Polimorfismo

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polimorfismo


s. m. [comp. di poli- e -morfismo; in qualche sign., der. di polimorfo]. – 1. letter. In generale, l’assumere forme, aspetti, modi di essere diversi secondo le varie circostanze; possibilità di presentarsi in forme diverse. 2. In mineralogia, fenomeno per cui un elemento o un composto chimico, cristallizzando, può assumere strutture diverse e presentarsi in più modificazioni (o fasi cristalline), ognuna stabile in un certo intervallo di temperatura e pressione, aventi proprietà fisiche differenti e indicate con α, β, γ, ecc., a partire da quella stabile a temperatura più bassa. Così lo zolfo, stabile nella modificazione rombica (zolfo α) tra 0 e 95,5 °C, si trasforma reversibilmente (p. reversibile o enantiotropo) nella modificazione monoclina (zolfo β), stabile tra i 95,5 e i 144 °C, mentre la calcite, modificazione trigonale del carbonato di calcio, si trasforma irreversibilmente (p. irreversibile o monotropo) nell’aragonite, modificazione rombica. Accade però per certe sostanze che una fase possa, per cause diverse, continuare a esistere al di fuori del suo campo di stabilità, per cui coesistono fasi stabili e fasi metastabili, come, per es., per il carbonio, esistente in natura nella forma cristallina cubica (diamante) e in quella esagonale (grafite). 3. In biologia, la presenza contemporanea, in una popolazione animale o vegetale, di due o più forme geneticamente ben distinte; p. morfologico, quello per cui la distinzione degli individui è riconducibile alla morfologia esterna; p. di casta, negli insetti sociali, la presenza contemporanea di individui che assumono nella società funzioni diverse (per es., tra le api, regina, fuco, operaia); p. stagionale, quello per cui diverse generazioni prodotte nell’arco dell’anno manifestano caratteri differenti, legato principalmente alla variazione dei fattori ambientali; p. coloniale, quello per cui i diversi individui di un organismo coloniale sono modificati in relazione alle diverse funzioni svolte nella colonia; p. genetico, la presenza, negli individui di una popolazione, di un carattere che varia in quanto determinato da due o più alleli, di cui il più raro mostri, per convenzione, una frequenza non inferiore all’1%; p. bilanciato, quando, in una popolazione, una forma allelica non sostituisce completamente l’altra ma raggiunge una frequenza intermedia stabile in seguito all’azione della selezione naturale. 4. In medicina, presenza di anomalie o manifestazioni patologiche di multiforme aspetto: p. cutaneo, la comparsa, simultanea o in fasi successive, di lesioni elementari diverse (papule, vescicole, ecc.); p. extrasistolico, in elettrocardiografia, la presenza di extrasistoli polimorfe (v. polimorfo).