Mare

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mare


s. m. [lat. mare]. – 1. La parte della superficie terrestre coperta d’acqua (ad eccezione delle acque continentali: laghi, fiumi, ecc.), e quindi, in generale, il complesso delle acque salate che circondano i continenti e le isole, oppure una parte qualsiasi di tale complesso (spesso in contrapp. a terra e cielo): la montagna si leva a mille metri sul livello del m.; solcare le ampie distese del m.; animali che abitano negli abissi, nelle profondità del m.; all’orizzonte, l’azzurro del m. si confonde con quello del cielo; aria, vento, brezza di m., che spira dal mare verso terra; le onde, il fragore, il muggito del m.; Infin che ’l mar fu sovra noi richiuso (Dante); noi siamo come il m., che riceve acqua da tutte le parti, e la torna a distribuire a tutti i fiumi (Manzoni); nuotare, tuffarsi nel m., ecc. Dal punto di vista fisico chimico, la massa d’acqua che costituisce il mare ha una superficie complessiva corrispondente a circa i sette decimi dell’intera superficie terrestre, è profonda in media circa 3800 m (con punte di oltre 11.000 nell’Oceano Pacifico), e contiene, oltre all’idrogeno e all’ossigeno, molti altri elementi chimici, per lo più sotto forma di sali (in massima parte cloruro di sodio); la concentrazione di questi (salinità) è in media del 35‰ in peso, ma varia notevolmente da luogo a luogo, in generale a seconda della differenza tra evaporazione e precipitazione; in relazione alla temperatura delle acque superficiali, e quindi con riferimento alle diverse zone climatiche, si distinguono m. caldi, m. temperati e m. polari. a. In relazione alle coste: un braccio di m.; le insenature del m.; sulla riva del m.; alto m., il mare lontano dalla costa e quindi più profondo (per l’uso fig. della locuz., v. oltre); le regioni di là dal m., oltre m. (v. anche oltremare). Talvolta serve a indicare la costa stessa o la parte di terra che dalla prossimità del mare trae speciali caratteri climatici: una villa sul m.; andare al m., a villeggiare in paese marittimo. La determinazione al m. (o a m.) si aggiunge spesso a toponimi di località costiere: Francavilla al M.; Castellammare (= castello a mare). b. Con riferimento alla navigazione: mettersi in m.; andare per m. (E messi in un vasel, ch’ad ogni vento Per mare andasse, Dante); viaggio di m.; spedire via m., per nave; correre il m., fare il corsaro; ant., rompere in m., fare naufragio; porto di m., anche in locuz. fig. (v. oltre); mal di m., v. naupatia; gente di m., v. gente2 (n. 5); un lupo di m., un marinaio esperto; consoli, consolato del m., v. console (n. 2 d), consolato; forze di m., l’insieme delle navi da guerra, degli equipaggi, ecc. Con sign. storico-politico: dominio dei m. (v. talassocrazia); libertà dei mari. Per la popolare cerimonia veneziana dello sposalizio del m., v. sposalizio. c. Con riferimento alle condizioni o allo stato del mare, genericamente: m. calmo, m. mosso, m. agitato; m. in bonaccia, calmo (pop. m. d’olio, o liscio come l’olio, m. come una tavola), m. in burrasca, m. in tempesta, ecc.: feci colazione sul terrazzo, davanti a un m. che tremava di vento (Elena Ferrante); con più diretto riferimento al moto ondoso, nel linguaggio marin.: m. vivo o m. di vento, con onde formatesi a causa del vento che sta spirando; m. lungo, caratterizzato da onde regolari, lunghe, senza cresta, propagatesi da regioni lontane perturbate da burrasche (e che può quindi precedere, preannunciandolo, l’arrivo di tali perturbazioni); m. morto o vecchio, il moto ondoso che si stabilisce in una zona di mare agitato al cessare del vento, simile al mare lungo, ma con onde che si smorzano progressivamente; m. a montoni, o m. a pecorelle, quando il vento, forte, rompendo le cime delle onde, cosparge il mare di chiazze di spuma, conferendogli un aspetto che ricorda quello di un gregge al pascolo. Più