Perifràstico

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perifrastico


perifràstico agg. [dal gr. περιϕραστικός, der. di περίϕρασις «perifrasi»] (pl. m. -ci). – Di perifrasi, che è costituito da una perifrasi, espresso mediante perifrasi: locuzione, espressione p.; modi p. del parlar comune. Nel linguaggio della grammatica e della linguistica, forme p., in senso largo, quelle che sono costituite da due o più parole, contrapposte ad altre che, nello stesso àmbito semantico o morfologico, sono formate da una parola sola; sono tali, per es., avere inizio e avere termine, equivalenti di cominciare e terminare; il pass. pross. sono andato di fronte al pass. rem. andai; e da un futuro perifrastico latino amare habeo, che in età tarda e nell’uso pop. sostituì il futuro sintetico classico amabo, ha origine il futuro ital. amerò (e così per tutti gli altri verbi). Più in partic., nella grammatica latina si distinguono una coniugazione p. attiva e una coniugazione p. passiva, formate, nei varî tempi dell’indicativo, del congiuntivo e dell’infinito, con l’unione del verbo esse e il participio futuro attivo la prima (amaturus eram, profecturus sim, venturum esse, ecc.), il gerundivo la seconda (amandus eram, proficiscendum sit, oboediendum esse, ecc.). Analogam., è detta costruzione p. quella in cui si fa ricorso a forme verbali perifrastiche: per es., la frase scio futurum esse ut te paeniteat «so che ti pentirai» (propriam., «so che avverrà che tu ti penta»). ◆ Avv. perifrasticaménte, con perifrasi, per mezzo di una perifrasi: Garibaldi è perifrasticamente detto l’eroe dei due mondi; tempi verbali espressi perifrasticamente.

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