Prisma

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prisma


s. m. [dal lat. tardo prisma, gr. πρῖσμα -ατος, der. di πρίζω o πρίω «segare»] (pl. -i). – 1. Poliedro avente per facce due poligoni uguali (basi) posti su piani paralleli, e un numero di parallelogrammi (facce laterali) uguale al numero dei lati delle basi. In partic., p. triangolare, rettangolare, esagonale, avente per basi rispettivam. triangoli, rettangoli, esagoni (se le basi sono parallelogrammi, il prisma si dice anche parallelepipedo); p. retto, p. obliquo, a seconda che gli spigoli laterali (quelli non appartenenti alle basi) siano o no perpendicolari alle basi; p. regolare, un prisma retto le cui basi siano poligoni regolari; p. archimedeo, un prisma regolare con facce laterali quadrate; p. storto, sinon. non com. di antiprisma (v.) archimedeo. P. indefinito, parte di spazio limitata da una superficie prismatica (v. prismatico); può anche essere visto come la parte di spazio descritta da un poligono che si muove di moto traslatorio rettilineo in direzione non parallela al suo piano; tagliando un prisma indefinito con due piani paralleli, si individua un prisma che viene talvolta detto, per contrapp., p. finito. In cristallografia, il prisma è una delle forme semplici che possono presentare i cristalli: p. trigonale, tetragonale, esagonale, a seconda che la sezione sia triangolare, quadrata o esagonale. 2. Nel linguaggio scient., denominazione di elementi o strutture che hanno forma analoga a quella del solido geometrico. In partic.: a. In ottica, p. rifrangente, o p. ottico, o semplicemente prisma, un mezzo trasparente (vetro, quarzo, ecc.) limitato da superfici piane non parallele, dette facce del p. (generalm. in numero di tre), su una delle quali incidono i raggi luminosi, per emergere poi da un’altra dopo aver subìto una deviazione (deviazione del p.) dipendente dall’indice di rifrazione del materiale del prisma e dalle sue caratteristiche geometriche. In partic., p. dispersivi, quelli che provocano per rifrazione la dispersione (v.) di un fascio di luce; p. a riflessione, quelli che realizzano, mediante riflessioni totali interne, determinate deviazioni di raggi luminosi. b. In idrografia, p. di deiezione, accumulo di materiali detritici, lo stesso che conoide di deiezione (v. conoide). c. In anatomia si dicono prismi le formazioni caratteristiche dello smalto dei denti, chiamate anche colonne dello smalto: hanno sezione poligonale e sono riunite insieme da una sostanza cementante. d. In zoologia, strato dei p., lo strato che riveste esternamente la madreperla nella conchiglia di alcuni molluschi. 3. In senso fig., nell’uso letter., con allusione all’effetto di scomposizione, deviazione, alterazione operato dal prisma ottico sui raggi luminosi, quanto comporta una visione o un’interpretazione falsa e ingannevole della realtà: il p. delle illusioni, delle passioni; o, con sign. più generico e non negativo, insieme organico di elementi fra loro varî e diversi: l’Ariosto vide e ritrasse gli eroi del Boiardo ... fra il p. del molteplice rinascimento (Carducci); visione varia, sfaccettata e molteplice: tutto Arretrerà dentro un disfatto prisma Babelico di forme e di colori (Montale).

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