Canto¹

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canto1


canto1 s. m. [lat. cantus -us, der. di canĕre «cantare»]. – 1. a. Movimento ritmico della voce dall’uno all’altro grado della serie dei suoni; con sign. concr., espressione vocale della musica, l’atto del cantare. Si dice propr. dell’uomo: il c. è un mezzo per esprimere i proprî sentimenti; riempire la casa di c. gioiosi; Sonavan le quiete Stanze, e le vie d’intorno, Al tuo perpetuo c. (Leopardi); una sera d’estate è una sera d’estate E adesso avrà più senso Il c. degli ubriachi (Vittorio Sereni). Per estens., di uccelli canori, voce modulata (distinta dal richiamo o dalle voci o dal verso o dal grido) consistente in una frase composta di suoni simili o differenti, emessa in particolari condizioni fisiologiche o climatiche: il c. dell’usignolo, del canarino, del gallo (solo in senso fig., c. del cigno: v. cigno); per analogia, il caratteristico stridio di alcuni insetti: il c. del grillo, della cicala. Anche, il suono di alcuni strumenti musicali in quanto sviluppano una melodia: ascoltare il c. di un violino; Vagliami il dolce canto Di questa nobil cetra (Rinuccini). b. L’arte del cantare: studiare c., scuola di c., maestro di canto; bel c., canto caratterizzato da perfetta educazione della voce: v. bel canto. c. Componimento musicale per voci (sole o accompagnate da strumenti): c. a due voci; canti di guerra, c. patriottici; c. popolari, canzoni anonime nate tra il popolo; c. popolareschi, composti da un autore a imitazione di melodie popolari; c. liturgici, denominazione generica dei canti della Chiesa; c. spirituali negri (v. spiritual). In partic.: c. fermo, la melodia liturgica affidata nel canto polifonico alla voce detta tenor (quella cioè che teneva lungamente le note), su cui si basavano le melodie composte per le voci superiori; c. gregoriano, il canto liturgico della Chiesa cattolica, monodico, corale, privo di accompagnamento musicale; c. fratto, la versione del canto liturgico cristiano secondo la ritmica misurata in uso nei sec. 17° e 18°; c. recitativo o declamato (v. recitativo); c. figurato (v. figurato). d. Parte vocale di un complesso vocale-strumentale: il c. è ricco di ornamenti mentre l’accompagnamento è assai sobrio; per estens., melodia, o parte cui è affidata la melodia, in un componimento anche soltanto strumentale: il c. era eseguito ora dai violini ora dai violoncelli. 2. a. Poesia, come comporre poetico in genere: Tu non altro che il c. avrai del figlio, o materna mia terra (Foscolo); Ahi dal dolor comincia e nasce L’italo c. (Leopardi); con sign. più determinato, componimento lirico: i C. del Leopardi; spec. se destinato a essere cantato: c. carnascialeschi. b. Ciascuna delle parti in cui è diviso un poema o una cantica: la Divina Commedia ha cento c.; il primo c. dell’Orlando Furioso, della Gerusalemme Liberata (dei poemi classici più com. libri: i dodici libri dell’Eneide). 3. ant. Il cantino del violino e di altri strumenti a corda: quella corda del violino, che dicesi il canto (Redi).