Potére²

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potere2


potére2 v. tr. [lat. *pŏtēre, per il class. pŏsse, rifatto sul participio potens e sulle altre forme in pot- della coniugazione (potes, poteram, ecc.)] (nella coniugazione si alternano i temi pot- e poss-: pres. pòsso, puòi [pop. pòi], può [pop., ant. o poet. puòte, pòte, ant. puòle, pop. tosc. pòle], possiamo [ant. o pop. potiamo, ant. o dial. potémo, ant. raro possémo], potete [ant. raro posséte], pòssono [ant. puònno, ant. o dial. pònno]; imperf. potévo [ant. raro posséa], potévi, potéva [poet. ant. potìe], potevamo, potevate, potévano [ant. possévano, ant. o poet. potìeno, potièno]; pass. rem. potéi [meno com. potètti, ant. possètti, ant. raro pòtti], potésti, ecc.; fut. potrò, potrài, ecc. [ant. poterò, poterài, ecc., e anche porò, porài, ecc.]; condiz. potrèi, potrésti, ecc. [ant. poterèi, poterésti, ecc., e anche porèi, porésti, ecc.; ant. o poet. io potrìa o porìa, egli potrìa o porìa, essi potrìano, potrìeno, o porìano]; cong. pres. io, tu, egli pòssa, possiamo, possiate, pòssano [pop. tu pòssi, essi pòssino]; cong. imperf. potéssi, ecc.; part. pres. potènte, solo come agg. e sost. [accanto al letter. possènte]; part. pass. potuto [ant. possuto]; ger. potèndo [ant. possèndo]; manca l’imperativo. Nei sign. 1, 2, 3 in cui è usato come verbo servile, può coniugarsi con l’ausiliare avere o essere, secondo che l’infinito con cui si unisce richieda l’uno o l’altro). – 1. a. Avere la facoltà, la forza, la capacità, la libertà, oppure i mezzi, il modo, la convenienza di fare qualcosa; avere la possibilità rispetto al giusto, al lecito, alla norma, di agire in un determinato modo, in quanto mancano ostacoli sia da parte di elementi materiali o naturali sia da parte della volontà propria o altrui: qui ognuno può entrare e uscire come vuole; potete fare ciò che volete; posso accontentarmi di poco; è così robusto che può sollevare una cassa di cento chili; potrei insegnarti a sciare; potremo cercare una soluzione migliore; esser possibile, esser consentito, spec. in frasi esclamative: oh, se potessi prevedere il futuro!; se potessimo sapere ciò che ci aspetta! b. Nella forma interrogativa, serve a chiedere un permesso, a domandare cortesemente un favore: posso entrare? (anche ellitticamente, posso?, si può ?); posso vedere anch’io?; posso usare il vostro telefono?; potrei parlarti un momento da solo?; posso avere il piacere di accompagnarti?; anche in tono iron. o stizzoso: si può sapere dove sei stato?; si può sapere che cosa ti prende?; potrei sapere che intenzioni hai? In altri casi serve a concedere un permesso, un’autorizzazione e sim.: potete andare; domani potrete uscire un’ora prima; puoi rimanere fino a stasera. c. Con valore enfatico, osare, avere il coraggio di: come potete affermare queste cose?; come puoi dire una simile menzogna?; e tu hai potuto far questo a tua madre!; con senso analogo: Meritamente però ch’io potei Abbandonarti, io grido alle frementi Onde (Foscolo), poiché fui capace, arrivai fino al punto di abbandonarti. d. Aver ragione o motivo di fare qualcosa: Fiorenza mia, ben puoi esser contenta Di questa digression che non ti tocca (Dante); puoi essere soddisfatto del tuo lavoro; spesso anche nella forma negativa: non posso proprio lamentarmi; non ti puoi lagnare di come sono andate le cose; non potete dire di esser stati trattati male. e. Talvolta con sign. vicino a volere: puoi prestarmi il tuo libro?; potresti aiutarmi un po’?; potete venire qui subit0?; anche con sign. vicino a dovere, ma in senso più attenuato: potevi dirmelo prima! f. Quando il verbo potere si riferisce a tutta la frase (e non al solo infinito), indica generica possibilità: si può peccare in pensieri, opere, omissioni; è il meno che poteva fare; anche, e più efficacemente, nella forma negativa: non puoi parlare senza gridare?; non potete giocare senza fare tutto questo chiasso? g. Con valore genericam. concessivo, in frasi con la 2a persona sing. o plur.: ora te ne puoi proprio andare; puoi ben dirlo!; potete dirlo forte!; potete urlare quanto volete, tanto nessuno vi sente; puoi insistere, se credi, tanto non otterrai nulla. 