Concìlio

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concilio


concìlio s. m. [dal lat. concilium «convocazione, convegno», comp. di con- e tema di calare «convocare, chiamare»]. – 1. Adunanza della gerarchia di una comunità religiosa; nella Chiesa cattolica, c. ecumenico, adunanza di tutti i vescovi convocata dal papa e da lui diretta, per deliberare sui problemi dottrinarî e disciplinari della Chiesa (per es., il c. ecumenico Vaticano II, indetto da papa Giovanni XXIII nel 1959 e concluso, nel 1965, da Paolo VI); c. provinciale, convocato dal vescovo della metropoli, con la partecipazione di tutti i vescovi delle città minori della provincia, per deliberare su questioni amministrative e disciplinari. 2. Con senso più generico, e di solito scherz., adunanza, riunione di persone, spec. se fatta con grande apparato e con ostentazione di segretezza: oggi le portinaie della zona hanno tenuto c.; i ragazzi si sono riuniti in c. segreto: stanno certo combinando qualcosa. Per estens., Dante (Purg. XXI, 16) chiama beato c. l’insieme dei beati, il cielo; Caro (En. III, 1070) parla di c. orrendo dei Ciclopi, e T. Tasso (Ger. Lib. XIII, 4) chiama c. infame quello dei demonî e delle streghe. 3. Presso gli antichi Romani, il termine (lat. concilium) indicò assemblee e riunioni, di popoli stranieri, di confederazioni, della plebe, di tutto il popolo, ecc.