góla s. f. [lat. gŭla]. – 1. a. Termine generico con cui si designa soprattutto la faringe orale e la parte alta del tubo laringo-tracheale e dell’esofago: malattie della g., le affezioni morbose della faringe e della laringe; pop., mal di gola, l’angina; g. di lupo, malformazione congenita del labbro e del palato, detta con termine scientifico cheilognatopalatoschisi; avere la g. stretta, larga; sentirsi la g. secca, arida, arsa; raschiarsi, schiarirsi la g.; benedizione della g., il 3 febbraio, giorno di san Biagio; buio come in g., di luogo assai buio. Nel linguaggio com., anche la parte anteriore del collo: avere la g. gonfia; ripararsi la g. con una sciarpa; afferrare qualcuno per la g.; fontanella della g., la fossetta che è al limite anteriore del collo sopra lo sterno. b. Con riferimento alla gola in quanto vi passa il cibo: essere pieno fino alla g., essere sazio, e fig. essere stufo, non poterne più di qualche cosa: son pieno fino alla g. di questo lavoro; tornare in g., di cibi non digeriti, e fig. di parole, discorsi spiacevoli che non si riesce a dimenticare, o anche di cose gradite, divertimenti e sim. che si tramutano in amarezze; col boccone in g., appena finito di mangiare; restare a g. asciutta, senza bere; avere o sentire un nodo, un groppo in (o alla) g., provare, per motivi fisici, psicologici, emotivi, una sensazione di spasmo faringo-esofageo tale da impedire, o rendere difficoltosa, la deglutizione; essere un osso in g. per qualcuno, costituire una difficoltà, un fastidio, essere motivo di preoccupazione o d’angoscia: quella benedetta cambiale è per me un osso in gola. Per metonimia, ghiottoneria, ingordigia, golosità, considerata dalla morale cattolica uno dei sette vizî capitali: il vizio della g.; Per la dannosa colpa de la gola, Come tu vedi, a la pioggia mi fiacco (Dante); La g. e ’l sonno e l’oziose piume Hanno del mondo ogni vertù sbandita (Petrarca); fare un peccato di g., mangiare un alimento non consentito (per motivi dietetici o sim.); ne ammazza più la g. che la spada, prov. che allude ai dannosi effetti dell’intemperanza; aver g. di una cosa, sentirne goloso desiderio, esserne avido; come chi bee non per sete, ma per g. del vino (Boccaccio); fare gola, eccitare la brama di sé, detto di cibo o bevanda, e fig. d’altre cose: mi faceva g. quella fetta di torta; impiego, appartamento che fa g. a molti. c. Con riferimento alla gola in quanto organo della fonazione dal quale esce