Depoṡizióne

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deposizione


depoṡizióne s. f. [dal lat. depositio -onis, der. di deponĕre «deporre», part. pass. deposĭtus]. – L’atto di deporre, ma solo in alcuni dei sign. del verbo: 1. Il depositare o depositarsi, al fondo del recipiente, delle parti solide sospese in un liquido; in senso concr., il deposito, il sedimento stesso. In partic., d. elettrolitica (o galvanica), il depositarsi, per elettrolisi, di una sostanza su un’altra, e la sostanza stessa che si deposita. 2. Nella religione cristiana: d. di Cristo, il distacco del corpo del Redentore dalla croce e il suo seppellimento, anche in quanto soggetto di rappresentazione nell’arte (in questo sign. è spesso usato assol.: la D. di Caravaggio); d. di un martire, di un santo, il giorno, e quindi l’anniversario, della morte o della sepoltura (anche, talvolta, la collocazione delle reliquie in un altare). 3. a. Rimozione di un sovrano, di un capo di stato, ecc., dalla sua carica, attraverso un atto costituzionalmente illegittimo. b. Nel diritto canonico, sanzione prevista a carico di un ecclesiastico colpevole di grave colpa o delitto contro la fede o la morale, che comporta la privazione dell’ufficio o dell’incarico ricoperti dal chierico e può arrivare alla dimissione dallo stato clericale. 4. Nel diritto processuale, dichiarazione fatta al giudice da un testimone: d. scritta, orale; d. giurata; fare la propria d.; confermare o ritrattare le precedenti deposizioni.

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