Mòda

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moda


mòda s. f. [dal fr. mode, che è dal lat. modus «modo, foggia, maniera»; in francese la parola è stata usata al femm. fino al sec. 16°, oltre che nel presente sign., anche in quello generico di «modo, maniera»; l’uso del masch. per particolari sign. tecnici corrispondenti a quelli dell’ital. modo parte dal sec. 17°]. – 1. a. ant. Modo, maniera: altri finalmente stimano che il lusso sia raffinare le m. di vivere (Genovesi). b. Fenomeno sociale che consiste nell’affermarsi, in un determinato momento storico e in una data area geografica e culturale, di modelli estetici e comportamentali (nel gusto, nello stile, nelle forme espressive), e nel loro diffondersi via via che ad essi si conformano gruppi, più o meno vasti, per i quali tali modelli costituiscono, al tempo stesso, elemento di coesione interna e di riconoscibilità rispetto ad altri gruppi; in epoca moderna, e in partic. nella società occidentale contemporanea, tale fenomeno assume caratteristiche peculiari in relazione con l’elevata mobilità sociale, la rapida e vasta diffusione delle immagini tramite i mezzi di comunicazione di massa, la creazione o appropriazione dei modelli da parte dell’industria, che dà loro forma di merci adeguata al mercato internazionale. Come espressione del gusto predominante (tipico di una determinata società) la moda interessa ambiti intellettuali, ideologici, movimenti artistici e letterarî, o, più genericamente, abitudini, comportamenti, preferenze: sulle idee nostre opera talora anche la m. (Galiani). Seguito da una specificazione: m. artistiche, culturali, letterarie; la m. del romanzo d’appendice; la m. della alimentazione macrobiotica; la m. dei fast food; la m. di passare il Natale sulla neve; la m. del deltaplano. c. Con uso assol., o senza partic. specificazioni, il termine fa in genere riferimento all’ambito dell’abbigliamento (ma anche delle acconciature, degli ornamenti personali, del trucco, ecc.), nel quale il fenomeno è caratterizzato, soprattutto in tempi recenti, dal rapido succedersi di fogge, forme, materiali, in omaggio a modelli estetici che in genere si affermano come elementi di novità e originalità: lanciare, inventare una (nuova) m.; oggi la m. vuole così; una m. che si è presto imposta, che passerà subito; è la m. del momento; sono m. superate, passeggere; seguire la m.; la m. di Parigi; la m. italiana; la m. di quest’anno; m. primaverile, estiva, invernale; le piace vestirsi secondo la m.; disegnatore, giornale, figurino di moda; sfilata di moda; alta m., il complesso dei capi di abbigliamento disegnati e creati da alcune sartorie in esemplari unici per un pubblico ristretto; m. pronta, l’insieme degli abiti confezionati in serie secondo misure standard (l’espressione traduce il fr. prêt-à-porter); m. giovane, abbigliamento per giovani, giovanile. Sempre con uso assol., e per una sorta di personificazione: i capricci, le bizzarrie della m.; seguire, non seguire la m.; andare dietro alla m.; andare, stare al passo con la m.; essere, diventare schiavo della moda. Al sing. e seguito da una specificazione: la m. delle gonne lunghe, corte; la m. di portare i baffi, di farsi crescere la barba; la m. dei capelli corti, lunghi, arricciati; la m. della parrucca, della crinolina. d. Alla moda, locuz. avv. e agg., secondo il gusto attuale, caratteristico del proprio tempo: vestire, abbigliarsi, truccarsi alla m.; con valore di agg., di persona che segue il gusto e gli usi predominanti, sia nel vestire sia negli atteggiamenti, nelle opinioni, nelle abitudini: uomo, donna alla m.; personaggi alla m.; di cosa, confezionato, acconciato e sim. secondo i dettami di quella che è attualmente considerata eleganza: vestito, tailleur alla m.; anche rafforzato, all’ultima m.: un costume, una pettinatura all’ultima m.; di luogo, molto frequentato, che gode di recente ma vasta popolarità: locale, bar, ristorante alla moda. e. Di moda, e rafforzato di gran moda, come locuz. avv., conformemente agli usi e al gusto del tempo, del momento: andare, essere di m., essere molto diffuso, conforme ai gusti più attuali, con riferimento, oltre che all’abbigliamento, anche ad abitudini, usanze, comportamenti che si siano temporaneamente imposti e che siano seguiti da quanti vogliono apparire raffinati, aggiornati, al passo con il proprio tempo: quest’anno vanno di m. le gonne corte e con la vita bassa; è di m. trascorrere le vacanze all’estero; le automobili americane non sono più di m.; diventare, venire di m.; tornare di m.; mettere, rimettere di m.; al contrario, passare, uscire, andare giù di m., non rispondere più al gusto attuale: un genere musicale totalmente passato di moda; anche in senso iron., con riferimento a comportamenti, abitudini e sim. in genere considerati da riprovare o da evitare: che, adesso è di m. essere maleducati?; sembra che salutare non sia più di moda. Come locuz. agg., di ciò che risponde pienamente al gusto attuale, che incontra il consenso generale: tessuti, vestiti, colori di m.; è un profumo di m., di gran m.; locali di m.; balli, linguaggio di m.; malattia di m., malattia ostentata più che reale, che in certi periodi sembra assumere carattere epidemico, non perché sia realmente diffusa, ma perché l’esserne affetti sembra rispondere a un modello di raffinatezza nel quale hanno parte anche il patimento fisico e quello psichico. f. Fuori moda, locuz. avv. e agg., in modo non più conforme al gusto attuale, in modo superato: andare fuori m.; era vestita del tutto fuori m.; più spesso con valore di agg.: abbigliamento, pettinatura, vestito fuori moda. 2. non com. In senso concr., al plur., abiti, accessorî, articoli d’abbigliamento per signora: negozio, magazzino di mode. 3. In statistica, moda (o norma, o anche valore modale o valore normale) della distribuzione di una variabile definita su un insieme discreto di valori, il valore per cui si ha la massima frequenza; se i valori possibili costituiscono invece un insieme continuo, la moda si può definire come il valore cui corrisponde il massimo della funzione di distribuzione (v. distribuzione, n. 2 a); a seconda del numero delle mode, le distribuzioni si distinguono in unimodali o monomodali, bimodali, plurimodali e zeromodali. TAV.

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