Pàlpebra

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palpebra


pàlpebra (letter. e non com. palpèbra) s. f. [dal lat. palpĕbra o palpēbra, der. del tema di palpare, palpitare]. – In anatomia, ciascuna delle due formazioni cutanee-connettivali-mucose mobili (nell’uomo la p. superiore è più sviluppata e più mobile della p. inferiore) che, avvicinandosi tra loro, coprono la parte anteriore del globo oculare, proteggendola così da corpi estranei e dalla luce troppo intensa, mentre con la loro ritmica chiusura e apertura (resa possibile dalla contrazione di particolari formazioni muscolari, l’orbicolare dell’occhio e il muscolo elevatore della palpebra) diffondono il secreto delle ghiandole lacrimali sulla congiuntiva, mantenendola sempre umettata. Locuzioni: alzare, abbassare, aprire, chiudere le p.; battere (o sbattere) le p., chiuderle e aprirle molto rapidamente, quando si è abbagliati o stanchi o nervosi; sentirsi le p. pesanti, per una forte sonnolenza (dovuta a stanchezza, a grave torpore); scherz., sentirsi calare le palpebre (o la palpebra); non battere, non muovere palpebra (più com. ciglio), stare attentissimi, rimanere impassibili. In zoologia, terza p., sinon. di membrana nittitante (v. nittitante).

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