Competènza

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competenza


competènza s. f. [dal lat. tardo competentia, der. di competĕre «competere»]. – 1. a. L’essere competente; idoneità e autorità di trattare, giudicare, risolvere determinate questioni. In partic., nel diritto processuale, misura della giurisdizione attribuita a ciascun ufficio giudiziario: c. per materia, determinata in base all’oggetto della controversia nel giudizio civile e in base all’indole e alla gravità del reato o della pena prevista nel processo penale; c. per valore, nel processo civile, determinata dall’entità economica della controversia (criterio applicabile solo alle controversie suscettibili di valutazione pecuniaria); c. per territorio, stabilita, nel processo civile, in ragione della relazione sussistente tra il convenuto e l’oggetto della lite con un determinato luogo, o altrimenti determinata, e, nel processo penale, regolata principalmente dal criterio del luogo dov’è stato commesso il reato; avere, non avere c. a conoscere di una causa; il pretore ha c. per le azioni possessorie; il processo era di c. della Corte d’assise. Nel diritto amministrativo, complesso delle attribuzioni degli organi dello stato e delle persone giuridiche pubbliche in genere, ripartite in considerazione della materia, del grado dei funzionarî, delle parti del territorio su cui l’ente deve svolgere la propria azione (c. per materia, per grado, per territorio): atto illegittimo perché emesso da organo privo di c.; la c. del prefetto è limitata alla provincia (per i conflitti di c., v. conflitto). Più genericam.: esaminare e approvare nuovi progetti di costruzioni è di c. esclusiva del consiglio d’amministrazione; la questione non è di mia c., esula dalla mia c., o dalla sfera di mia c., non entra nelle mie attribuzioni, non è cosa che spetti a me giudicare o risolvere. b. estens. Capacità, per cultura o esperienza, di parlare, discutere, esprimere giudizî su determinati argomenti: avere c., poca, molta c. in una materia; in radiotecnica non ho nessuna c.; può parlare con sicura c. su qualsiasi punto di storia antica. 2. Nella linguistica generativa trasformazionale, per traduz. dell’ingl. competence, l’insieme delle conoscenze linguistiche, e più particolarm. grammaticali, che un soggetto parlante possiede, più o meno inconsciamente, della propria lingua, e che gli permette di comprendere e formare un numero indefinito di nuove frasi, di riconoscere ed eventualmente interpretare quelle mal formate o ambigue; si oppone, in ingl., a performance, cioè l’uso effettivo della lingua da parte del parlante, termine a volte tradotto con esecuzione. 3. In embriologia, la capacità che un’area o un territorio embrionale ha di dare origine, in un determinato momento dello sviluppo, a un particolare organo. 4. In sedimentologia, capacità che ha una corrente di trasportare detriti rocciosi di una determinata classe dimensionale massima. 5. Quanto compete, quanto spetta. In partic.: a. Al plur., compenso per una determinata prestazione, soprattutto professionale; onorario: pagare al medico, all’avvocato le sue competenze. b. Nel linguaggio finanz. e comm.: entrate, uscite di competenza, entrate e uscite finanziarie che un ente, durante l’esercizio, ha, rispettivamente, il diritto di esigere e l’obbligo di pagare; competenze d’interessi, gli interessi attivi o passivi maturati su un debito o credito in un determinato periodo di tempo; anche le scritture contabili relative. c. In diritto, c. d’acqua, quantità continua di acqua che nei terreni da irrigare (marcite, risaie, prati stabili) occorre per ogni ettaro, nei periodi dell’anno in cui si fa l’irrigazione, e che viene assicurata all’utente attraverso bocche, convenientemente regolate, aperte nelle sponde del canale distributore. 6. ant. Competizione: i nostri simili, coi quali solamente sogliamo entrare in c. (Leopardi). Con questo sign. è tuttora vivo nell’uso pop. tosc.: mettersi, stare a c. con qualcuno, competere, gareggiare con lui; non c’è c., fra due cose o due persone, quando una sia troppo superiore all’altra e non possano perciò competere insieme (cfr. il più com. non c’è paragone).