Giógo

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giogo


giógo s. m. [lat. iŭgum] (pl. -ghi). – 1. a. Strumento usato come mezzo di attacco per i bovini: g. frontale, quello (per un solo animale) che, applicato alla fronte e assicurato alle corna, è collegato a un bilancino; g. di nuca, quello che si applica alla nuca dell’animale; g. doppio di garrese o g. di collo, quello formato di una trave di legno, leggermente arcata alle due estremità e con un anello centrale per fermare il timone, che viene appoggiata sulla base del collo di una coppia di buoi e fissata con due sottogola. b. letter. Paio di buoi aggiogati: quanto Un giogo in nove giorni ara di buoi (Caro). c. Per estens., termine (gr. ζυγόν, lat. iugum) usato nel mondo antico per designare unità fondiarie, di diversa estensione ma di identico valore a seconda della qualità e del genere di coltivazione, stabilite a scopo fiscale (attualmente è ancora in uso in certi paesi una unità di misura di superficie così chiamata: per es., in Australia, joch, con il valore di 5755 m2). d. fig. Servitù, soggezione: imporre, portare il g.; scuotere il g.; essere, languire sotto il g. straniero; sottomettersi, ribellarsi al g.; o condizione di dipendenza, tutela: giovani che non vogliono sottostare al g.; sottrarsi al g. (o, precisando, al g. della famiglia, dei genitori, della disciplina, ecc.). In partic., g. maritale (e con intonazione scherz., il dolce, il soave g.), il vincolo coniugale. 2. Per analogia, oggetto o strumento che ricorda la forma del giogo, o è collocato trasversalmente. In partic.: a. Asta sostenuta da due altre piantate nel terreno, posta ad altezza inferiore alla statura ordinaria d’un uomo, sotto cui, secondo il racconto di Livio, furono fatti passare i Romani per umiliazione dopo la sconfitta subita a Caudio nel 321 a. C. ad opera dei Sanniti (v. caudino); fig., passare sotto il g., assoggettarsi a una dura umiliazione. b. Barra che congiungeva i bracci della lira o della cetra. c. Nelle galee medievali, le parti trasversali estreme del telaio del posticcio, dove esso poggiava sullo scafo. 3. Con accezioni più tecniche: a. Parte della bilancia, cioè la leva da cui questa è in sostanza costituita. b. Pezzo di materiale ferromagnetico che costituisce in parte o in tutto il circuito magnetico di magneti permanenti o elettromagneti. c. In un trasformatore elettrico, quella parte del nucleo che collega magneticamente le colonne; in una macchina elettrica rotante, quella parte dello statore o del rotore, di materiale ferromagnetico, a forma di anello cilindrico, sulla quale sono fissate le espansioni polari o sono ricavate le scanalature (o cave) in cui è alloggiato l’avvolgimento. d. Nei tubi a raggi catodici a deflessione magnetica (per es. in quelli per televisori), g. di deflessione (o semplicem. giogo), il nucleo ferromagnetico della bobina di deflessione, o, anche, il dispositivo di deflessione nel suo complesso. 4. Parte della rete da pesca chiamata menaide, formata da quattro rettangoli di rete, detti spigoni, legati assieme per il lato corto, e tenuti verticalmente distesi dai sugheri del lato superiore e dai piombi fissati al lato inferiore. 5. In zoologia, apparato di collegamento alare delle farfalle, che unisce l’ala anteriore con quella posteriore; è spesso indicato col termine lat. scient. iugum. 6. a. Sommità di montagna lunga e tondeggiante: io fui d’i monti là intra Orbino E l’ giogo di che Tever si diserra (Dante); lavacri Che da’ suoi g. a te versa Apennino (Foscolo). b. Valico montano; il termine compare in toponimi alpini (per es., Giogo dello Stelvio), spesso con varianti dialettali (ladino dolomitico giou, giau), e in toponimi appenninici (per es., Giogo di Scarperia).