Iterativo

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iterativo


agg. [dal lat. tardo iterativus, der. di iterare «ripetere»: v. iterare]. – In generale, che contiene o esprime ripetizione, che si attua mediante operazioni ripetute, e sim. In partic.: 1. Canzone i., canzone popolare in cui lo stesso motivo viene ripetuto a regolari intervalli in strofe in cui anche il testo si presenta di volta in volta con pochissime varianti. 2. In matematica, relativo all’operazione di iterazione: procedimento i.; analogam., in informatica, programma, procedimento i., programma e procedimento che, nel calcolo elettronico, cerca di arrivare al risultato voluto attraverso una serie di operazioni ripetute più volte nello stesso ordine (ciclo i.), che dànno di volta in volta un’ulteriore approssimazione. 3. In linguistica, con più accezioni: a. Composti i., quelli formati dalla ripetizione della parola, come il lat. quisquis «chiunque» e l’ital. checché. Analogam. si parla di locuzioni i. per indicare locuzioni, di varia natura, in cui si ha la ripetizione della parola, come a mano a mano, mogio mogio, lemme lemme; in alcuni casi con specifico valore di ripetizione (batti e batti o batti e ribatti), oppure di superlativo (piano piano, stretto stretto); talvolta anche per sottolineare la natura vera dell’oggetto designato (un caffè caffè). b. Nella classificazione degli aspetti verbali, sono detti verbi i. (o anche frequentativi), o di aspetto o valore iterativo i verbi indicanti un’azione che si ripete, come per es. l’ital. sorseggiare e centellinare. Morfologicamente, questo aspetto è spesso ottenuto mediante il ricorso a speciali prefissi o suffissi (detti anch’essi iterativi) come il prefisso ital. ri- (es., ribattere, ricadere, rifare, cui corrisponde in latino il pref. re-) e i suffissi lat. -ā-, --, -itā- (es., iactare, da iacĕre part. pass. iactus, o crepitare, da crepare part. pass. crepĭtus; clamitare rispetto a clamare; cantare e cantitare rispetto a canĕre). c. Nella sintassi latina, cum iterativo, la congiunzione cum usata per esprimere azione ripetuta o abituale, col perfetto indicativo in relazione a un presente della proposizione principale (come nella frase, tradizionalmente addotta quale esempio, cum ad villam veni, hoc ipsum nihil agere me delectat «ogni volta che vengo in villa, questo stesso far niente mi diletta»), col piuccheperfetto in relazione a un imperfetto.