Nèrvo

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nervo


nèrvo s. m. [lat. nĕrvus (gr. νεῦρον) «tendine, muscolo; forza, vigore» e nel lat. mediev. «nervo» (come filamento nervoso)]. – 1. a. In anatomia, elemento costitutivo del sistema nervoso periferico, che ha la funzione di trasmettere gli impulsi nervosi, e le cui proprietà fondamentali sono pertanto l’eccitabilità e la conduttività; è formato essenzialmente di fibre (prolungamenti dei neuroni), avvolte da proprie guaine, che si riuniscono in fascetti e in fasci per formare un cordone rivestito da una membrana connettivale. Si distinguono: n. cranici o encefalici, i nervi periferici della regione cefalica che si originano dall’encefalo, emergono, in genere, da forami del cranio e sono ordinati in 12 paia (n. olfattorio, ottico, trocleare, ecc.); n. spinali, quelli che hanno origine dal midollo spinale, in numero di 33 paia, di cui due sono atrofiche, denominate, a seconda della regione della colonna vertebrale da cui emergono, n. cervicali, toracici o dorsali, lombari, sacrali e coccigei; n. simpatici, quelli che fanno parte del sistema nervoso vegetativo e che, a eccezione dei due nervi splancnici, sono poco definiti e si espandono in formazioni diffuse con ampio scambio di fibre. In base alla funzione: n. sensitivi, se trasmettono gli stimoli dalla periferia ai centri; n. motorî, se li trasmettono dai centri alla periferia; n. misti, se compiono tutte e due le funzioni. b. Per la funzione che il sistema nervoso, di cui i nervi sono parte integrante, ha nelle reazioni emotive, il termine appare in numerose locuz. d’uso assai frequente e di sign. vario: essere forte, saldo di nervi, avere i n. d’acciaio, essere capace di dominare le proprie emozioni, di frenare i proprî impulsi (al contr., essere debole, fiacco di nervi, non saper dominare o controllare i proprî n.); soffrire, essere malato di nervi, essere affetto da nevrastenia, o da malattie nervose (nel sign. generico di questa espressione); avere i n., essere nervoso, fortemente irritato: lasciami in pace, ho certi n. oggi!; avere i n. scoperti, a fior di pelle, essere irritabile, facile a scattare, a perdere il controllo di sé, o, come anche si dice, ad avere un attacco di nervi; avere i n. a pezzi, essere psichicamente stanco, esaurito; urtare, irritare i n., far venire i n., dare motivo di malumore, provocare scatti d’impazienza, di stizza (e con sign. simile, dare ai n. o sui n.); tensione di nervi, o nervosa, stato emotivo; calmare, distendere i n., trovare riposo, rilassarsi dopo momenti o periodi di irritazione, di malumore, o di tensione, di sofferenza psichica. In partic., guerra dei n., ogni forma di azione o manifestazione ostile intesa a intaccare il morale dell’avversario e a logorarne la resistenza. 2. Con altri sign. che la parola aveva già in latino: a. Nel linguaggio fam., muscolo, e, più spesso, tendine: mi s’è accavallato un n., ho un n. accavallato; un taglio di carne (macellata) che è tutto nervi. b. In usi fig., al plur., vigore, forza, gagliardia: un uomo tutto nervi, magro, dinamico, rapido nella decisione e nell’azione (al contr., un uomo senza nervi, fiacco, irresoluto); dove io per perdere i n. e la persona fui (Boccaccio), fui sul punto di perdere le forze e la vita. Anche al sing., per indicare la parte più forte di un’organizzazione, di una struttura sociale o sim. (in questa accezione, è più com. nerbo): il Machiavelli riteneva le fanterie il n. degli eserciti; il denaro è il n. della guerra, frase divenuta proverbiale (v. denaro, n. 2 a); troncate queste vanità crescerà la vera potenza, la riputazione e credito appresso il mondo, il danaro e gl’altri n. del governo (Sarpi). 3. estens. a. In botanica, ciascuno dei fasci fibrovascolari (detti anche vene), accompagnati per lo più da cordoni di fibre e di collenchima, spesso sporgenti a guisa di costoline o rilievi sulla pagina inferiore della lamina fogliare, dove decorrono in modo diverso, determinando così i varî tipi di nervazione: n. primarî o principali, quelli che decorrono dalla inserzione del picciolo fino all’apice o al margine della lamina; n. secondarî, quelli che si staccano da un nervo primario. b. Nell’uso com., n. dei fagiolini, lo stesso che filo. c. In legatoria, in passato, ma ancora oggi nella legatura artigianale, il supporto attorno al quale gira il filo della cucitura che serve a tenere uniti i fascicoli del libro dalla parte del dorso; i nervi si differenziano per numero e per grandezza a seconda delle dimensioni del volume (v. anche nervatura, n. 4). d. poet. Corda di strumento musicale: Or con le dita, ed or col plettro eburno, Sette nervi diversi insieme uniti, Tragge del muto legno umani accenti (Caro); o corda dell’arco: fena terror di cervi Lungi fischiar d’arco cidonio i n. (Foscolo); tendere con uno sforzo spasimoso il n. d’un arco smisurato (D’Annunzio). e. Forma meno com. che nerbo, nel sign. 1 b; più spesso, precisando, nervo di bue. f. region., scherz. Membro virile. ◆ Dim. nervétto (v.), nervettino, meno com. nervino, nervicino, nervicciòlo, nervolino, nervuzzo.

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