Modulazióne

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modulazione


modulazióne s. f. [dal lat. modulatio -onis]. – 1. a. In musica, passaggio della voce o del suono da una tonalità a un’altra: può essere stabile o passeggera, secondo che nella nuova tonalità si resti durevolmente (tanto da far dimenticare la precedente) o fuggevolmente; può essere vicina o lontana, secondo che si svolga fra tonalità relative o non relative; può compiersi improvvisamente, mediante accordi già contenenti suoni della nuova tonalità, o gradatamente, mediante una serie di armonie sempre più vicine a quelle della nuova tonalità. b. La regolazione dell’intensità e del timbro nel canto e nel suono di uno strumento: muovere la voce con gradevoli m.; m. agili, dolci, stentate. c. ant. Composizione musicale. 2. In architettura, proporzionamento degli elementi architettonici di un edificio (soprattutto in pianta e in facciata) sulla base di una misura fissa (modulo), che si ritrova in Vitruvio e negli architetti del Rinascimento, ma anche nell’edilizia moderna. 3. In fisica e nella tecnica, in senso proprio, variazione del modulo di una grandezza fisica che sia funzione sinusoidale del tempo; per estens., variazione del valore di una grandezza o dell’intensità di un processo: m. di una sorgente luminosa, di una radioonda, di una corrente ad alta frequenza, ecc. a. In elettronica e nella tecnica delle telecomunicazioni, operazione fondamentale nella trasmissione delle informazioni, consistente nella trasformazione del messaggio (di solito preliminarmente convertito in un segnale elettrico) in un segnale adatto a essere trasmesso sul canale disponibile. M. analogica, operazione mediante la quale un parametro di un segnale elettrico continuo, detto portante, viene modulato da un secondo segnale, detto modulante, che contiene l’informazione da trasmettere: se la portante è un’onda sinusoidale, a seconda che ne siano variate l’ampiezza, la frequenza o la fase si parla di m. d’ampiezza (sigla AM), m. di frequenza (FM) o m. di fase (PM); se la portante è costituita dalla ripetizione periodica di un segnale impulsivo, si parla di m. a impulsi. M. numerica, o digitale, operazione mediante la quale un messaggio viene riprodotto tramite un segnale che può assumere solo valori discreti; per es., m. binaria, quella in cui i valori discreti possibili sono soltanto due; m. a impulsi codificati (sigla PCM), in cui viene stabilita una corrispondenza biunivoca (codice) tra gli elementi di un insieme alfanumerico e successioni di impulsi binarî; m. incrociata (o intermodulazione), in un radioricevitore, fenomeno di sovrapposizione dell’informazione contenuta in due o più segnali modulati; m. negativa, in televisione, modulazione effettuata in modo che a un aumento della luminosità dell’immagine corrisponda una diminuzione dell’ampiezza dell’onda emessa; m. parassita, modulazione indesiderata provocata in una radioonda da un’altra radioonda. b. In ottica, il termine indica la variazione nel tempo o nello spazio, secondo una data legge, dell’intensità di un raggio luminoso; m. d’emissione, m. per trasparenza, m. per birifrangenza, procedimenti diversi di modulazione della luce. 4. In biologia, ogni alterazione reversibile cui possono andare soggette le cellule, reagendo a diverse condizioni ambientali, senza che venga modificata la loro determinazione genetica.

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