Frìgio

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frigio


frìgio agg. e s. m. [dal lat. Phrygius] (pl. f. -gie). – Della Frigia, regione storica dell’Asia Minore (e attualmente parte della Turchia asiatica), regno indipendente fino al sec. 7° a. C., conquistata da Alessandro Magno nel 333 a. C., e divenuta poi provincia romana: l’altopiano f.; i re f.; le divinità f. (in partic. la dea Cibele, che vi aveva uno speciale culto, detta perciò anche la f. madre); come s. m. (f. -a), abitante dell’antica Frigia (spec. al pl., i Frigi, per designare il popolo nel suo complesso); il frigio, o la lingua frigia, la lingua parlata dai Frigi, ritenuta affine al trace (con cui costituirebbe il gruppo traco-frigio) e strettamente connessa con l’armeno, come documentano anche alcune glosse e iscrizioni conservatesi. Per estens., nella lingua letter. e poet., è spesso sinon. di troiano: il f. pastore, Paride figlio di Priamo, e di qui prob. il nome del berretto f., tipico berretto degli antichi Persiani con il quale veniva appunto raffigurato Paride, dai Greci considerato caratteristico, in genere, dei popoli barbari, e che poi si diffuse, durante la rivoluzione francese, come simbolo della libertà. In musica, modo f., modo dell’antica Grecia costituito da due «tetracordi frigi» in successione discendente re-la sol-re; tono f., il 3° tono (autentico) del sistema gregoriano, basato sulle scale mi-mi in successione ascendente.