Léṡina

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lesina


léṡina s. f. [dal gotico alisna]. – 1. Arnese del calzolaio, costituito di un grosso ago ricurvo e assai appuntito, sostenuto da un corto manico, con cui si fora il cuoio per poterlo cucire. Quindi, fig., il mestiere stesso del calzolaio, in frasi (ormai rare) come la l. gli rende poco; ha buttato via la l. per fare un altro mestiere, e sim. 2. fig., fam. Rigido risparmio, soprattutto come manifestazione di taccagneria, di spilorceria, più che di parsimonia: ci vuole un po’ di l.; quei pochi soldi che aveva potuto mettere insieme in tanti anni di l.; pensavo tra me che avrebbero potuto mostrare meno l. a mio riguardo (D’Azeglio); lavorare di l., essere avaro, spilorcio; politica della l., di rigide economie (originariam., è l’espressione con cui è stata definita la politica finanziaria della «destra storica» e in partic. del ministro Q. Sella nei primi decennî dell’unità d’Italia, improntata a un severo contenimento della spesa pubblica); per metonimia, riferito a persona meschinamente attaccata al risparmio: che lesina!; una l. come lui non si trova; era sempre senza un soldo in tasca, con quella l. di suo padre. Il sign. fig. deriva forse da un libro burlesco del sec. 16°, Della famosissima Compagnia della Lesina, in cui si raccontava di una compagnia di avari che aveva come simbolo una lesina, per l’abitudine, tra le altre spilorcerie, di ripararsi le scarpe da sé; di qui le frasi appartenere alla l., essere della compagnia della l., essere taccagno, lesinare. 3. Becco a l., o anche semplicem. lesina, nomi dati nell’Italia centr. all’uccello avocetta, per la caratteristica forma del becco, sottile, ricurvo e appuntito, molto simile all’ago della lesina. ◆ Dim. leṡinino m.