Fare²

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fare2


fare2 (ant. fàcere) v. tr. [lat. facĕre] (pres. fo〉 [radd. sint.] o fàccio, fai [ant. faci], fa [radd. sint.; ant. e poet. face], facciamo, fate, fanno; imperf. facévo, ecc. [ant. e poet., nelle 3e pers., féa, féano], pass. rem. féci, facésti, féce, facémmo, facéste, fécero, ant. o poet. féi, fésti, [scritto anche fe o fe’] o féo, fémmo, féste, fénno o férono o féciono o féro; fut. farò; imperat. fai o fa’ [senza radd. sint.] o fa [con radd. sint.]; cong. pres. fàccia; cong. imperf. facéssi [ant. e poet. féssi], ecc.; condiz. farèi). – 1. Verbo di sign. generico: può esprimere qualsiasi azione, materiale o no, specificata meglio dal complemento: f. un passo, un gesto, un movimento, un salto, una risata, un urlo, un sospiro, uno sbadiglio, un lamento; f. una buona azione, un lavoro, un progetto, un vóto; f. un pensiero, un sogno; f. uno scherzo a qualcuno; f. il solletico. Con sign. anche più ampio: non so che f. stasera; che cosa fai lì tutto solo? Senza complemento, può indicare attività, operosità in genere: è smanioso di fare; o un operare attivo, in contrapp. al subire: L’un disposto a patire, e l’altro a fare (Dante). 2. Più in partic.: a. Comporre, costruire, fabbricare, mettere insieme, e sim.: f. un armadio, un vestito, un libro, una canzone; Colui lo cui saver tutto trascende, Fece li cieli (Dante). Con uso assol. e con sign. generico, imparare a far da sé, rendersi indipendenti dall’aiuto o dall’assistenza o dalla collaborazione degli altri, spec. in cose e faccende della vita pratica; fa tutto da sé, di chi non vuole o non può ricorrere all’aiuto di altri, o tende ad accentrare il lavoro (al contr., non sa far niente da sé, di chi ha sempre bisogno di essere aiutato, assistito, o è negato alle attività pratiche); v. anche fai da te. b. Compiere, eseguire, attuare: f. un balletto, una scoperta, un’invenzione, un ritrovamento, un esame; f. una guerra. c. Partorire, produrre: l’antica natura onnipossente Che mi fece all’affanno (Leopardi); ha fatto un bel maschio (frequenti le frasi scherz. nudo come Dio l’ha fatto, nuda come l’ha fatta mamma; anche senza l’agg.: mi s’è presentata davanti così come l’ha fatta mamma, nuda, senza nulla indosso); la gallina ha fatto l’uovo; il pero ha fatto quest’anno bellissimi frutti; estens., dare i natali: Siena mi fé, disfecemi Maremma (Dante). Con senso più generico, operare, produrre: f. effetto, f. impressione. d. Con i sign. a e b, è frequente nell’uso fam. la forma farsi, con si compl. di termine o di vantaggio, cioè «fare per sé»: farsi un caffè, una sigaretta; e nel senso di procurarsi, acquistare: farsi la macchina, farsi la televisione nuova; s’è fatto la ragazza (o il ragazzo). In partic., farsi da sé qualche cosa, con il proprio lavoro, senza cioè acquistarla o senza ricorrere all’opera d’altri (operai, artigiani, ecc.): questo armadio me lo son fatto tutto da me (o, al plur., ce lo siamo fatto da noi); mia madre i vestiti se li faceva da sé; l’impianto per la stereofonia vorrei farmelo tutto da me (o da solo). In altri casi, si ha una funzione intens., per il semplice fare: farsi una partita a scopone; non vedo l’ora di farmi una bella dormita; che camminata ci siamo fatti!; non potrebbe farsi gli affari proprî?; volg., farsi qualcuna (riferito all’uomo), più raro farsi qualcuno (riferito alla donna), avere rapporti sessuali con lei (o con lui). 3. a. Spesso serve per evitare la ripetizione di un verbo precedente, dal quale è specificato: «hai finito di vestirti?» «Già fatto»; scrisse la lettera, e quand’ebbe fatto l’imbucò; glielo vorrei proporre ma non so come fare; disse male di tutti com’era solito fare. E così per indicare un’azione che continua: non fa che piangere; non fa altro che piovere. b. Come pleonasmo fam., per rinforzare altro verbo: il continuo fumare che fa, finirà per intossicarlo. 