Laserato

Neologismi (2008)

laserato


p. pass. e agg. Che ha immagini stampate con tecnologia laser. ◆ La Milano della moda chiude i battenti con una raffica di indicazioni su quello che sarà «in» nel prossimo inverno. Da Pucci, dominano come sempre, gli stampati, a righe geometriche, che finiscono anche «laserati» su pelle, (Laura Asnaghi, Repubblica, 27 febbraio 2000, p. 31, Cronaca) • La raffinatona s’innamora di zibellini, visoni e cincillà laserati come un pizzo, oppure tricottati con fili di cachemire. Dalla forma a plaid. «Leggeri come le piume degli uccelli. Perché nessuno vuole più pelliccioni a zavorra. Era ora di ripulirli da quell’aria di lusso antico. Meglio la versione a coperta, da usare anche per coprirsi le ginocchia in viaggio o davanti alla televisione», spiega Karl Lagerfeld (Antonella Amapane, Stampa, 27 febbraio 2004, p. 14, Cronache Italiane) • Da Thes & Thes, marchio greco disegnato da Thes Tziveli, il visone diventa addirittura velluto millerighe, il cavallino laserato sembra un pizzo settecentesco. (Paola Pollo, Corriere della sera, 20 febbraio 2006, p. 21, Cronache).

Derivato dal s. m. inv. laser con l’aggiunta del suffisso -ato.

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