aristocrazìa s. f. [dal gr. ἀριστοκρατία, comp. di ἄριστος «ottimo» e -κρατία «-crazia»]. – 1. a. Nel sign. originario e più proprio, la prevalenza, il governo dei più meritevoli, intesi questi come coloro che sono moralmente e intellettualmente i migliori o i più valorosi, identificati poi, in un secondo tempo, con i nobili, quelli cioè che, per diritto di sangue, appartengono alla classe più elevata della società, nella quale costituiscono un gruppo privilegiato. Nel pensiero antico, nella teoria della tripartizione delle forme di governo (di uno, di pochi, di molti, cioè, rispettivam., monarchia, oligarchia, democrazia), l’aristocrazia rappresenta la forma non deviata dell’oligarchia (che, soprattutto in Platone e Aristotele, è il governo in favore e nell’interesse dei ricchi anziché della comunità). b. La classe stessa dei nobili, dei patrizî, che detengono il potere. 2. estens. a. L’insieme delle famiglie nobili di un luogo: appartenere all’a.; i rappresentanti più in vista dell’a. della capitale. A. nera, nel linguaggio corrente, l’aristocrazia clericale, in quanto il nero è riferito al