4. Può avere valore causativo, in diverse costruzioni: a. Con un infinito: far fare, ordinare (o provocare) che si faccia: l’ho fatto andar via; fammi lavorare in pace, lasciami, ecc.; ma anche indurre, costringere: E me che i tempi ed il desio d’onore Fan per diversa gente ir fuggitivo (Foscolo); non mi far dire; mi farai perdere la pazienza, ecc. b. Con sì che (o tanto che) e il cong. o, talora, l’indic.: ho fatto sì che alla fine quel seccatore se n’è andato, ho fatto in modo ecc.; con un’abile difesa ha fatto sì che assolvessero il reo; fecero tanto che lo costrinsero a cedere. c. Col semplice che e un congiuntivo (o di e un infinito): fa che lavi, Quando se’ dentro, queste piaghe (Dante); fa’ che venga a casa mia; fa’ di non lasciar trapelare nulla. 5. In molti proverbî e locuz. ricorre col sign. più comprensivo di compiere qualche cosa d’indeterminato, non specificato da complementi: a. Proverbî: chi non fa non falla; si fa più presto a disfare che a f.; f. e disfare è tutt’un lavorare (quando ci si rassegna a fare, costretti, qualche cosa all’inverso di prima); chi fa da sé fa per tre; chi non fa quando può, non fa quando vuole; dal dire al f. c’è di mezzo il mare, o altro è dire altro è f. (tosc., dal f. al dire c’è che ire); chi più fa meno fa. b. Locuzioni: f. e disfare, spadroneggiare (limitatamente a frasi come avere facoltà di f. e disfare; quando c’era lui, faceva e disfaceva a suo piacimento, e altre simili); fai fai, di cose ripetute con insistenza: fai fai, non s’è concluso nulla; fai fai, finalmente è arrivato dove voleva; far ben bene, prendersi inutilmente gran cura di qualche cosa: quand’avrai fatto ben bene sarai al punto di prima; e in senso affine, fate quel che volete, e sim., per accennare che non si può mutare la natura delle cose; fa’ tu, fate voi, faccia lui, ecc., dando libertà d’agire: «Quanto vi devo?» «Faccia lei»; non so che consiglio darti, fa’ tu; anche raddoppiato o seguito da pure: «Si può?» «Faccia, faccia»; «Permetti?» «Fa’ pure!»; avere altro che f. o da f., voler fare altro, rifiutando d’occuparsi di qualcosa: ho altro che f. che dar retta alle tue chiacchiere; voglio fare altro che pigliar gatte a pelare; aver che f., o a che f., con una persona o una cosa, averci rapporti: abbiamo lo stesso cognome ma non ho nulla a che f. con lui, non sono suo parente; che ci ho che f. se oggi è brutto tempo?, che colpa ne ho?; ebbe che f. con quella donna (può essere eufemismo); ma anche: aver che f. (o da f.) con qualcuno, avere questioni da sbrigare con lui; aver da f., essere occupato; darsi da f., occuparsi con impegno in qualche faccenda, darsi attorno per ottenere qualcosa, per giungere a uno scopo; averla a f., avere brighe: l’ha a f. con un certo tipo!; o, minacciando: dopo, l’avrete a f. con me; lasciar f. qualcuno, non intervenire in quel che fa o dice: lasciatelo f. a modo suo; lasciatelo f., si calmerà; anche, non disturbare: lasciami f., ora non ti posso dar retta; saper f., essere destro, abile: è uno che sa f. (e più efficacemente, che ci sa f.); oh se sa f., lui!; f. di tutto, f. il possibile, l’immaginabile, l’impossibile, fare ciò ch’è in nostro potere per uno scopo: fece di tutto per evitare l’arresto; ha fatto l’impossibile per salvargli la vita; tanto fa ..., tanto vale, è la stessa cosa: tanto fa che vada o che rimanga; e così, non fa nulla, non importa: se non ricordi, non fa nulla. 