Poèma

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poema


poèma s. m. [dal lat. pŏēma -ătis «composizione poetica», che è dal gr. ποίημα -ατος, der. di ποιέω «fare, produrre»] (pl. -i, ant. poèmati). – 1. Opera poetica, di carattere narrativo o didascalico, di notevole estensione e di vasto respiro, di tono e argomento varî; secondo la materia trattata, si distinguono: p. epico, o eroico o mitico, come i poemi di Omero e di Virgilio; p. storico, come la Farsaglia di Lucano; p. cavalleresco, come l’Orlando Furioso dell’Ariosto; p. eroicomico, che costituisce una parodia dei poemi epico e cavalleresco, come La secchia rapita del Tassoni; p. didascalico, come Il Giorno del Parini; poema è anche, secondo le parole stesse di Dante (Par. XXIII, 62; XXV, 1), la Divina Commedia, che sfugge però a ogni classificazione. 2. In tempi moderni, il termine è stato usato per indicare brevi composizioni di tono lirico, spec. al plur., come titolo di raccolte: P. conviviali (1904), P. italici (1911), P. del Risorgimento (1913), di G. Pascoli; al sing., nel suo valore tradizionale: P. paradisiaco (1893), di G. D’Annunzio. 3. fig. a. Componimento, articolo, saggio, lettera, ecc. che abbia lunghezza notevolmente maggiore del normale: ma questo è un p.!; mi ha scritto un p., non una lettera. b. Cosa, fatto o, meno com., persona che per qualche loro caratteristica escano dall’ordinario, o abbiano in sé un elemento insolito, eccezionale, bizzarro, che comunque piace e attrae: la mia vita è tutta un p.; hai fatto un risotto che è un p.; ci sono dei vecchi uscieri, che ... sono tutto un p. del buon tempo antico, cogl’inchini abissali che ti fanno (A. Baldini). 4. P. sinfonico, genere di composizione strumentale che si prefigge di evocare vicende drammatiche, o ambienti di natura, o caratteristiche figure della storia o della leggenda: i p. sinfonici di Liszt, di Strauss, di Debussy, di Respighi. ◆ Dim. poemétto (v.); spreg. poemùccio; accr., scherz., poe-móne; pegg. poemàccio.