Cóme

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come


cóme avv. e cong. [lat. quōmŏ(do) et, propr. «nel modo che anche ...»] (radd. sint.). – Può essere apostrofato davanti a vocale, spec. davanti a e: com’egli volle; com’eravamo d’accordo; nell’uso antico poteva subire il troncamento, spec. davanti a più (com più). Nella pronuncia, produce il rafforzamento sintattico della consonante scempia iniziale della parola seguente: come tekóme tté〉, come purekóme ppùre〉, come tuttikóme ttùtti〉 (da cui le grafie comecché, comecchessia), ma il rafforzamento è generalm. poco applicato con parole che non siano i pronomi o altre parole grammaticali, soprattutto quando non siano accentate sulla prima sillaba (non produceva mai rafforzamento l’antica variante como). 1. Avv. di maniera. a. Introduce per lo più un termine di comparazione o una proposizione modale col senso di «in quel modo che», esprimendo ora un rapporto di somiglianza ora un rapporto di identità: è forte come un toro; mangia come un lupo; si vogliono bene come fratelli; sei anche tu ottimista come me (se il secondo termine di paragone è un pron. personale, questo viene usato nella forma tonica o forte: come me, come te, come lui, come lei, come loro, e non nella forma del soggetto come io, ecc.); mugghia come fa mar per tempesta (Dante); tutto si è svolto come io avevo previsto. Nell’uso fam.: com’è vero il sole, com’è vero Dio, per affermare una verità indiscutibile, o con forza di giuramento: me la pagherà, come è vero Iddio! b. Con altri sign.: è come «è lo stesso che»: aver dimenticato è come non sapere; è come lasciar andare un pugno a un cristiano (Manzoni); e accennando a cose assurde o impossibili: è come voler cavare acqua dal muro; di come «di quello che»: è peggio di come credevo; preceduto dalle prep. a, da, secondo significa «il modo, la maniera, in cui»: stando a come si son messe le cose; dipende da come la intenderà; da come lo racconta, sembra vero; bisogna dirigersi secondo come soffia il vento. c. «In qualità di»: parlo come rappresentante del mio partito; ho spedito la bicicletta come bagaglio appresso. d. Con sign. di «quasi, quasi che»: rispettalo come fosse tuo padre; tremava come se avesse la febbre; fu scacciato come un cane (cioè: quasi fosse un cane, come si caccerebbe un cane); e con senso sim.: alzò le spalle, come dire (o come a dire, come per dire) che non gl’importava affatto. Frequente, nell’uso colloquiale, l’espressione come niente fosse (meno com. come se fosse niente), quasi che fosse cosa da poco, e quindi senza dare importanza alla cosa, o con grande facilità: mi urtò malamente facendomi quasi cadere e, come niente fosse, proseguì la sua strada; inghiottì quel mezzo bicchiere di grappa come niente fosse; anche il semplice come niente, con quest’ultimo sign. per indicare facilità che qualche cosa capiti: tu cammini, e come niente ti piovono addosso sassi. e. Spesso è correlativo di così (meno bene di tanto, tale), sia per stabilire una relazione di uguaglianza: continua così come hai sempre fatto; mi piace così com’è; la tua vita sia tale come io te l’auguro; sia come semplice congiunzione correlativa: così gli uni come gli altri; sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. f. Sono usi enfatici: io come io (per conto mio, per ciò che mi riguarda), ora come ora, oggi come oggi (in questo preciso momento, oggi proprio), per determinare con più forza la persona o il tempo: io come io non lo sposerei; ora come ora non saprei risponderti; oggi come oggi non è facile far previsioni. Appartengono al linguaggio fam. le frasi come Dio vuole, alla meglio (o alla peggio), come Dio comanda, come si deve, cioè nel modo migliore e più giusto, in piena regola, e come vien viene, come càpita, parlando di un lavoro abborracciato e sim.: Come vanno i tuoi affari?Come Dio vuole; ecco finalmente un lavoro fatto come Dio comanda (anche: compòrtati come Dio comanda, e non fare il maleducato!); è una lettera scritta proprio come vien viene. g. In matematica, nella lettura delle proporzioni, equivale a «eguale»: a : b = c : d si legge «a sta a b come c sta a d». 2. Avv. interrogativo. Significa «in qual modo?» ed è usato in proposizioni dirette o indirette: come ti chiami?; come sta tuo padre?; come fai a sopportarlo?; come si permette di parlarmi in questo modo?; voglio vedere come se la caverà, ora; non so come ringraziarvi; si rafforza spesso con mai: come mai l’avrà saputo?; non capisco come mai tardi tanto. In particolare: com’è che ...?, come va che ...?, per qual ragione? (com’è che non ti fai più vivo?); come dite?, come avete detto?, domanda di chi non ha compreso, e anche formula per esprimere meraviglia, incredulità; come sarebbe a dire?, in repliche risentite (come sarebbe a dire «io non c’entro»?); senza dire né come né quando, senza dare spiegazioni; fam., com’è come non è, improvvisamente, tutt’a un tratto (me n’andavo per i fatti miei quando, com’è come non è, sento un tale che mi chiama). In frasi interrogative, e più in esclamazioni, significa talora «quanto»: sai come mi dispiace; come sei cresciuto!; come mi sento bene ora!; come sei buono!; com’è bello! Con tono esclamativo: e come!, altro che!, purtroppo! e sim. (v. eccome); interrogativo-esclamativo: ma come?!, per esprimere meraviglia o sdegno. 3. Cong. temporale. Significa «appena che, quando»: come gli capitò fra le mani, gliene diede di santa ragione; Sì tosto come il vento a noi li piega, Mossi la voce (Dante); fam., come Dio volle, finalmente: come Dio volle, smise di piovere; con senso di «a mano a mano che»: come crescevano le sue ricchezze, (così) cresceva la sua superbia. Di uso letter. e poet., come prima, non appena, appena che (calco del lat. ut primum): come prima il tetto Rosseggerà del villanello industre, Al mattutino canto Quel [l’augello] desterà le valli (Leopardi). 4. Cong. dichiarativa, col valore di che: mi disse come era dovuto salire a piedi fin lassù; gli dichiarò come non avesse più un soldo in tasca; nell’uso pop. rafforzato qualche volta da qualmente: mi raccontò come qualmente suo figlio s’era unito alle brigate partigiane. 5. Come s. m., il come, il modo, la maniera, il mezzo: lo farei, ma non so il come; spec. in unione con altri avverbî sostantivati: Ma quella ond’io aspetto il come e ’l quando Del dire e del tacer, si sta (Dante); chi domanda il nome dell’ospite sconosciuta, e il come e il perché (Manzoni); il che e il come, tutti i particolari, i modi, le ragioni: si fece raccontare il che e il come della faccenda.

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