6. Dire, più o meno all’improvviso (con allusione anche al gestire): mi trova per strada e mi fa: «Sai, domani parto per l’Australia»; ma anche (seguito da compl. oggetto) per il semplice dire: f. un discorso; non ne fare parola con nessuno; non farò nomi. 7. Accezioni più partic., come verbo trans.: a. Credere, immaginare, supporre: il bello è che lo facevo in America da dieci anni!; fa’ che gli venga un accidente: a chi andrebbe la sua eredità? b. Dar fuori, versare: faceva la schiuma dalla rabbia; f. sangue dal naso; f. un po’ d’acqua, per eufem. fam., orinare. c. Raccogliere: f. l’erba, far legna; facea per lei qualche cerfuglio E qualche frasca (Pascoli); far quattrini, f. denari, accumularli, arricchire. Quindi anche provvedersi di qualche cosa: far carbone, imbarcare, in una nave, la provvista di carbone; analogam., di automobile, o altro veicolo, f. benzina; f. il pieno, far rifornimento di carburante, di lubrificante, ecc. fino alla massima capacità dei serbatoi di un autoveicolo, di un aeromobile, ecc.; f. acqua, imbarcare la provvista d’acqua dolce necessaria all’equipaggio e all’apparato motore di una nave (anche f. l’acquata); analogam. f. munizioni, viveri, ecc.; con altro senso, si dice che una nave o un’imbarcazione fa acqua, quando questa penetra dall’esterno attraverso falla o fessura della parte immersa dello scafo; anche fig.: un’azienda che fa acqua da tutte le parti. d. Esercitare un mestiere, una professione, avere una qualità o una dignità o uno stato: fa il muratore; ha fatto sei anni l’assistente; f. da sindaco, da presidente, e sim., farne le funzioni o le veci; analogam, f. da padre, da madre a qualcuno. Per estens., f. il grullo, lo scemo, l’imbecille, comportarsi come se si fosse tali; f. il furbo, il superuomo, darsene l’aria. e. Di cosa, f. da ..., servire o essere adoperato invece dell’oggetto che dovrebbe propriamente avere quella funzione: uno spago gli faceva da cinghia; un sasso gli faceva da guanciale; poet., senza la prep. da: Non sempre i sassi sepolcrali a’ templi Fean pavimento (Foscolo). f. Dare ad altri uno stato, introdurlo in una professione, elevarlo a una dignità: presto faremo sposa la nostra figliola; quant’è che l’han fatto cardinale?; fu fatto senatore; è molto orgoglioso di quel suo figliolo e vorrebbe farne un artista; prov., l’abito non fa il monaco; e come rifl.: si fece prete. g. Con numerali: sei per sei fa trentasei (dà cioè come risultato); due più due fa quattro; modo prov., zero via zero fa zero; è una città che farà circa centomila abitanti, che avrà, ecc.; questa cravatta quanto la fa?, a quanto la vende?; l’euro ha fatto cinque punti, è salito di tanto nelle quotazioni. h. In costrutti speciali, trasformare, ridurre in determinate condizioni, impiegare per certi usi: avete fatto un porcile di questa stanza; dammi queste perline, voglio farne una collana; che ne hai fatto dei soldi che t’ho dato?, come li hai spesi, o impiegati?; iperb., farò poltiglia di lui; che hai fatto di me!, in quale stato m’hai ridotto!; posso fare di lui ciò che voglio, posso maneggiarlo, muoverlo come mi pare. 8. Altri sign. più partic., ma come verbo intr.: a. Bastare, servire per un dato uso: questo pane farà per due giorni; sono occhiali che non fanno per i miei occhi; non fa per me, non mi serve; prov., tutto fa (pop. tutto fa brodo), anche le cose che paiono più insignificanti servono a qualcosa, tutto può essere utile. b. Compiersi, del tempo che passa: oggi fa un anno (o fa l’anno) che si sono sposati; or fanno tre mesi, partì per l’Australia; ma più com. è un anno che ..., tre mesi or sono, oppure, con il verbo cristallizzato nella forma del sing. fa, in espressioni usate per lo più come inciso: un anno fa, tre mesi fa, ecc. (v. anche fa1); e similmente delle fasi lunari: oggi fa la luna; fa il primo quarto. 