Chïasmo

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chiasmo


chïasmo (o chïasma) s. m. [dal lat. tardo chiasmus, gr. χιασμός, tratto dal nome della lettera χ, per la sua forma incrociata] (pl. -i). – 1. Figura retorica, consistente nell’accostamento di due membri concettualmente paralleli, in modo però che i termini del secondo siano disposti nell’ordine inverso a quelli del primo, così da interrompere il parallelismo sintattico; es.: Ovidio è il terzo, e l’ultimo è Lucano (Dante); io solo Combatterò, procomberò sol io (Leopardi). Un particolare tipo di chiasmo è quello in cui, oltre all’inversione sintattica, si ha anche un mutamento o addirittura un rovesciamento del senso delle parole (come nell’antimetabole della retorica classica); è artificio frequente nella pubblicistica moderna, per la creazione di frasi programmatiche e di enunciati d’effetto, spec. in titoli di giornali e anche di opere letterarie, storiche, politiche e di scritti polemici, con esiti spesso paradossali: l’arma della critica non può certamente sostituire la critica delle armi (Karl Marx). 2. In biologia, punto di contatto, singolo o multiplo, tra cromatidî di cromosomi omologhi durante l’appaiamento. 3. In anatomia, ch. ottico o dei nervi ottici, lamina di sostanza bianca, ben visibile in corrispondenza della base del cervello, formata dalla confluenza dei due nervi ottici e che posteriormente si continua nelle benderelle ottiche; al suo interno, parte delle fibre ottiche si incrociano, continuandosi nella benderella del lato opposto (per es., le fibre mediali provenienti dalla retina dell’occhio destro passano nella benderella del lato sinistro, e viceversa). 4. Nella scultura classica, formula compositiva codificata da Policleto, grazie alla quale, tramite la disposizione incrociata degli arti (alla gamba flessa corrisponde il braccio opposto flesso; alla gamba tesa corrisponde il braccio opposto teso), viene risolto il problema dell’equilibrio della figura stante.

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