Lantèrna

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lanterna


lantèrna s. f. [lat. lanterna, dal gr. λαμπτήρ -ῆρος (der. di λάμπω «splendere»), raccostato a lucerna]. – 1. a. Apparecchio d’illuminazione, portatile o fissato a un sostegno, costituito da una gabbia metallica di forma circolare o prismatica con pareti di vetro, entro cui è una sorgente luminosa, che una volta era una lampada a fiamma (di qui la caratteristica copertura a comignolo, per fare uscire il fumo) e che oggi è generalmente una lampada elettrica. L. cieca: apparecchio simile al precedente, di forma circolare, che concentra la luce in un fascio ed è fornito di uno schermo girevole con cui si può occultare la luce. L. veneziana, l. giapponese o cinese, più comunem. dette lampioncino alla veneziana, lampioncino giapponese o cinese (v. lampione). b. Locuzioni: far lume, trasparire come una l., di persona molto magra; mostrare o far vedere lucciole per lanterne (ant. mostrar vesciche ecc.), dare a intendere una cosa per l’altra; la l. di Diogene, quella con cui si dice che il filosofo andasse in giro di giorno cercando l’uomo (di qui l’espressione cercare con la l., cercare con grande cura una cosa difficile a trovare: un uomo onesto come lui non si trova neppure a cercarlo con la l.); alla lanterna!, grido con cui al principio della rivoluzione francese si eccitava il popolo ad appendere ai lampioni i cittadini sospetti di essere degli aristocratici; cappello a lanterna (o a lucerna), il cappello a due punte, con la tesa ripiegata dalle due parti e riunita sopra la cupola. c. In senso fig., scherz., le l., gli occhi, spec. se grandi o sbarrati: spalancare le l.; mi guardava stupito con quelle due lanterne. Anche gli occhiali: dove le hai messe le tue lanterne? 2. L. da proiezione, sinon. di diascopio; in partic., un diascopio di semplice costruzione usato come giocattolo. L. magica, denominazione – prob. ricalcata sul ted. Zauberlaterne – degli antichi diascopî (i cui primi esemplari risalgono alla fine del ’600), costituiti da una scatola metallica contenente una sorgente di luce (un piccolo lume a petrolio) e da un sistema di lenti, e usati per proiettare a distanza immagini dipinte a mano su vetrini. 3. La parte più alta della torre di un faro, chiusa tutt’intorno da vetrate, dove stanno gli apparecchi d’illuminazione. Per estens., nome dato spesso al faro stesso (per es., la l. di Genova, detta per antonomasia la Lanterna) e in genere ai fanali disposti all’entrata dei porti o all’estremità dei moli. 4. Per analogia, in architettura, elemento terminale di molte cupole, costituito da una specie di piccolo tiburio a pianta centrale, di forma non dissimile da quella di una lanterna per illuminazione; foggiata per lo più come un’edicola rotonda o poligonale, sormontata da una copertura cuspidale e da motivi terminali decorativi, è munita di finestre, e costituisce la sorgente luminosa centrale della cupola. 5. Nell’attrezzatura navale, sinon. di rabazza. 6. Nell’artiglieria antica, nome di una sorta di canestri (detti anche tonnelletti) di legno e bandelle di ferro, pieni di pallottole e di pietre, che venivano lanciati con colubrine e con cannoni. 7. a. Nelle macchine elettriche rotanti, la parte di un rotore che rende il nucleo magnetico solidale con l’albero. b. In fonderia, l’anima di una formatura usata per ottenere getti assimilabili a solidi di rivoluzione. c. Negli impianti di refrigerazione, anello metallico cavo, comunicante con la condotta di aspirazione, inserito tra le guarnizioni di tenuta allo scopo di diminuire la fuga del fluido frigorifero. 8. In zoologia, lanterna di Aristotele, speciale apparato triturante di cui è provvista la bocca degli echinoidei: consiste fondamentalmente di 5 mascelle terminanti ciascuna con un dente, e associate a un complicato sistema di pezzi calcarei che funzionano da leve, e di muscoli che li muovono. ◆ Dim. lanternétta, lanternina, e più com. lanternino m. (v.); spreg. lanternùccia, lanternùcola; pegg. lanternàccia; accr. lanternóne m. (v. la voce).

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