9. Sign. svariati, determinati da un complemento, e con fare verbo trans. (solo i più caratteristici: per gli altri si rimanda alle singole voci che fungono da complemento): f. l’ora della partenza, consumare, o ingannare, il tempo, fino all’ora di partire; f. presto, tardi, essere in anticipo, in ritardo; f. festa, festeggiare; scherz., f. la festa a qualcuno, o fargli la pelle, ammazzarlo; fam., far fuori qualcuno, eliminarlo, metterlo fuori combattimento, anche (per eufem.) ammazzarlo; f. senno, f. giudizio, mettere la testa a partito; f. una bella vita, una santa vita, una cattiva vita, condurla, menarla; f. figura, impressionare favorevolmente, essere appariscente; f. bella figura, una bella figura; f. brutta figura, una brutta figura; con senso sim., f. colpo; f. notizia, di avvenimento o personaggio che, suscitando interesse nei lettori, sono di notevole importanza giornalistica; f. il callo, a qualcosa che dispiace, assuefarcisi; f. la bocca, a qualcosa che piace e si desidera, prepararcisi, salvo poi a rimanere delusi (e in genere, assuefare, in frasi come f. l’occhio, f. l’orecchio, f. la mano a qualche cosa); f. caso di o a una cosa, darle peso, tenerne conto; farsi beffe di qualcuno, beffarlo; far mente, porre attenzione; f. mente locale, immedesimarsi nelle circostanze, orizzontarsi in una situazione difficile e complessa; f. la barba, raderla (al cliente, altrimenti farsi la barba; e così f. i baffi, accomodarli, f. i capelli, accorciarli, sempre al cliente, con riferimento al barbiere; altrimenti farsi o farsi fare i baffi, farsi fare i capelli); farsi le unghie, tagliarle, curarle, smaltarle; far fuoco, accenderlo (ma, riferito ad armi da fuoco, sparare: i soldati ebbero ordine di far fuoco); f. un punto, in un gioco o competizione sportiva, vincerlo, guadagnarlo; f. fortuna, arricchire facendo ottimi affari; f. le carte, mescolarle e distribuirle ai giocatori, o, anche, predire la sorte, di fattucchiera, cartomante e sim.; con altro senso, f. le carte, procurare o produrre gli atti, i documenti necessarî per sposarsi; f. il gioco di qualcuno, assecondarlo, o comunque agevolarlo nel raggiungimento dei suoi fini; f. rotta, far vela, dirigere la nave verso una data direzione; f. scalo (detto di nave o aereo), fare sosta in un porto, in un aeroscalo e sim.; f. gente, radunarla; farla a qualcuno, danneggiarlo o beffarlo con astuzia o inganno; prov., chi la fa l’aspetti; farla sporca, grossa, brutta, di cattive azioni; f. a pezzi, a pezzettini, in brani, ridurre, ecc.; f. da pranzo, preparare, cucinare; f. vigilia, mangiare di magro; f. la fame, patirla, stentare la vita; settentr., f. una malattia, averla (per la locuz. fig. f. il tifo, v. tifo, n. 2); f. lieto, allietare: né ’l debito amore Lo qual dovea Penelopè far lieta (Dante); e così f. contento, f. triste qualcuno, renderlo contento, o rattristarlo; f. onore a qualcuno, onorarlo o procurargli onore: è un gesto che gli fa onore; f. bene, male a qualcuno (anche di cose: il gelato gli ha fatto male); f. caldo, freddo: questa coperta mi fa troppo caldo; assol., del tempo: oggi fa un gran caldo; fig., non mi fa né caldo né freddo, non me n’importa nulla; far paura, impaurire; mi fa stupore, piacere, mi stupisce, mi piace; f. attenzione, stare attento; farsi animo, coraggio; farsi una ragione, rassegnarsi; farsi strada o farsi largo, aprirsi un varco (fig., avanzare, anche nella vita o nella carriera, superando ostacoli e opposizioni); f. Natale in famiglia, f. Pasqua in campagna, trascorrere tali feste, ecc.; f. numero, contribuire con la propria partecipazione ad accrescere il numero dei presenti (ma, più spesso, essere presente in un luogo o partecipare a qualche cosa in modo puramente passivo). 