 1. Nome attribuito in zoologia (e anche nel linguaggio com., spec. nel sign. a) a strutture diverse che non presentano analogia né omologia funzionale, e hanno come caratteristica comune l’allungamento e la flessibilità di parti cefaliche in qualche modo connesse con la respirazione, la sensibilità tattile o la prensione dell’alimento; ne sono esempî: a) quella degli elefanti, costituita dal prolungamento del naso e del labbro superiore, alla cui estremità si aprono le narici, e che ha funzioni varie: presa dell’alimento e dell’acqua, raccolta degli stimoli olfattorî, strumento di comunicazione intra- e interspecifica; b) quella degli insetti lepidotteri (farfalle), costituita da un’appendice estensibile dell’apparato boccale, con funzione prevalentemente succhiatrice (è detta più propriam. spiritromba). 2. fig., scherz. Naso lungo e grosso: è riconoscibile fin da lontano per la sua proboscide.