Diminutivo

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diminutivo


agg. e s. m. [dal lat. tardo deminutivus]. – Propr., atto a diminuire, che vale a diminuire. In grammatica, forma d. (o più comunem. diminutivo s. m.), derivazione morfologica di un nome che serve a indicare una diminuzione quantitativa, una misura ridotta, o ad attribuire un valore affettivo: casetta «casa piccola» o «casa graziosa e cara»; morfologicamente, si ottiene di regola per mezzo di suffissi diminutivi, i più frequenti dei quali sono -ino, -étto, -èllo, con i rispettivi femminili (vestito-vestitino, faccia-faccetta, albero-alberello); talvolta si ha cambiamento di genere (villa-villino). Possono avere il diminutivo anche i nomi propri (Pierino, Rosetta, Antonella), e alcuni aggettivi (sciocchino, furbetto, poverello); valore diminutivo possono infine avere, mediante particolari suffissi, anche forme verbali: piovigginare, canticchiare, fischiettare. In enigmistica, falso d., gioco della serie dei falsi derivati, consistente nel trovare parole che siano soltanto in apparenza diminutivi delle parole proposte (per es., mulo-mulino, salvia-salvietta, tino-tinello).