Finale

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finale


agg. e s. m. e f. [dal lat. tardo finalis, der. del sost. finis «fine2» e «fine3»]. – 1. agg. a. Della fine, che viene alla fine, cioè al termine di qualche cosa, quindi ultimo, conclusivo: pezzo, scena f.; esito f.; prova, esame f.; la decisione f.; atto f., l’ultimo atto di un’opera teatrale; atto f. del congresso di Vienna, il documento conclusivo; sillaba, lettera f., di una parola; giudizio f., v. giudizio, n. 1 b. In teologia morale, impenitenza f., perseveranza f., che permane sino alla fine della vita (v. impenitenza, perseveranza). In elettronica, stadio f. di un amplificatore, quello da cui si preleva l’energia per alimentare il carico; tubi o transistori f., quelli facenti parte di tale stadio. Nella teoria del canto liturgico cristiano, nota f., la nota intorno alla quale gravita e sulla quale termina la melodia, e che si trova di solito alla base o al centro della scala modale prescelta. b. Del fine, che concerne il fine, che mira a uno scopo: intenzione f.; causa finale. In sintassi, proposizioni f. (o finali s. f.), proposizioni subordinate che indicano il fine, lo scopo per cui un’azione si compie o un fatto avviene; possono avere forma esplicita, con il verbo di modo congiuntivo introdotto da una delle congiunzioni che, affinché, acciocché, perché, più raram. onde, dette appunto congiunzioni finali (per es.: «te lo dico perché tu lo sappia»; «mi pregò che lo aiutassi»), oppure implicita, con il verbo di modo infinito retto dalle prep. per, a, di, o dalle locuz. al fine di, allo scopo di e sim. (per es.: «lavora per vivere»; «mi sforzo di aiutarli», ecc.). 2. s. m. a. Ultima parte, parte finale o conclusiva: il f. di un dramma, di un romanzo, di un film; commedia con f. a effetto, a sorpresa; il f. del primo atto, l’ultima scena; in musica, il pezzo, o l’insieme organico, che conclude una composizione musicale in più parti, spec. una sonata, una sinfonia, un’opera teatrale. Nel gioco degli scacchi, la fase terminale della partita, caratterizzata dalla forte diminuzione del numero dei pezzi sulla scacchiera, dalla trasformazione del re da pezzo passivo a pezzo attivo, e dall’aumentata importanza dei pedoni, la cui promozione diventa l’obiettivo strategico preminente (si distinguono finali di torre, di cavallo, ecc.). Nel linguaggio di teatro è usato anche il superl. finalissimo per indicare l’ultimo quadro di una rivista o di una commedia musicale, in cui tutti gli attori si radunano cantando sulla scena. b. In aeronautica, l’ultimo tratto del circuito aeroportuale di atterraggio, che ha inizio quando l’aeromobile si è portato in allineamento con la pista. c. Con sign. concr., in tipografia, fregio stampato in fondo a un capitolo (detto anche finalino o finaletto). 3. s. f. a. Parte ultima, finale, in determinate espressioni: la f. della sillaba, della parola, della frase (dove è sottinteso rispettivam. lettera, sillaba, parola). b. Nella terminologia sportiva, la fase conclusiva della disputa di un concorso o di un campionato, che dovrà designare il vincitore, e alla quale sono ammessi i concorrenti che abbiano superato le semifinali: entrare in finale. In questo senso si usa anche il superl. finalissima (v. la voce). Analogam., si parla di finale in qualsiasi altra gara che si compia attraverso successive prove eliminatorie: le dieci canzoni che entreranno in finale. ◆ Dim. finalino, finalétto, come s. m., soprattutto nel sign. 2 b; accr. scherz. finalóne s. m., un gran finale, un finale d’effetto (soprattutto in opere sceniche o musicali); pegg. finalàccio s. m., un finale (di gara o d’altro) veramente brutto, disastroso. ◆ Avv. finalménte (v. la voce).

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