precisamente, lo stato del m. si esprime internazionalmente con le cifre da 0 a 9 in scala crescente, alle quali corrispondono condizioni del moto ondoso di intensità sempre maggiore, e che, nell’uso della marina italiana, sono accompagnate, rispettivam., dai termini descrittivi calmo, quasi calmo, poco mosso, mosso, molto mosso, agitato, molto agitato, grosso, molto grosso, tempestoso (per es., m. calmo o m. 0; m. agitato o m. 5, ecc.); in passato si usava, e spesso si usa impropriam. anche oggi, la locuz. mare forza ... seguita da una delle cifre. Nel linguaggio com., anche semplicem. mare per indicare il mare agitato o grosso: non siamo usciti con il motoscafo perché c’era un po’ di m.; nell’uso marin., incontrare mare, incontrare mare agitato; tenere, reggere il m., di naviglio che sostiene bene il mare grosso; tipiche del linguaggio marin. sono anche le espressioni m. al mascone, al traverso, al giardinetto, per indicare i settori, rispettivam. di prua, di lato e di poppa, dove lo scafo della nave riceve il moto ondoso (e prendere il m. al mascone è la condizione ottimale di una nave per sostenere il mare agitato). Come termine di confronto: infido, mutevole come il mare, con allusione alla mutevolezza del mare, ora calmo ora in burrasca. d. In relazione ai prodotti che dal mare possono trarsi: pesce di m. (in opposizione a pesce di lago o di fiume); m. pescoso; frutti di m. (v. frutto, n. 2); sale di m. (più spesso marino); e in denominazioni particolari di specie o varietà di animali o minerali: rondine di m. (v. rondine); schiuma di m. (v. schiuma). e. In relazione agli esseri fantastici che secondo la mitologia antica vivevano nel mare: le divinità del m. (per es., il dio greco Poseidone e il dio latino Nettuno; le Nereidi, tra le quali Teti); i mostri del mare. 2. In senso stretto, si chiamano mari in geografia, le distese acquee che, dipendendo da uno o più oceani, si differenziano da questi per caratteristiche proprie (morfologiche, batimetriche, di marea, ecc.); per indicare queste singole entità, o loro particolari zone, il termine si specifica variamente (spesso troncandosi in mar davanti a consonante): Mar dei Caraibi o Mar delle Antille; Mar Giallo; mar Mediterraneo, a sua volta suddiviso in mare Adriatico, mar Tirreno, ecc. (anche sottintendendo mare quando il secondo elemento è sentito chiaramente come nome proprio: l’Adriatico, il Tirreno, ecc.). La differenziazione di questi mari è più o meno marcata secondo l’estensione della zona di contatto fra il mare e l’oceano o gli oceani da cui esso dipende; se la zona di contatto è molto ampia, la differenziazione è poco netta: è il caso dei cosiddetti m. marginali (per es., il Mare del Nord), caratterizzati dalla mancanza di un qualunque elemento di separazione con l’oceano aperto, e dei m. periferici (per es., il Mare del Giappone), nei quali l’elemento di separazione è costituito da un cordone di isole. Spiccatissima è invece l’individualità dei mari che comunicano con l’oceano attraverso stretti passaggi (m. interni o continentali, come per es. il mar Baltico), e tra essi particolare importanza hanno quelli che bagnano continenti diversi, cioè i quattro m. intercontinentali o mediterranei (il Mar Glaciale Artico o Mediterraneo artico, il Mar Mediterraneo o Mediterraneo romano, il Mar delle Antille o Mediterraneo americano, e il Mediterraneo australasiatico, formato dai mari compresi tra le isole dell’Indonesia). Nell’uso comune, si dà il nome di mare anche a zone oceaniche senza caratteristiche proprie, in espressioni che sono quindi pure denominazioni geografiche (per es., il Mare Arabico), e a zone depresse della superficie terrestre occupate da acque generalmente salate, senza comunicazione con l’oceano (m. chiusi), come, per es., il Mar Caspio e il Mar Morto. Nel linguaggio marin., con l’espressione i sette m. s’intendono gli oceani Atlantico settentr. e merid., Indiano, Pacifico settentr. e merid., e i mari Artico e Antartico. 