camino1 (tosc. cammino) s. m. [lat. camīnus, gr. κάμινος]. – 1. Impianto destinato, nell’interno di un edificio, all’accensione del fuoco soprattutto per il riscaldamento (talvolta anche per cuocervi i cibi, uso che nell’antichità era consueto). Nella sua forma più semplice è costituito da un piano appena rialzato dal pavimento sul quale arde la legna, il cui fumo viene raccolto da una cappa, cioè dall’imboccatura della canna fumaria (comunem. detta gola del c. o anche, nelle regioni settentr., semplicem. camino), attraverso la quale esce all’aperto al di sopra della copertura. 2. Nei focolari industriali, ultimo tratto del percorso dei prodotti della combustione, di norma verticale, a forma di canna leggermente conica, di mattoni, cemento armato o lamiera, che ha lo scopo di produrre il tiraggio necessario per il funzionamento del focolare e di disperderne i prodotti gassosi a una notevole altezza dal suolo. 3. In edilizia, camino del cassone, tubo di lamiera che mette in comunicazione con l’esterno la camera di lavoro del cassone impiegato nelle fondazioni con aria compressa e che viene allungato a mano a mano che il cassone affonda. 4. Nei vulcani, il condotto naturale attraverso il quale avviene l’emissione dei prodotti provenienti dall’interno (gas e materiali di solito incandescenti o fluidi). 5. Nel linguaggio di cucina, cartoncino arrotolato in forma di tubo, che viene posto verticalmente nel centro di alcune preparazioni per consentire l’uscita del vapore interno durante la cottura in forno. 6. C. (o imbuto) diamantifero, cavità imbutiforme (antico neck di esplosione), di notevoli dimensioni in profondità, riempito di rocce diamantifere; questi camini sono tipici nella regione di