Fégato

Vocabolario on line

fegato


fégato s. m. [lat. ficātum, in origine termine di cucina, propr. iecur ficatum, calco del gr. ἧπαρ συκωτόν «fegato (d’animale) ingrassato coi fichi»; il passaggio da ficātum piano a fégato sdrucciolo è un caso tipico di ritrazione dell’accento]. – 1. Il più grosso organo ghiandolare annesso all’intestino, presente nei vertebrati e disposto, nell’uomo, trasversalmente nella parte superiore dell’addome; ha colorito rosso bruno, pesa circa 1500 g nell’adulto, e ha molteplici funzioni indispensabili alla vita: produce la bile; determina importanti modificazioni metaboliche intervenendo nel metabolismo dei grassi, degli zuccheri, delle proteine e nel ricambio di molti ormoni; sintetizza alcune delle proteine del plasma sanguigno tra cui il fibrinogeno e la protrombina; svolge inoltre un’importante attività disintossicante. Considerato dagli antichi Greci sede dei sentimenti, è stato poi sempre collegato nell’opinione pop. con alcune manifestazioni del carattere e dell’umore; di qui, oltre agli usi fig. del n. 3, le espressioni fig. vive nel linguaggio fam. (che fanno riferimento al fegato anche come produttore della bile e alle effettive ripercussioni che un trauma emotivo può avere sulle funzioni biliari): farsi venire il mal di f., prendersela troppo per qualche cosa; mangiarsi, rodersi il f., essere pieno di rabbia, di livore (v. anche fegatoso, n. 2). 2. Il fegato d’animale macellato: un chilo, un piatto di f.; f. arrosto; f. di vitello, di maiale; f. alla veneziana; f. alla cacciatora; pasticcio di f. d’oca (v. anche fegatello, n. 1; fegatino). Per l’olio di f. di merluzzo, v. merluzzo, n. 1. 3. fig. Coraggio, temerità, ardimento: è un uomo di f., che ha del f.; non gli manca il f.; ebbe il f. di prendere a ceffoni lo scippatore. Riferito alla persona stessa: è un bel f.! (v. fegataccio). 4. In chimica, termine adoperato in passato per indicare il polisolfuro di un metallo, usato come rimedio, e oggi rimasto solo ad alcuni composti: f. di antimonio, miscela di diversi composti dell’antimonio costituita prevalentemente di ossisolfuri; f. di zolfo, miscela di polisolfuri di potassio contenente anche solfato e tiosolfato, che si prepara fondendo assieme potassa e zolfo, così detta per il suo colore rosso sanguigno e perché usata un tempo come rimedio contro mali del fegato (oggi si usa contro alcune affezioni cutanee). ◆ Dim. fegatèllo, fegatino, come termini di macelleria e di cucina (v. le voci); pegg. fegatàccio, con partic. accezione fig. (v. la voce).

CATEGORIE