Maestà

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maesta


maestà (letter. ant. maiestà, maiestade, maiestate) s. f. [dal lat. maiestas -atis, der. di maior «maggiore»]. – 1. Gravità nobile e solenne, autorità, grandezza che una cosa ha in sé o nell’aspetto, tale da ispirare riverenza o stupefatta ammirazione: la m. del creato, del mare, delle Alpi; la m. della Chiesa, dell’impero; la m. delle leggi; la m. delle antiche rovine, di un’architettura; avere grande m. nel volto, nel portamento; incedere, sedere in trono con maestà. Con partic. riferimento a Dio, alla divinità: la m. divina, la m. di Cristo benedicente; la m. di Giove sul trono dell’Olimpo. 2. a. Titolo e appellativo spettante in origine all’imperatore, in seguito esteso anche ai re: Sua M. reale e imperiale, o più comunem. Sua M. il Re Imperatore, o meglio la M. del Re Imperatore, espressioni con le quali si indica un re che è anche imperatore; in usi assol.: Sua M., il re o la regina; le Loro Maestà, il re e la regina; nel discorso diretto: Vostra M., le Vostre Maestà, o semplicem. Maestà! b. Delitto di lesa m., o più brevemente delitto di maestà (traduz. del lat. crimen maiestatis, per la formula più completa crimen laesae maiestatis: v. anche crimenlese), in origine, nel diritto romano, ogni delitto contro la maestà del popolo romano e dei suoi magistrati, in seguito ogni delitto contro regnanti, principi, signori feudali e, in genere, contro lo stato e i suoi magistrati: essere accusato di lesa m. (anche scherz.: per così poco sarebbero capaci di accusarlo di lesa maestà). 3. a. Nell’iconografia cristiana, la locuz. in maestà indica la rappresentazione della figura di Cristo, vista frontalmente, seduta in trono, recante gli attributi della sua potenza, secondo un motivo costituitosi fin dal 4° sec., in analogia con le figurazioni imperiali di quel tipo, ed esteso più tardi alla Vergine. Nel medioevo, si dissero maestà i tabernacoli delle vie e le pale d’altare che recavano il motivo della figura sacra vista frontalmente e rappresentata con gli attributi della sua potenza; tale uso sopravvive nella denominazione di opere pittoriche quali, per es., le M. di Cimabue, di Duccio, di Simone Martini. b. In araldica, in maestà (o anche di fronte), locuz. attributiva di figure umane e di animali posti nello scudo di prospetto, con la testa cioè rivolta all’osservatore, e dell’elmo posto con la visiera di fronte (ciò che indica giurisdizione sovrana, ma fino al titolo di marchese; i nobili di rango inferiore, da conte a cavaliere ereditario, portano l’elmo variamente orientato di profilo).

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