2. In frasi negative: a. Esprime il concetto opposto di quello espresso dall’infinito (e, in genere, indica la presenza di un impedimento a che qualche cosa sia fatta o avvenga, e quindi impossibilità di ordine materiale, morale, fisico e sim.): ora non posso riceverti, torna domani; avevo tanto da fare che non mi sono potuto muovere di casa; per ragioni indipendenti dalla mia volontà non posso venire alla festa; non posso accettare il tuo regalo; non ti potrò mai dimenticare; non lo si può accusare senza prove; non posso credere a una simile infamia; ho la gola infiammata e non posso deglutire; questa valigia pesa troppo, non posso portarla; non poter vivere senza qualcuno (o, meno spesso, qualcosa), provare grandissimo dolore per l’assenza o la lontananza di una persona, per la mancanza di una cosa. b. In alcuni casi, ha sign. affine a dovere (nel sign. 1 a di quel verbo, che implica un obbligo o un’indicazione di natura morale): non possiamo permettere questo; il medico ha detto che non ti puoi affaticare; ricordati che fino a stasera non ti puoi assentare. Dal punto di vista logico, in enunciati negativi di tipo apodittico (che cioè implicano la necessità della cosa predicata), non potere equivale al contrario di dovere (nel sign. di «essere necessario») e, conseguentemente, non potere non equivale a dovere: un multiplo di 4 non può terminare con la cifra 5 equivale a un multiplo di 4 deve terminare con una cifra diversa da 5; e così: un multiplo di 2 non può non essere pari equivale a un multiplo di 2 deve essere pari. c. Non riuscire, non essere capace: non ho potuto dormire tutta la notte; non può darsi pace; non potei trattenermi dal ridere; non posso proprio farne a meno; il posto è così bello che non lo si può descrivere. d. Non essere lecito, consentito e sim.: mi dispiace, ma non si può entrare; qui non può passare nessuno; non potete sedervi là. e. Le locuzioni non poter soffrire, non poter sopportare, non poter vedere qualcuno o qualcosa, esprimono avversione, odio, antipatia e, in genere, sentimenti negativi nei confronti di persone e di cose. f. Seguito da un’altra frase negativa, costituisce un’affermazione retorica (e indica generalm. costrizione morale): non posso non dirglielo in faccia; non puoi non ascoltarmi; non possiamo non andarci; Perché non possiamo non dirci cristiani, titolo di un articolo di B. Croce (1942). 3. a. Essere probabile, credibile, verosimile, ecc.: attento, potresti cadere!; può campare ancora cent’anni; potrà durare più o meno due ore; può essere che non lo sappia; tutti possiamo sbagliare; potrei ingannarmi, potrei sbagliarmi, e sim., espressioni in cui si ammette, più per modestia o prudenza che per convinzione, la possibilità di essersi sbagliati; può essere, può darsi, espressioni usate come risposta, per ammettere la possibilità o la probabilità che le cose stiano come afferma o suppone l’interlocutore (con senso affine a forse, è probabile). In frasi negative: non può tardare ancora molto; spesso per esprimere certezza o, al contrario, incredulità: non può essere stato altri che lui; non può essere!, con gli stessi sign. nella forma interrogativa: può essere?; ma come può essere avvenuto? b. Essere presumibile, supponibile e sim. (in frasi, soprattutto al futuro, che enunciano ipotesi, congetture, giudizî vaghi e approssimativi): potrà avere la mia età; può avere sì e no quarant’anni; potranno essere le dieci; potrà pesare un chilo; in queste e analoghe espressioni il verbo ha prevalentemente funzione fraseologica, serve cioè a colorire la frase; più chiaramente fraseologico è in altri casi: chi può essere? (= chi sarà?); per quanto possa parere strano (= per quanto paia strano); può ringraziare Iddio se è ancora vivo (= ringrazi Dio se ...); ha sofferto quel che può esserci di peggio (= quello che c’è di peggio); analogam. in formula d’augurio: possa tu essere felice!; possiate tornare presto fra noi!; o, al contrario, in imprecazioni, maledizioni e sim.: possa rompersi il collo!; potessi morire se non è vero! 4. Con uso assol.: a. In frasi nelle quali l’infinito è sottinteso, sia perché enunciato in precedenza sia perché facilmente intuibile dal contesto: farò più presto che posso (fare); avvenga quello che può (avvenire); ognuno s’ingegna come può (ingegnarsi); si salvi chi può (chi ce la fa, chi riesce a salvarsi); se il giovane sapesse, e se il vecchio potesse, e’ non c’è cosa che non si facesse (prov. toscano); era bassetto di sua persona, e pieno e grasso quanto potea (sottint. essere) (Sacchetti). b. Seguito (o preceduto) da un compl. oggetto sentito come dipendente da un infinito sottinteso (in genere fare): Colui che tutto può, Dio; ho fatto tutto ciò che potevo, che era in mia facoltà di fare; in frasi che indicano scarsezza di mezzi finanziarî, fisici, intellettuali, ecc., ma non