Città. Finestra di approfondimento

Sinonimi e Contrari (2003)

Fabio Rossi

città. Finestra di approfondimento

Città e paese, centro e periferia - C. è il termine più generico per designare un centro abitato, per lo più esteso e di un certo rilievo sul piano amministrativo e culturale. è talora contrapposto a paese, non soltanto per via delle dimensioni ma anche per la mentalità e per le abitudini dei cittadini, considerate ora, positivamente, più aperte, ora, negativamente, più dissipate rispetto a quelle dei paesani: chi è avvezzo a vivere in un piccolo paese, come fo io, pena a doversi adattare ai cerimoniali delle gran città (C. Goldoni). Tuttavia l’area semantica di paese è molto più estesa, dato che può designare anche un intero stato: l’Italia e la Germania sono due paesi culturalmente molto diversi. C. è talvolta contrapposto anche a campagna, in una serie di antitesi incentrate, secondo i diversi punti di vista, ora sulla qualità della vita o sull’ambiente (caos/tranquillità; inquinamento/purezza dell’aria), ora sul livello culturale (cultura/ignoranza; apertura mentale/provincialismo), ecc.: piuttosto che scomparire in città, mi eleggo di buona voglia il ritiro della campagna (C. Goldoni).

Un piccolo centro abitato, oltre che paese, può essere detto cittadina (per lo più connotato positivamente: stette con tanto d’occhi a mirare ciò che dalla stazione si scorgeva della bella cittadina [L. Pirandello]), o, se ancora più piccolo, borgo e villaggio, usati per lo più per paesi antichi (un borgo medievale) e rurali (il suo ragazzo campava andando a vendere della legna al villaggio [G. Verga]).

Un sinon. di c. può essere centro, in due diverse accezioni: sia in quella di «centro abitato» (i centri industriali d’Italia sono quasi tutti al Nord), sia nell’altra di «quartieri centrali di una città». In quest’ultimo caso, infatti, è possibile dire, informalmente, andare (o scendere) in c. nel senso di andare in centro: devo fare un salto in c. a fare delle compere.

Tipi di città - Una città molto grande e dall’intensa vita economica e culturale è detta metropoli, termine che si accompagna a connotazioni tanto positive ƒfinalmente siamo arrivati in una vera metropoli) quanto negative (sono distrutto dallo stress della metropoli). Se una città molto grande è costituita dall’aggregazione di tanti centri urbani vicini è detta anche megalopoli (Los Angeles è un tipico esempio di m.). Con riferimento al ruolo politico-amministrativo della città, si possono usare anche i termini comune (se la città è sede del municipio e gode quindi di determinata autonomia e giurisdizione sui territori circostanti), capoluogo (se il comune è sede delle istituzioni preposte all’amministrazione di una provincia o di una regione) o capitale (se è sede dei principali organi politici e amministrativi di uno stato). Capitale, in senso estens., può anche essere usato nel sign. di «centro più importante»: Parigi è la capitale mondiale della moda; Londra è la capitale della musica.

Derivati - Gli agg. connessi con c. hanno varie etimologie e significati. Il termine più generale è cittadino, che può essere usato anche come sost. designante gli abitanti della città (i cittadini di Milano, di Napoli ecc.). L’agg. cittadino può riferirsi sia alla città sia ai suoi abitanti: le vie cittadine; la vita cittadina; ha assunto delle abitudini cittadine. Urbano è limitato per lo più all’aspetto topografico (le vie urbane; il traffico urbano; i vigili urbani); civico all’aspetto amministrativo (numero civico; museo civico), così come comunale e municipale, d’uso ancora più circoscritto a determinate istituzioni ƒpolitica comunale; palazzo municipale). Sia urbano (dal lat. urbs urbis «città») sia civico (che, come civile, deriva dal lat. civis «cittadino») hanno anche accezioni estens., che rimandano al valore estremamente positivo assegnato alla città e alla cittadinanza nell’antica civiltà greco-romana. E dunque urbano può essere sinon. di civile, corretto, cortese, garbato, educato: io lo vidi (diceva Giovanni), il buon vecchio, che me giovane oscuro e dissenziente da lui, confutava con urbano risentimento (N. Tommaseo). Civico rimanda invece al bagaglio di norme che regolano la convivenza degli uomini e il loro rapporto con le istituzioni: avere senso civico. Civile è anche sinon. di avanzato, evoluto, progredito: vedo le due lunghe scogliere del nuovo porto, che mi paiono due braccia tese a tutte le navi di tutti i paesi civili del mondo (L. Pirandello).

Per converso, gli agg. che rimandano alla campagna sono talora usati nell’accezione negativa di «privo di buone maniere»: bifolco (dal lat. bubulcus «guardiano di buoi»: faceva la civetta, ma a modo suo, da bifolco [A. Moravia]), rustico (dal lat. rus ruris «campagna»: e questo signor Cavaliere, rustico come un orso, mi tratta sì bruscamente? [C. Goldoni]), selvaggio e selvatico (dal lat. silvaticus, der. di silva «bosco»: una sera con gesto selvaggio volle attirarla a sé [I. Svevo]; lo chiamavano il Rospo anche per suo fare rozzo e selvatico [G. Verga]), villano (dal lat. villa «tenuta di campagna»: escimi di tra’ piedi, villano temerario, poltrone incappucciato [A. Manzoni]), e ancora campagnolo, contadino, montanaro, villico, zotico, ecc., tutti possibili in accezione spreg. o scherz.: Paolino, a intendere queste novità, rimase un momento a bocca aperta, coll’aria goffa del campagnolo che vede per la prima volta il santo Duomo (E. De Marchi).