Berrétta

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berretta


berrétta s. f. [dal provenz. ant. berret, der. del lat. tardo birrum, sorta di mantello a cappuccio]. – 1. Copricapo di varia foggia, ora più comunem. detto berretto; il femm. resta in uso, come italianizzazione di forme dialettali, nelle regioni merid. per indicare un copricapo maschile popolare, a forma di calza con nappa o senza, che si portava, soprattutto nel passato, ripiegato da un lato della testa (è per lo più nera in Calabria, Sicilia, Sardegna, rossa in Campania, dove è detta berretta alla Masaniello o alla sorrentina). Locuzioni fig., disus.: far di b., far tanto di b., far di b. e di cappello, mostrare grandissimo rispetto, riconoscere l’autorità, la superiorità di una persona, di un’opinione, e sim. 2. B. da prete: a. Copricapo rigido, quadrato, con tre spicchi o rialzi nella forma romana (nel resto d’Europa e nell’America quattro) e una nappina, portato dai preti in casa e in chiesa: nero per i sacerdoti, rosso per i cardinali (b. rossa o cardinalizia), violetto per i vescovi. b. In botanica, pianta della famiglia celastracee (lat. scient. Euonymus europaeus), nota anche con i nomi di evonimo, fusaggine, cappel di prete; è un cespuglio diffuso nelle zone temperate d’Europa e dell’Asia occid., riconoscibile in autunno per i vistosi frutti rossi (la cui forma ha dato il nome alla pianta), contenenti semi velenosi spesso usati contro certe malattie della pelle. Con gli stessi nomi sono indicate due altre specie simili, più o meno comuni in Italia, Euonymus latifolius e E. verrucosus. c. Opera di fortificazione, chiamata anche talvolta opera a doppia forbice, a doppia tenaglia: è un ridotto campale con quattro facce. ◆ Dim. berrettina; spreg. berrettùccia; accr. berrettóna; pegg. berrettàccia.

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