di buona volontà: poverino, fa quel che può; si fa quel che si può, come a scusarsi se non si riesce a fare di più. 5. Sempre con uso assol., ma con sign. più determinati: a. letter. Con riferimento a forza fisica, in frasi che sottintendono verbi quali resistere, portare, sostenere, reggere e sim.: La lena m’era del polmon sì munta Quand’io fui su, ch’i’ non potea più oltre (Dante); comune spec. nell’uso pop. tosc.: un ragazzo così non può un paniere di quel peso; camminando con la cavalla, che molto male potea quella soma (Sacchetti); le gambe non mi possono; è così debole che non può la fatica (che non resiste alla fatica); Tutti color ch’a quel tempo eran ivi Da poter arme (Dante), abili a portare armi. b. In usi ant. o letter., aver potere, essere potente, o avere vigore, gagliardia: tanto tempo allora potesti contro alla fortuna e sopra tutti e mortali (L. B. Alberti); brutto marrano, In che paese ti trovasti, e quando, A poter più di me con l’arme in man0? (Ariosto). Con riferimento al vento, al sole, ecc. (talora anche nella lingua parlata), poterci, potervi, battere in un luogo: da queste parti, il vento ci può molto; un pratello nel quale l’erba era verde e grande né vi poteva d’alcuna parte il sole (Boccaccio). c. Avere forza, efficacia, potenza di raggiungere determinati effetti: l’esempio può molto; dove non può la giustizia può spesso l’inganno; tanto può l’amore di una madre!; che cosa non può la fede?; Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno (Dante); Che non può un’alma ardita Se in forti membri ha vita? (Parini); mi stupisco che in quelle cotenne, In que’ fantocci esotici di legno, Potesse l’armonia fino a quel segno (Giusti); volere è potere (prov.). d. Con riferimento a persona, godere di notevole influenza, autorità, possedere ingenti mezzi finanziarî e sim.: è gente che può molto; spesso, può più il segretario che il direttore. e. Locuz. particolari: a più non posso, con tutte le forze, con ogni impegno, il più possibile, e anche impetuosamente, furiosamente e sim.: correva a più non posso; gridavano a più non posso; si sono messi a studiare a più non posso; rubano tutti a più non posso; piove, grandina a più non posso. Non poterne più di qualcuno o di qualcosa, non avere più la forza di resistere alla fatica, alla noia, al fastidio ecc., non riuscire più a sopportare, essere sfinito fisicamente e moralmente: non ne posso più di lui, di questa faccenda, di questo lavoro; anche assol.: basta, non ne posso più! Non potercela con qualcuno, non poter reggere al confronto, non essere capace di competere con lui: con lui non ce la posso certo. ◆ Qui di seguito si riportano, a titolo esemplificativo, alcuni passi d’autore in cui sono documentate talune forme della coniugaz. del verbo che sono estranee all’uso oggi comune. Per l’indic. pres., 3a pers. sing.: Non si pò dicer né tenere a mente (Dante); e con ne epitetico: A Dio, a sé, al prossimo si pòne Far forza (Dante); Il dì s’apressa e non pote esser lunge (Petrarca); più com. la forma dittongata: Vuolsi così colà dove si puote Ciò che si vuole (Dante); Poiché nulla tra voi pace esser puote, Si dividano i regni (Parini); Signora mia, si fa quel che si pole (Fucini); chi vuol far quel che non puole, gl’intervien quel che non vuole (prov. tosc., com’è riportato nella raccolta di G. Giusti); 1a pers. pl.: la città dolente, U’ non potemo intrare omai sanz’ira (Dante); 3a pers. pl.: dentro al petto sorpriso dal sonno Li spirite’ d’amor posar non ponno (Poliziano); i suoi pensieri in lui dormir non ponno (T. Tasso); mal pônno sfogar rade, operose Rime il dolor che deve albergar meco (Foscolo); e in forma tronca: Se sì alto pon gir mie stanche rime (Petrarca). Per l’indic. imperf. (1a e 3a pers. sing., 3a pers. pl.): né per molto che io mi sforzasse di fuggire, possea estendere i passi (Sannazzaro); e [= i] quali errori ancora vivendo lui possevano non lo offendere (Machiavelli); Né più salir potìesi in quella vita (Dante); non a pieno Riconoscer loro forma indi potièno (T. Tasso). Per il pass. rem. (1a pers. sing.): Udir non potti quello ch’a lor porse (Dante); 3a pers. plur.: quando furo in luogo che pottero vedere, la guardaro (Giamboni). Per il condiz.: di quest’anime stanche Non poterebbe farne posar una (Dante), Ma chi giammai potria Guarir tua mente illusa ...? (Parini), le polvi Che roder gli potrìen la molle cute (Parini); E come poria io mai sofferire ... (Boccaccio). Per il gerundio: non possendo el miser ciò soffrire (Poliziano).