10. Altri sign., determinati dal complemento, ma come verbo rifl.: farsi bello dei meriti altrui, vantarsene; farsi bello del sole di luglio, di cose che non dipendono da noi; assol., farsi bello, fare toletta e prendersi gran cura del proprio aspetto esteriore; farsi nuovo d’una cosa, fingere di non averne saputo nulla; gerg., farsi (e, specificando: farsi di eroina, cocaina, ecstasy e sim.), assumere sostanze stupefacenti. In genere, farsi, divenire: s’è fatta una bella ragazza; come si son fatti grandi!; farsi cattolico; farsi scuro in volto (anche del tempo: s’è fatto buio; s’è fatto giorno; s’è fatto tardi). Con uso assol., e riferito a persona, farsi da sé, acquistare una posizione, nella carriera o nella vita, con un’operosità tenace e con le proprie sole forze, senza l’aiuto di altri: è uno che s’è fatto da sé. Sostantivato, nel linguaggio filosofico: la realtà nel suo farsi. Nell’uso letter. si ha anche, con lo stesso sign. di divenire, la forma intr.: arte L’umana strage, arte è in me fatta, e vanto (Foscolo); il mondo è fatto così leggero (Leopardi). Con avverbî di luogo, farsi indica la posizione che segue a un movimento: fatti in là; ti dovresti f. più vicino; farsi avanti, avanzare, presentarsi (in senso fig., reclamare un proprio diritto e sim.); farsi alla finestra, al balcone, affacciarvisi; L’artigiano a mirar l’umido cielo, Con l’opra in man, cantando, Fassi in su l’uscio (Leopardi). 11. Altri sign., anch’essi determinati dal complemento, ma come verbo intr.: queste piante non fanno dalle nostre parti, non attecchiscono, non trovano il clima o il terreno adatto; il larice fa sui monti; f. a darsele, scambiarsi botte, legnate; f. a farsele o a farsela, farsi reciprocamente dispetti, beffe e peggio; f. a pugni, alle coltellate, alle sassate, a darsene, a tirarsene; fig., f. a pugni, f. ai cozzi, di cose contraddittorie; f. a chi più corre, a chi resiste di più, gareggiare, ecc.; f. a nascondino, a rincorrersi, a mosca cieca, giocare, ecc.; f. a tempo, in tempo, riuscire in tempo nello sbrigare qualche faccenda; f. a meno (o far di meno o far senza), d’una persona o d’una cosa, privarsene o non servirsene; f. tanto di cappello a qualcuno, salutarlo rispettosamente levandosi il cappello (fig., riconoscere i pregi di una cosa); f. a mezzo, a metà, dividersi equamente qualche cosa, o anche una spesa (fra due); f. per …, essere sul punto di: ho fatto per dirglielo, ma mi sono bloccato. 12. Con uso di origine francese, ma che ha preso ormai nella lingua italiana una certa diffusione sotto la spinta di ambienti mondani o snobistici, nei seguenti tipi di costruzioni: fa fino, fa distinto, fa chic, fa originale e sim., riferite a fogge del vestire, acconciature, atteggiamenti o altro (cioè «è fino, è distinto», o «fa apparire fino, conferisce un aspetto distinto», ecc.); fa primavera, fa estate, fa democrazia, ecc. (cioè «dà l’impressione, ha le caratteristiche di ...»; per es.: un nastro nei capelli fa tanto primavera); fa città di provincia, fa Oriente, ecc. (dove si ha il sign. più determinato di «richiamare alla memoria un ambiente»); fa stile, fa tipo, fa tono, fa atmosfera e sim., nelle quali si ha un sign. simile a «creare», più vicino alla natura e al sign. originario del verbo. ◆ Part. pres. faciènte o più com. facènte (ant. faccènte), usato per lo più in locuzioni del linguaggio burocr.: facente funzione di sindaco; i facenti parte della commissione di controllo. ◆ Part. pass. fatto, anche come agg. (v. fatto1). ◆ Il gerundio facèndo (ant. faccèndo), oltre ai normali usi verbali, è adoperato in costruzione assoluta in talune locuz. temporali: strada facendo, cammin facendo, ecc.