Curiale

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curiale


agg. e s. m. [dal lat. curialis]. – 1. agg. Della curia, relativo alla curia, nei varî sign. del termine. In partic.: a. letter. Di corte, cortigiano, aulico: mi spoglio quella veste cotidiana ... e mi metto panni reali e c. (Machiavelli). Volgare c., degno di essere parlato nell’ambiente di corte, uno degli attributi con cui Dante nel De vulgari eloquentia (I, XVIII: «Est etiam merito curiale dicendum ...») qualifica il volgare italiano nella forma più nobile, che egli riconosce come la sola adatta all’alta poesia. b. letter. Proprio degli avvocati o dei cancellieri: stile c., eloquenza curiale. Scritture c., tipi di scrittura documentaria usati nell’alto medioevo in alcune città italiane di diritto romano-bizantino; tra le più note: c. romana, caratterizzata da forme rotonde e aste prolungate, usata spec. nella cancelleria pontificia, fino al 13° sec.; c. napoletana, caratterizzata da forme piccole e ghirigori ornamentali, in uso sino alla fine del 14° secolo. 2. s. m. a. Negli ultimi secoli dell’impero romano, nome attribuito ai decurioni, cioè ai membri dei consigli municipali. b. A Napoli, fra il 9° e il 14° sec., titolo dei rogatarî di atti privati e pubblici. c. letter. Causidico, legale: uno dei mille e duecento c. che vivono nel nostro paese (P. Verri).

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