Orrorismo

Neologismi (2008)

orrorismo


s. m. Metodo di lotta politica che, per il conseguimento dei propri fini, compie azioni pubbliche che provocano orrore. ◆ per [Martin] Amis, Hamas e Hezbollah sono pura cattiveria e rappresentano l’islamismo più vile e velenoso, una concezione così violenta, irrazionale e sterminatrice che può essere paragonata al Terzo Reich. In «The Age of Horrorism» [pubblicato su «The Observer» il 10 settembre 2006], in cui conia il nuovo termine «orrorismo», l’autore incontra un buttafuori arabo davanti a una discoteca e dallo sguardo – già solo dallo sguardo! – capisce che rischia di essere ucciso. (Marcello Sorgi, Stampa, 21 dicembre 2006, p. 43, Società e Cultura) • «La mia tesi è che questi siano tempi di “orrorismo” – piuttosto che di terrorismo – perché la violenza viene perpetrata su gente inerme, sui civili, donne e bambini. Medea, l’infanticida, simboleggia appunto la violenza sull’inerme, sul vulnerabile. La sua figura è particolarmente pregnante perché da lei, in quanto madre, ci si aspetterebbe la cura non il vulnus, la ferita» [Adriana Cavarero intervistata da Paola Altichieri Donella]. (Arena, 13 maggio 2007, p. 42, Cultura e Spettacoli) • [Martin] Amis ha attribuito al linguaggio la capacità di restituire mediante neologismi la banalità della morte industrializzata, nei quattordici capitoli di «The Second Plane» egli descrive invece l’«orrorismo» e l’autodistruzione del terrorismo islamico. Amis è convinto che solo la creazione di neologismi restituisca l’indignazione provata di fronte ai tremila morti dell’11 settembre. A suo avviso, questa impresa traduce il suo «impegno morale» nella guerra contro il terrorismo. (Roberto Ciccarelli, Manifesto, 2 febbraio 2008, p. 12, Cultura).

Derivato dal s. m. orrore con l’aggiunta del suffisso -ismo.

Già attestato nella Repubblica del 18 ottobre 1996, p. 41, Cultura (Loredana Lipperini); titolo del libro di Ivo Scanner, Orrorismo, Roma 1996.