Prendere. Finestra di approfondimento

Sinonimi e Contrari (2003)

Fabio Rossi

prendere. Finestra di approfondimento

Modi di esercitare una presa - P. è uno dei verbi più com. e generici dell’ital., spesso usato, soprattutto nel linguaggio fam., in luogo di sinon. più spec., o più fam., o più formali. Il sign. principale di p. è quello di «esercitare una presa con le mani», con il sinon. fam. pigliare, che ne copre tutti gli usi (mi pigliò per il braccio [C. Boito]) e l’intens. e più formale afferrare, che implica una forza o una sicurezza particolare della presa, o anche un prendere all’improvviso: mi ha afferrato per un braccio e non voleva più lasciarmi andare; ho afferrato al volo la bottiglia che stava per cadermi addosso. Una serie di termini allude al prendere una persona, un animale o un oggetto con una certa violenza. Acchiappare è, soprattutto nel registro fam., un prendere rapidamente e con energia, talora riferito a chi scappa, oppure a chi ha commesso un reato, oppure a un animale, come sinon. di cacciare: dove corri, tanto t’acchiappo!; hanno acchiappato i ladri e li hanno sbattuti in galera; la bambina acchiappa le libellule per infilzare crudelmente una pagliuzza nella loro coda (G. Faldella). Tuttavia cacciare può essere usato anche per intendere un inseguimento di un animale o, più raram., di una persona, senza necessariamente implicarne la cattura (come sinon. di dare la caccia a,andare a caccia di): caccia lepri e istrici, ma raramente porta a casa qualche preda. Analogo ad acchiappare è acciuffare, per lo più riferito a chi ha commesso un reato: vennero gli sbirri e li acciuffarono tutti e due (G. Verga). Accalappiare è riferito quasi soltanto ad animali o a malviventi, oppure, fig., a persone tratte in inganno (ma in quest’ultimo sign. non è sinon. di p. bensì di prendere in giro,ingannare,irretire,ammaliare e sim.): così pure nell’accalappiar gamberi trovavano un diletto sommo (I. Nievo); avrebbe trovato ben lei il mezzo di levarsi di fra i piedi l’imbecille marito che si era lasciato accalappiare da una vipera di quella natura (G. C. Chelli). Anche agguantare si riferisce spesso alla cattura di delinquenti, oppure è usato nell’espressione agguantare per il collo e sim.: finalmente la polizia ha agguantato i rapitori; mi agguantò per il bavero della giacca e cominciò a minacciarmi. Abbrancare e ghermire, più formali, vogliono invece dire, letteralm., «afferrare qualcuno con gli artigli», e dunque hanno come sogg. animali oppure, in senso fig., persone violente o nervose: abbrancò l’erba con le dita convulse, ne strappò due manciate (A. Fogazzaro); il gatto ghermì il canarino. Catturare ha sign. sim. a quello di tutti i verbi ora citati, implicando l’idea del togliere la libertà a un uomo o a un animale, ma è privo della connotazione spreg. e violenta dei suoi sinon.: non tutti gli esponenti della banda sono stati catturati; non è giusto catturare i cani randagi per rinchiuderli in un canile.

Prese momentanee e durature - Il sign. di p. può essere contiguo a quello di tenere (nel senso di «far stare qualcosa in mano perché non cada») e di reggere («far stare in una certa posizione »), che infatti possono essere usati come suoi sinon., se lo scopo del prendere è quello di non far cadere, di aiutare nella presa, o di mantenere in equilibrio e sim.: prendi (o reggi o tieni) questa pentola un attimo, perché io ho le mani impegnate. Oppure prendi può essere, così come tieni, un invito o un ordine fatto a persona cui si dia qualcosa: prendi (o tieni) questi soldi e vattene! In simili esempi, pur essendo usati spesso come sinon., p. e tenere hanno comunque sfumature diverse, poiché il primo verbo suggerisce l’idea che chi entra in possesso (momentaneo o duraturo) dell’oggetto lo porti via o lo metta in altro posto, mentre col secondo verbo ciò non accade necessariamente: ti avevo detto di tenermi (= reggermi) un attimo le chiavi, non di prendertele (= portartele via). Oppure, quasi all’opposto, p. può indicare un possesso momentaneo, mentre tenere un possesso duraturo: se ti serve, prendi pure la mia macchina, ma non tenerla troppo a lungo. Proprio per questo, p. difficilmente ammette perifrasi di tempo continuato, com. invece per tenere: sono due ore che sta tenendo quei fogli senza sapere cosa farci.

Prendere come acquisto, offerta e sim. - Tutta un’altra serie di sign. di p. ha sempre a che fare col senso del possesso, ma in modo meno diretto. P. è talora un sinon. fam. di acquistare, comprare: hai preso tu il pane?; esco a prendere il giornale. Oppure, può essere sinon. di ordinare, mangiare, bere: io prenderò un primo e un dolce; chi prende del vino bianco? Altre volte p. è sinon. di ricevere o accettare, ed è usato per lo più come esortazione dando un regalo: prendi quest’anello come segno del mio amore. Se si parla di titoli di studio, attestati e sim., p. è il verbo più com., in luogo del più formale e burocr. conseguire: ha conseguito il diploma di segretaria d’azienda. A proposito di stipendi e sim., p. è sinon. di guadagnare o del più formale percepire: percepisce una mensilità di tutto rispetto.

Recare con sé con o senza violenza - Talora p. può equivalere a portare, se si tratta di oggetto da utilizzarsi in un secondo momento: fa freddo, prendo il cappotto. In esempi come quello appena cit., il verbo portare, al tempo presente, implicherebbe che si ha indosso il cappotto al momento in cui si formula l’enunciato: fa freddo, porto (o indosso, sinon. più formale) il cappotto. Più spesso p. è sinon. di portare via: ho preso il ferro da stiro, te lo riporto domani. Se il portar via implica un prendere con la forza o illegalmente, p. è sinon. di rubare, sottrarre e sim., con i sinon. pop. fregare, sgraffignare e altri: i ladri hanno preso tutto. Oppure semplicemente di impadronirsi (di), impossessarsi (di), che tuttavia, seppure più formali, implicano sempre una certa avidità nell’atto di prendere: voglio prendere tutto quello che posso. Ancora più marcato è arraffare che indica un prendere frettoloso e nervoso, senza scegliere, con avidità, per il solo gusto di portar via: arraffarono tutti i resti del pranzo.