Castrazióne

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castrazione


castrazióne s. f. [dal lat. castratio -onis]. – 1. a. L’azione, e anche l’effetto, il risultato del castrare, cioè l’operazione mediante la quale vengono estirpate o, comunque, distrutte le gonadi, e le cui conseguenze sono, oltre alla sterilità, anche l’assenza degli ormoni sessuali, e se praticata nel corso dell’età evolutiva, profonde modificazioni di struttura (mancato sviluppo o regressione dei caratteri secondarî) e funzionali; si esegue molto più facilmente nei maschi (orchiectomia) che nelle femmine (ovariectomia). b. In psicanalisi, angoscia di c., complesso di c., il timore, da parte del bambino, della perdita dell’organo genitale (generalmente come punizione per attività, o anche solo impulsi, sessuali), che insorge in seguito alla scoperta della differenza anatomica dei sessi, in quanto l’assenza del pene nelle femmine viene attribuita a un’amputazione; il complesso (che si riscontra anche nelle bambine come «invidia del pene»), può, se non adeguatamente superato, permanere in soggetti adulti nevrotici. Con sign. derivato da quello psicanalitico, il termine è comunem. usato, soprattutto nell’espressione senso di c., per indicare impossibilità di estrinsecare e realizzare le proprie capacità, sensazione d’essere costretti in un ruolo limitante, di mancare o d’essere privati di qualcosa d’importante, o dei mezzi per agire costruttivamente. c. fig. Mutilazione, soprattutto come soppressione di passi di uno scritto. 2. Nelle piante, l’analoga estirpazione o distruzione degli organi della riproduzione (detta anche emasculazione), spesso eseguita nell’incrocio artificiale delle piante a fiori ermafroditi: prima della maturazione del polline, per impedire l’autofecondazione, si estirpano gli stami e quindi si racchiude il fiore castrato entro sacchetti di carta, tela, ecc., per proteggerlo dagli agenti naturali dell’impollinazione.