Curare

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curare


v. tr. [lat. cūrare, der. di cura «cura»]. – 1. a. Fare oggetto delle proprie cure, attendere con premura e diligenza a una cosa o a una persona: c. la famiglia, c. l’educazione dei figli; c. i proprî interessi, i proprî affari; c. la propria persona. b. Attendere a una cosa, occuparsene: ho curato personalmente l’esecuzione dell’ordine; in commercio, c. l’incasso di un effetto, compiere il complesso di operazioni (spedizione, presentazione, sollecitazione, ecc.) intese a conseguirne l’incasso. c. In filologia, c. l’edizione di un’opera (d’altro autore), prepararne il testo per la pubblicazione, per lo più attraverso l’esame comparativo della tradizione a stampa e, quando si risalga a manoscritti, mediante le varie operazioni della critica testuale. d. Seguito da una prop. oggettiva, procurare, fare in modo: cura ch’egli non sappia nulla di tutto questo. 2. C. un malato, prescrivergli i rimedî opportuni e sottoporlo alle cure mediche e chirurgiche necessarie per la sua guarigione: è un medico che cura con molta coscienza i suoi malati; anche, assistere: sua figlia lo ha curato amorosamente fino all’ultimo; c. una ferita, medicarla; c. una malattia, combatterla con mezzi terapeutici. Nel rifl., curarsi, avere cura della propria salute: dovresti curarti meglio; o ricorrere a cure e prestazioni mediche: non ha i soldi per curarsi (con questa accezione, più com. farsi curare; e così: entrare in clinica per farsi c.; curarsi o farsi c. il fegato, i nervi, una disfunzione, ecc.). 3. ant. Provvedere all’imbiancatura di filati o tessuti grezzi. 4. Darsi pensiero, preoccuparsi, badare, fare caso o stima di qualche cosa: non c. le chiacchiere della gente; Chi è quel che non par che curi Lo ’ncendio? (Dante). Più com., con queste accezioni, l’intr. pron. curarsi di qualche cosa: non si è mai curato di rispondermi; non curarsi di qualcuno o di qualche cosa, disinteressarsene; non ti c. di costui; faccia quello che crede, io non me ne curo; non ti curar di lor, ma guarda e passa, motto prov., alterazione del verso di Dante (Inf. III, 51) Non ragioniam di lor, ma guarda e passa. Anticam., anche senza la particella pron.: Parran faville de la sua virtute In non curar d’argento né d’affanni (Dante); Gerbino, ... quasi di morir vago, non curando di saetta né di pietra, alla nave si fece accostare (Boccaccio). 5. Con uso assol., come termine di caccia, detto degli uccelli, credere ai giochi, agli allettamenti e ad altri artifici predisposti dall’uomo a scopo di caccia e uccellagione; si dice che gli uccelli curano quando mostrano di consentire a calare agli appostamenti. ◆ Part. pres. curante, anche agg., non com., tranne che nella locuz. medico curante, quello che ha in cura abituale una persona, cfr. anche noncurante.