3. In diritto si distinguono: m. territoriale (anche m. litorale o m. costiero), la fascia di mare adiacente alle coste di uno stato, il quale ne fissa l’ampiezza, talora anche unilateralmente, e vi estende la propria potestà (attualmente, per lo stato italiano, tale ampiezza è di 12 miglia); m. interni, le acque marine che fanno parte delle acque territoriali di uno stato, cioè, in generale, quelle che si internano in golfi, seni, baie, ecc. quando la distanza tra i punti estremi delle loro aperture non supera una determinata misura (che per lo stato italiano è di 24 miglia); m. libero (o alto m.), lo specchio di acque marine che, estendendosi oltre i limiti del mare territoriale, non può essere sottoposto alla potestà di alcuno stato. 4. estens. a. Mare di latte, espressione usata dai pescatori per indicare una concentrazione di plancton formata da accumuli di piccole meduse per lo spessore di alcuni centimetri, che dà al mare un aspetto lattiginoso; si osserva in più luoghi, in partic. sui banchi di Terranova. b. Mari di pietre, in geomorfologia, le distese di pietre poste su un pendio montuoso soggette a un lento moto di discesa (sono detti anche fiumi di pietra o pietraie semoventi). c. Mari lunari, nome dato da Galileo, e poi conservato, alle regioni pianeggianti e meno riflettenti della superficie lunare. d. Mare sporco, massa mucosa di colore bruno o grigio che si osserva, talora, per chilometri di estensione, sulla superficie del mare e particolarm. nell’Adriatico, formata da una enorme quantità di diatomee e dal muco da esse prodotto, che trattiene una parte del limo del fondo marino: le diatomee, originatesi sul fondo, si sollevano in seguito grazie alle bollicine di gas da esse stesse prodotte; la massa galleggia alla superficie per un certo tempo e poi va a fondo. e. Nell’uso com., con varie specificazioni, ampia distesa di sostanze liquide o solide, spesso in tono di enfasi iperbolica e in senso quasi fig.: un m. di sangue; un m. di sabbia; un m. d’inchiostro; un m. di gente. 5. In locuzioni e frasi prov.: loda il m. e tienti alla terra, invito a preferire il guadagno modesto ma sicuro; l’acqua va al m., il denaro va a chi ne è già provveduto; portare acqua al m., fare cosa inutile; una goccia nel m., a proposito di contributo troppo piccolo in paragone a ciò che occorrerebbe; promettere mari e monti, fare grandi promesse; cercare per m. e per terra, dappertutto; gettare a m., disfarsi in malo modo di persona o di cosa; è un porto di m., di luogo in cui c’è un continuo andare e venire di gente; è un m. senza fondo, riferendosi a cosa inesauribile o a manifestazioni di avidità insaziabile. 6. In usi fig.: a. Considerando il mare come luogo di viaggi lunghi o perigliosi (spesso in contrapp. a porto): si muovono a diversi porti Per lo gran mar de l’essere (Dante); essere in alto m., essere ancora lontani dal compimento di un’opera, dal raggiungimento di un fine, e sim. Stella del m. (traduz. del lat. maris stella), epiteto della Vergine in quanto guida i peccatori nel viaggio della vita: Di questo tempestoso mare stella (Petrarca). b. Considerando il mare come luogo di confluenza dei fiumi e di tutte le acque terrestri: Ell’è quel m. al qual tutto si move (Dante), riferito alla volontà di Dio; E io mi volsi al mar di tutto ’l senno (Dante), cioè a Virgilio. c. Con riferimento alla grandezza del mare, per indicare gran quantità anche numerica: trovarsi in un m. di guai; sommergersi nel m. dell’oblio; sprofondare in un m. di tristezza, di dolcezza; essere avvolto da un m. di dubbî. d. Frequente l’espressione mare magno, che ricalca il lat. mare magnum (v.), per indicare moltitudine o massa grande e confusa: Nel mare magno della capitale, Ove si cala e s’agita e ribolle Ogni fiumana e del bene e del male (Giusti).